Dopo aver perso slancio per un quadrimestre, salgono a due i mesi consecutivi di crescita della produzione per l’Eurozona
Chris Williamson: “Il settore dei servizi è ritornato a crescere e le aziende si sono adattate a convivere con il virus preparandosi a tempi futuri migliori”
Debole il settore manifatturiero statunitense, che segna un punteggio di 60.6, appesantito dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime
Eurozona: produzione manifatturiera ai massimi
Secondo una lettura dei dati flash preliminari raccolti dal 12 al 22 aprile, l’indice Ihs Markit Pmi composito dell’Eurozona è salito a 53.7 da 53.2 di marzo. Dopo aver perso slancio per un quadrimestre, salgono dunque a due i mesi consecutivi di crescita della produzione, con quest’ultima che porta a casa anche il secondo valore più elevato da settembre 2018. Positivo soprattutto il trend del settore manifatturiero, che segna l’incremento più ampio dell’ultimo ventennio e guadagna il segno più per il decimo mese di fila (63.3 da 62.5 di marzo). Un’impennata trainata principalmente da Germania e Francia.
Resta ancora indietro invece il terziario, riflettendo le nuove restrizioni dispiegate dai governi per il contenimento dei contagi da covid-19 (50.3 da 49.6 di marzo). Ciononostante, si legge nella nota, “i servizi hanno riportato la prima espansione dell’attività da agosto scorso, anche se a tassi di crescita molto modesti. Dopo l’introduzione delle nuove misure restrittive adottate in Germania per contenere l’ondata virale, il ritorno all’espansione cui abbiamo assistito a marzo si è avvicinato allo stallo. D’altra parte, visto che alcune aziende mostrano di prepararsi in vista di tempi migliori, sia la Francia che il resto dell’Eurozona hanno indicato i primi livelli marginali di espansione dalla scorsa estate”.
Stati Uniti: nuovi massimi per i servizi
Positivi anche i dati flash relativi agli Stati Uniti, che hanno registrato un boom record della produzione nel mese di aprile grazie a un allentamento delle restrizioni legate alla pandemia e a un’impennata della domanda. L’indice Ihs Markit, infatti, è salito a 62,2 da 59,7 di marzo, una ripresa supportata in questo caso principalmente dal settore dei servizi (63,1 da 60,4 di marzo). Debole il manifatturiero, che segna un punteggio di 60.6 in crescita dal 59.1 di marzo, appesantito dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e dai continui ritardi nelle consegne dei fornitori. Restano ad ogni modo “decisamente ottimiste” le aziende a stelle e strisce sui prossimi 12 mesi, si legge nella nota, anche se lievemente più caute rispetto a marzo (quando le aspettative positive erano trainate dall’allentamento delle restrizioni, il nodo-vaccini e una maggiore domanda da parte della clientela).
“La ripresa è ampia: il settore dei servizi sta crescendo al tasso più rapido registrato in quasi 12 anni di storia dell’indagine e il settore manifatturiero ha riportato una delle espansioni più importanti degli ultimi sette anni. Quest’ultimo aspetto è stato ancor più impressionante, poiché le fabbriche hanno continuato a essere frenate da ritardi senza precedenti nella catena di approvvigionamento, che hanno generato un’ulteriore impennata dei prezzi”, osserva Williamson. Poi conclude: “Il peggioramento della situazione dell’offerta è un motivo di preoccupazione. Dovrà migliorare, per allinearsi con la domanda”.