Ancora prima del caso Berlusconi, è salita agli onori della cronaca la vicenda successoria legata all’eredità Del Vecchio, venuto a mancare nel 2022.
Come noto, questi ha regolato la sua successione mediante testamento, prevedendo disposizioni anche a titolo di legato nonché a favore di soggetti estranei alla famiglia (ad esempio, l’assegnazione di azioni al manager Milleri come segno di riconoscenza per il lavoro svolto).
È proprio sul riparto delle imposte di successione tra gli eredi che sarebbero sorti notevoli contrasti. Non va dimenticato che gli eredi Del Vecchio hanno optato per l’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario. Si tratta di una procedura che limita la responsabilità degli eredi, i quali, operata una mappatura completa del patrimonio ereditario, sono chiamati a rispondere dei debiti del defunto soltanto nei limiti di quanto ricevuto per effetto della successione.
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La residenza fiscale
A ciò si aggiunga la variabile fiscale, che potrebbe impattare ulteriormente alla luce di altre due questioni: la residenza fiscale di Del Vecchio e quella della vedova Zampillo.
Infatti, nell’ipotesi in cui si accertasse che la residenza fiscale di Del Vecchio va individuata in Francia e non Italia, gli effetti derivanti dall’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario potrebbero non essere più riconosciuti.
In conseguenza di ciò, gli eredi sarebbero chiamati a contribuire anche al pagamento delle imposte di successione senza alcuna limitazione della responsabilità patrimoniale; e quindi gli stessi sarebbero tenuti a contribuire anche alle imposte dovute per il legato al manager Milleri, il quale dovrebbe aver già provveduto a versare le imposte sia in Italia che in Francia.
Ma non solo. La variabile fiscale risentirebbe anche della posizione della vedova Zampillo, laddove si accertasse che la sua residenza va individuata in Francia. Anche in questo caso, infatti, gli eredi si ritroverebbero a essere gravati da un onere fiscale molto più rilevante, poiché in Francia le imposte di successione arrivano anche al 60 per cento.
L’importanza di una oculata pianificazione successoria
Quanto sopra sinteticamente evidenziato sulla base delle informazioni in nostro possesso, ancora una volta ci insegna che costituisce un grave “errore” non procedere per tempo a una oculata pianificazione successoria.
A tal fine bisogna tenere conto di tutta una serie di elementi (vedi il rischio di attrazione della residenza fiscale del defunto e/o degli eredi in un altro Stato) in grado di impattare enormemente sulla variabile fiscale, così come sulla legge applicabile. Tanto più quando si dispone di un patrimonio ingente come quello di Del Vecchio, che presenta altresì importanti elementi di internazionalità, così rendendo la questione ereditaria più complessa di qualsiasi altra vicenda successoria.
Si ricava sempre il medesimo insegnamento: in tali ipotesi nulla può essere lasciato al caso, ma è fondamentale attivarsi “per tempo” al fine di operare una corretta pianificazione successoria, mettendo sul tavolo tutti i possibili elementi di criticità.
Gli strumenti di pianificazione patrimoniale
Sotto tale profilo, soprattutto per la presenza di un patrimonio di notevole importanza e complessità, sorprende che Del Vecchio si sia limitato al solo testamento. Indubbiamente esso rappresenta un efficace strumento di pianificazione successoria, ma, quando si ha a che fare con soggetti Hnwi e patrimoni molto importanti, oltre che con famiglie allargate e potenziali/concreti conflitti tra gli eredi, il solo testamento non rappresenta mai una scelta vincente.
Se, poi, la successione ha a oggetto società di qualsiasi dimensione o, comunque, l’attività di impresa in senso ampio, diventa essenziale mettere in campo, oltre al testamento, anche altri strumenti di pianificazione patrimoniale; diversamente, solo per dirne una, i potenziali/concreti conflitti tra gli eredi potrebbero facilmente riverberarsi sull’assetto aziendale, andando a rendere ancora più difficoltosa la risoluzione della variabile fiscale.
L’applicazione di leggi e normative fiscali di altri Stati
Inoltre la disamina complessiva dovrà necessariamente prendere in considerazione l’applicazione di leggi e normative fiscali anche di altri Stati. Ciò al fine di evitare che ci si ritrovi inaspettatamente a dover fronteggiare anche una variabile fiscale che impatta enormemente sulla vicenda successoria. Niente di diverso da quanto accaduto nel caso Del Vecchio a causa della possibile attrazione della residenza fiscale dello stesso e/o di tutti o alcuni dei suoi eredi in Francia, con tutte le conseguenze del caso anche in termini impositivi.
Concludendo, quindi, per quanto possa sembrare una banalità, non smetteremo mai di sottolineare quanto sia importante pianificare “per tempo” qualsiasi vicenda successoria, soprattutto se riguarda patrimoni rilevanti e con elementi di internazionalità.
Personalmente considero “virtuosi e lungimiranti” tutti quegli imprenditori che si adoperano al fine di realizzare un progetto di pianificazione e protezione patrimoniale che sia accurato e fiscalmente efficiente, consapevoli dell’importanza di tale attività per i propri cari e/o dipendenti.