Grandi collezioni private: che impatto possono avere sul benessere della collettività?
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Scopri di piùNella prima puntata della serie ideata e prodotta da Deloitte Private e We Wealth, Ernesto Lanzillo, Deloitte Private leader, Clarice Pecori Giraldi, ceo e fondatrice di CPG Art Advisory, con la moderazione di Teresa Scarale, caporedattrice Pleasure Asset di We Wealth, parlano dell’impatto che le grandi collezioni private d’arte – messe a disposizione del pubblico – possono esercitare nel sostegno all’arte e alla cultura.
Le nuove generazioni sentono, molto più che in passato, l’urgenza del tema “sostenibilità”, intesa nella sua accezione più ampia. Non solo ambientale dunque, ma anche sociale e di governance.
Stando nel filone della sostenibilità sociale, le istituzioni competenti cercano di incentivare il collezionismo e le attività filantropiche dei privati dal punto di vista fiscale. Il campione in tal senso resta il mondo anglosassone, ma pure lo Stato italiano ha negli ultimi anni fatto dei significativi passi avanti, con lo strumento dell’art bonus, compreso e messo in pratica dalle aziende. Quello che adesso i professionisti del settore si augurano è che questo meccanismo di incentivo all’investimento in arte e cultura possa allargare la propria portata. Certo la numerosità delle sue attivazioni dipende dalle sensibilità personali degli imprenditori.
Un altro elemento che sta incentivando il sostegno all’arte e alla cultura in Italia è la normativa degli enti del terzo settore, destinatari di importanti sgravi fiscali. Importanti esempi di riqualificazione avvenuti nel nostro Paese grazie all’arte sono rappresentati senza dubbio dall’esperienza di Pietro Barilla, un precursore assoluto, che iniziò come collezionista privato per poi allestire parte della collezione in azienda, a beneficio dei suoi dipendenti. Un altro esempio impossibile da dimenticare è quello di Achille Maramotti, il patron di Max Mara, la cui eredità artistica vive nella “Collezione Maramotti”. Lui ebbe il pensiero lungimirante di utilizzare gli spazi industriali di Reggio Emilia per ospitare parte della sua collezione. Arrivando in tempi recentissimi è impossibile non menzionare la Fondazione Elpis di Marina Nissim, nata nel 2020 – in pieno Covid – con un format completamente nuovo: a ciascuno di 20 artisti contemporanei era stato assegnato un piccolo borgo, ciascuno appartenente a una diversa regione italiana, scegliendo di dare energia creativa a luoghi altrimenti negletti. Con gli anni, il numero degli artisti e dei borghi è aumentato. Il progetto si chiama “Una boccata d’arte”.
D’altro canto, è importante riconoscere il ruolo che il PNRR ha giocato negli ultimi anni della storia della valorizzazione dei beni culturali in Italia: ha aiutato a scoprire nuovi ambiti in cui imprenditori e persone ad alto reddito potessero investire impattando sul rafforzamento dei valori territoriali e sullo sviluppo della cultura e dell’arte all’interno di tutta la Penisola.
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