Gli asset detenuti nei fondi responsabili sono quadruplicati dal 2020; lo scorso novembre rappresentavano il 17% degli asset totali a livello mondiale
L’Inflation reduction act statunitense ha sbloccato 400 miliardi di dollari per gli incentivi alle tecnologie verdi
Gli investimenti responsabili, dopo un 2023 di transizione, si preparano ad accelerare. Complici sei tendenze strutturali che, secondo l’ultima Responsible investment views di Amundi, potrebbero guidare il mercato. “I prossimi anni saranno cruciali”, dichiara Elodie Laugel, chief responsible investment officer della società di gestione del risparmio francese. “Una transizione più lenta comporterebbe certamente enormi costi ambientali, finanziari ed economici che devono essere attentamente identificati. Al contrario, se il mondo entrerà in uno scenario di transizione costante e ordinata, crediamo che le opportunità saranno immense”, aggiunge Laugel.
Nonostante condizioni di mercato complesse, i flussi in investimenti responsabili continuano ad aumentare nel lungo periodo, aggiunge Vincent Mortier, chief investment officer di Amundi. “Le tendenze favorevoli dovrebbero continuare a sostenere il loro sviluppo, dato che il 67% degli asset owner globali è convinto della rilevanza dei fattori Esg (Environmental, social, governance). Inoltre, prevediamo che le strategie tematiche e d’impatto domineranno il mercato a partire dal 2024”, osserva Mortier. Ma osserviamo alcuni dati. Gli asset detenuti nei fondi responsabili, rileva una recente analisi di Broadridge, sono quadruplicati dal 2020; lo scorso novembre costituivano il 17% degli asset totali a livello mondiale e oltre il 50% di quelli europei. Guardando alle performance, il 2023 ha visto i principali indici Esg tornare in territorio positivo: su 10 anni, la versione Sri (Sustainable and responsible investment) dell’Msci World ha sovraperformato l’indice standard del +10,1% a fronte del +9,2% del periodo 2014-2023.
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Investimenti responsabili: 6 trend da monitorare
E non è finita qui, secondo Amundi. Il 2024, si legge nell’analisi, potrebbe infatti rappresentare un anno di accelerazione per l’investimento responsabile, complici tendenze strutturali che ruotano intorno a sei indicatori. Innanzitutto, l’Inflation reduction act degli Stati Uniti e il Green deal dell’Unione europea, che potrebbero supportare i settori delle tecnologie verdi e dell’energia pulita. “Cinque sono le aree tecnologiche verdi da monitorare nel 2024”, suggeriscono i ricercatori: le batterie al sodio, l’intelligenza artificiale per la gestione intelligente delle emissioni, l’acciaio verde, la cattura e lo stoccaggio del carbonio e infine i carburanti marini alternativi. Il secondo trend riguarda la crescente attenzione verso il net zero, ovvero l’azzeramento delle emissioni. “Gli investitori responsabili dovrebbero sia valutare i rischi climatici relativi agli investimenti sia sviluppare un processo di investimento net zero per supportare la graduale riallocazione del capitale, mitigando al contempo l’impatto dell’elevata volatilità del mercato energetico sulla performance”, dichiarano da Amundi.
Intanto, il gap tra gli investimenti utili ad azzerare i gas serra entro il 2050 e gli attuali finanziamenti risulta in crescita. Secondo il Fondo monetario internazionale, il settore privato dovrà coprire tra l’80% e il 90% degli investimenti necessari, motivo per cui potrebbe diventare sempre più necessaria una collaborazione tra enti pubblici e privati. “I rischi di sostenibilità sono molteplici e l’attenzione degli investitori verso la natura e una transizione equa dovrebbe aumentare”, suggeriscono i ricercatori. Questo mentre il Piano d’azione dell’Ue per la finanza sostenibile sta trasformando il panorama europeo dei fondi sostenibili in luce di una maggiore trasparenza che, secondo gli esperti, dovrebbe favorire un maggiore afflusso di capitali a favore di una crescita sostenibile e inclusiva. “Nel 2024 ci aspettiamo che gli asset manager continuino a migliorare la trasparenza a livello di prodotto e che chiariscano come gli impegni a livello di società di gestione siano collegati agli obiettivi di prodotto”, concludono i ricercatori.
I fondi climatici stanno rallentando?
Nel frattempo, i fondi incentrati sul clima hanno attratto 37,8 miliardi di dollari lo scorso anno, ma a fronte della cifra record di 151 miliardi nel 2021. Un rallentamento che si inserisce in un contesto di “fuga” dalla più ampia categoria dei fondi sostenibili, che nell’ultimo trimestre del 2023 ha subito deflussi per 2,5 miliardi di dollari a livello globale. La notizia, rilasciata dal Financial Times, si inserisce in un momento cruciale per la finanza climatica. Un rapporto del think-tank Climate policy initiative ha dimostrato lo scorso anno come i finanziamenti per il clima dovrebbero essere almeno quintuplicati rispetto ai quasi 1,3 miliardi di dollari del 2021-2022 per evitare i peggiori effetti del cambiamento climatico. Secondo Marcus Björkstén, gestore di Fondita fund management intercettato dal quotidiano economico-finanziario britannico, c’è di fatto ancora un enorme bisogno di imprese e investimenti verdi. Hortense Bioy, responsabile della ricerca sulle strategie passive e sostenibili in Europa per Morningstar, rassicura che i “driver a lungo termine” per i fondi incentrati sul clima “rimangono molto positivi”; anche perché i paesi che hanno partecipato alla Cop28 di Dubai hanno concordato di abbandonare i combustibili fossili entro il 2050 oltre che triplicare la diffusione della produzione di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030.