L’Italia conferma il suo primato nell’economia del design, ma non può adagiarsi sugli allori. È quanto emerge dal rapporto “Design Economy 2025” di Fondazione Symbola, Deloitte Private, POLI.design e ADI Associazione per il Disegno Industriale. Il design italiano è leader in Europa per fatturato (19,8% del totale Ue, 6,3 miliardi di euro) e numero di addetti (19,8%), davanti a Germania (18,9% del fatturato a 6 miliardi e 15,1% degli addetti) e Francia (12,8% del fatturato a 4,1 miliardi e 15,6% degli addetti).
Tuttavia, mentre la Francia ha registrato una crescita occupazionale notevole (+24,2%) e la Germania ha visto un’espansione del fatturato (+15,4%), l’Italia ha rallentato rispetto agli anni precedenti, crescendo solo del +4,6% in termini di fatturato e del +5,2% in occupazione, poco sotto la media UE (+5,5% e +5,4%). In termini di numero di imprese, l’Italia è seconda in Europa con il 16,4%, dietro alla Francia (21%), ma ha subito una contrazione (-1,9%), mentre Germania e Francia sono in crescita (+3,2% e +5,7%).
Inoltre, nonostante il primato in valore assoluto, la Spagna supera l’Italia per efficienza. Il paese iberico registra infatti il più alto fatturato medio per addetto in Europa (148.645 euro), ben superiore alla media Ue (90.355 euro) e a quella italiana (90.658 euro). Inoltre, le aziende italiane sono mediamente più piccole (1,5 addetti per impresa), mentre la Germania (2,0) e soprattutto la Spagna (2,4) vantano strutture più grandi e produttive.
L’economia del design in Italia, oggi. Lavoratori e geografia
Il settore del design conta 46mila operatori (imprese, liberi professionisti e autonomi), per un valore aggiunto pari a 3,2 miliardi (+4%) con 63.485 mila occupati (+0,3%). Nel territorio lombardo, e in particolare a Milano, si trovano ad operare circa 14mila imprese afferenti all’industria del design (circa un terzo del totale) da cui proviene un terzo del valore aggiunto e oltre un quarto dell’occupazione complessiva del settore. Molise (+10,3%), Friuli-Venezia Giulia (+10,8%) e Marche (+11,2%) sono le regioni che hanno registrato l’aumento più significativo di valore aggiunto rispetto al periodo pre-covid (2019), ma anche la crescita del valore aggiunto della Liguria è da considerarsi più che positiva (+9,2%).
Per quanto riguarda l’impiego, dopo il milanese e la Lombardia, si piazzano Emilia-Romagna e il Veneto. Quarto posto, invece, per il Piemonte. Le Marche, settima regione per numero di occupati dell’industria del design, si colloca in prima posizione della classifica per incidenza di progettistisul totale degli occupati regionali (pari allo 0,40%).
Come osserva Luciano Galimberti, presidente ADI, «Milano si conferma capitale internazionale del design, ma è l’intero sistema Paese a mostrare una vitalità diffusa, con nuove competenze, nuovi modelli formativi e un uso sempre più avanzato delle tecnologie come l’intelligenza artificiale. Per ADI, questa è la prova che il design italiano è pronto ad assumere un ruolo guida anche nel contesto globale».
Milano, un capitolo a parte nell’economia del design in Italia
La principale capitale del design italiano è Milano: il capoluogo lombardo è capace di concentrare il 18,6% del valore aggiunto del settore sul territorio nazionale pari a 604 milioni generati. Torino (227,4 milioni di euro) e Roma (175,3 milioni di euro) si trovano rispettivamente in seconda e terza posizione; Bologna è quarta, con 112,3 milioni di euro. Tra le province che compaiono nella top 20, Reggio Emilia, Verona e Venezia, sono quelle che hanno fatto registrare una crescita di valore aggiunto più significativa rispetto al 2019: +22,9%, +13,7% e +13,5% rispettivamente.
Settore medico e imballaggi, le novità
Il design trova sempre più applicazione nel settore medicale e in quello farmaceutico, in cui estetica e funzionalità si integrano con esigenze mediche, ergonomia e benessere del paziente. Il 9,4% dei servizi di progettazione oggi richiesti al settore proviene proprio dall’healthcare, con la previsione di salire al 9,7% nei prossimi tre anni.
Pesa il packaging, con un valore che supera il 50% nel caso dei progettisti. La carta o materiali a prevalenza di carta risultano oggi la scelta preponderante (nell’83,2% dei casi). Cresce l’impiego di altri materiali di origine bio-based con una quota più che raddoppiata nelle previsioni di utilizzo nei prossimi tre anni, da 17,8% a 38,3%. Percentuali inferiori per la plastica (14,9%) e i materiali vetrosi (13,9%), in entrambi i casi in riduzione nel triennio a venire. Aumenta l’utilizzo di tecnologie.
Servono figure professionali specializzate in AI
Ricorda Cabirio Cautela, presidente POLI.Design, che «il mercato del lavoro inizia a chiedere figure di designer iperspecializzate (…). Sono figure come quella del prompt designer, che possiede le competenze necessarie per dialogare con tecnologie di AI generativa come ChatGPT o Midjourney al fine di creare nuovi concept, o quella del digital content strategist. Profili capaci di avvolgere i contenuti in formati e visual coinvolgenti per l’utente». Altre professionalità ricercate sono quelle dell’experience designer, maggiormente orientato a strutturare esperienze immersive a 360° collegate a prodotti fisici, digitali e in realtà virtuale e o «il material designer, sperimentatore e a volte “creatore” di nuovi materiali per vecchie produzioni».
L’80% degli operatori intervistati di design utilizza strumenti di intelligenza artificiale. Chi la utilizza, considera l’IA un valido alleato per la competitività del business.
Dove studiare design in Italia? C’è l’imbarazzo della scelta. Nell’anno accademico 2023/2024 sono 97 gli istituti che hanno attivato corsi di studio in discipline del design, due in più rispetto alla precedente rilevazione, per un totale di 371 corsi di studio.