È quanto emerso nel corso di “Liquidity2021 – Nuovi aspetti della cultura finanziaria, tra cambiamenti climatici e transizione green”, evento organizzato da Assiom Forex. In particolare nel corso del dibattito “Sostenibilità e climate change nell’azione degli operatori finanziari” a cui hanno partecipato Abi, Prometeia e Mef.
L’action plan Ue della sostenibilità
Nel 2018 la commissione Ue ha avviato un action plan per sostenere la crescita sostenibile. “Con due obiettivi: l’istituzione di una classificazione delle attività sostenibili (la tassonomia) e la creazione di uno standard Ue sui green bond”. A dirlo è Davide Ferrazzi, Senior Expert – Ufficio Mercati dei Capitali dell’Abi. “La tassonomia elenca circa 70 attività economiche per fornire un linguaggio comune per individuare quelle sostenibili. Le condizioni da rispettare devono essere 4: contribuire al raggiungimento di almeno uno dei sei obiettivi riconosciuti come ambientali dalla normativa, non arrecare danni a nessuno di questi obiettivi; rispettare i requisiti minimi di salvaguardia e infine essere compliant rispetto ai criteri di screening tecnici”. La tassonomia si applica a tutti gli emittenti di prodotti finanziari corporate e bancari: quindi ognuno dovrà offrire chiarimenti sulla misura in cui gli investimenti sono allineati alla tassonomia. “La tassonomia – continua Ferrazzi – non si applica alle banche ma non vi è dubbio che abbia effetto anche sulle banche finanziatrici. Tanto che esse hanno già messo in campo policy per gestire i rischi climatici e introdurranno nuovi criteri di sostenibilità per finanziare i progetti. Sul mercato dopo la tassonomia si è creato un certo scetticismo sul fatto che i green bond possano rispettarla”.
Europa, mercato benchmark per i green bond
Sul fronte dei green bond, la Commissione nel 2018 ha individuato alcune barriere all’ingresso del mercato. In particolare, costi aggiuntivi (rispetto a quello dell’obbligazionario convenzionale, per gestire tutto il processo di pre e post-emissione), “ma di contro l’emittente di medie dimensioni ha sperimentato un’espansione della base degli investitori – dice Ferrazzi – la certificazione del raggiungimento degli obiettivi sarà testata da un autorizzatore esterno autorizzato da ESMA”. La tassonomia si dovrà applicare anche ai green bond, e anche “agli Stati membri che dovranno favorire la transizione climatica e a chiunque offra prodotti finanziari”. “L’Europa ha un ruolo determinante in questo mercato perché l’outstanding del debito Ue è pari all’82% del governativo green mondiale. Un ruolo fondamentale ce l’hanno gli obiettivi di azzeramento delle emissioni al 2050, ma anche i programmi nazionali, cofinanziati con fondi europei e degli Stati membri. “Ogni anno l’Ue stanzia 600 miliardi, 480 per la transizione green e il resto per il digitale. Solo per il 2021 sono previsti 980 miliardi per la transizione green. I progetti saranno presentati anche sulla base della tassonomia. La Commissione ha dichiarato che il 30% dei fondi Next Gen Ue saranno finanziari attraverso l’emissione di green bond emessi tra 2021 e 2026, che porterebbero l’area a diventare un benchmark assoluto”.
Banche italiane alla prova della transizione verde
Nei piani industriali delle maggiori banche europei ci sono Kpi che vanno oltre i parametri finanziari, dalla neutralità climatica al welfare aziendale, alla percentuale di donne nel management, alla prevenzione di corruzione e riciclaggio. “Abbiamo analizzato un campione delle maggiori banche tedesche, francesi, spagnole e italiane (le italiane sono quattro, in particolare Unicredit, Intesa, Bpm e Mps, ndr) – dice Lea Zicchino, Senior Partner e Responsabile dell’Analisi dei Mercati e degli Intermediari Finanziari, Prometeia – ebbene queste banche hanno target del 20% in finanziamenti green entro il 2025, che in qualche caso significa triplicare rispetto a oggi . Tutte le banche puntano a incrementare l’offerta di fondi di investimenti sostenibili e a fine 2020 lo stock di green bond emessi è pari a 20 miliardi di euro”.
Il flusso di regole sulla sostenibilità arriva dalla Commissione europea che fa del settore finanziario uno strumento della rivoluzione green. “Eba si è data una roadmap e sta pubblicando documenti e la Bce ha scritto una sua guida sui rischi climatici per le banche sistemiche, con la raccomandazione di traslare alle banche più piccole con il criterio di significatività. Le banche sistemiche hanno già dovuto adeguarsi a maggio”, spiega Zecchino. Uno dei pilastri di queste iniziative è la disclosure: “tutte le imprese che già devono fare dal 2014 la disclosure non finanziaria devono rendere noto quale parte dei loro asset è allineato alla tassonomia. La Corporate sustainable reporting directive, che estende anche alle pmi quotate e alle aziende con almeno 250 dipendenti, le regole già in vigore per le grandi imprese che serve a dare un incentivo”. Un’altra iniziativa importante riguarda i prodotti finanziari con la Sfdr che prevede che le società finanziarie diano informazioni su prodotti allineati”. I temi Esg andranno a toccare tutti gli ambiti delle banche: i fattori ambientali entrano negli stress test, nel reporting, nell’It, nella pianificazione e nel credito. E le risorse umane, con le politiche di remunerazione si legano al raggiungimento di obiettivi green.
Il primo Btp green alla prova del mercato
A marzo 2021 l’Italia ha emesso il suo primo Btp Green con scadenza 2045. “Si tratta di una scelta politica – dice Fabrizio Tesseri, Head of Medium-Long Term Funding, MEF Dipartimento del Tesoro – la prova del mercato è stata vincente: la raccolta è ammontata a 8,5 miliardi, una cifra record distribuita su 530 investitori partecipanti, con asset manager e fondi pensione che hanno fatto la parte del leone. La domanda complessiva è ammontata a 80 miliardi di euro, un record anche tra le emissioni inaugurali di green bond sovrani europoei”. Tesseri precisa che nell’allocazione sono stati previsti gli investitori Esg: il 63% dell’ammontare è andato a investitori Esg. “Esiste un premio, il “greenium” che gli investitori sono disposti a pagare in più per acquistare un titolo green rispetto a un titolo tradizionale: un premio che ammonta a 1,5 basis point. Il Btp green sta scambiando con volumi giornalieri con picchi oltre un miliardo e una media di 600 milioni al giorno: il che conforta anche sul fronte della liquidità”.
Con la legge di Bilancio 2020 sono state poste le basi per un futuro di emissioni green “e si è costruita l’intelaiatura di un processo molto complesso – continua Tesseri – con la costituzione di un comitato interministeriale a supporto dell’attività del Tesoro. Il nostro impegno è di rendicontare tutto ciò che è finanziato dall’emissione green. Ma non solo. C’è un aspetto sistemico da non sottovalutare: bisogna considerare il green all’interno del nostro debito. Al momento non pensiamo che con 550 miliardi di emissioni nel 2020 possiamo costruire tutta una curva green (per loro natura di lungo termine). Ma avere strumenti green è molto utile per rendere il debito italiano più sostenibile e se possibile più green nel futuro”.