Il peso in portafoglio degli asset illiquidi è notevolmente aumentato, superando il 15% del totale. Il 30% se si include l’immobiliare. Lo rivela il rapporto Wealth Global Family Office Report 2020 di Ubs. 121 i family office analizzati. “Nell’ultimo decennio il ruolo degli investimenti illiquidi è andato via via crescendo”. Lo afferma Matteo Ramenghi, chief investment officer Ubs Wm Italy. “Non sono più una nicchia, ma strumenti necessari per aumentare i rendimenti, cogliendo opportunità altrimenti non disponibili”.
In seguito alle politiche monetarie ultra espansive implementate dal 2009 in poi, le aspettative di rendimento per quasi tutte le tipologie di asset class – in particolare le obbligazioni – sono infatti diminuite. E il compito dei gestori è diventato più complesso.
Gli investimenti illiquidi come il private equity, le infrastrutture, il credito e gli immobili riescono però a generare del rendimento extra. A parità di tipologia (capitale, debito ecc.), questi asset possono infatti generare ritorni superiori ai mercati quotati. Come mai? Grazie al maggiore rischio connesso a questo tipo di investimenti, sottolinea Ramenghi: “La difficoltà (talvolta impossibilità) di uscire prima della scadenza, la leva finanziaria che può essere molto elevata, la forte concentrazione su poche società e la minore trasparenza rispetto ai mercati quotati”. Il gestore in questi casi non si limita a scegliere l’asset, ma è spesso coinvolto nelle operazioni di gestione dell’azienda di riferimento e quindi “può influire direttamente sulla gestione dell’asset determinando cambiamenti strategici e operativi”.
Da un punto di vista di gestione del portafoglio, vi è l’opportunità di incrementarne la diversificazione in molti modi. Per esempio, includendo quote o crediti nei confronti di società di minori dimensioni o in fasi particolari del ciclo di vita aziendale (start-up o ristrutturazione). Oppure aggiungendo infrastrutture che consentono di avere rendimenti non correlati al ciclo economico o immobili.
Conclude Matteo Ramenghi che inserire una quota di investimenti illiquidi in un portafoglio diversificato “può accrescere i rendimenti attesi, ottimizzare il profilo di rischio e ampliare il raggio di azione. L’illiquidità, d’altra parte, richiede di poter far fronte a qualsiasi esigenza senza smobilizzare il capite investito per molti anni. Si tratta insomma di investimenti che possono dare un buon contributo come componente satellite di un portafoglio diversificato”.