Negli ultimi anni, le case d’aste italiane e internazionali si sono approcciate al mercato del design. Anche se ancor giovane in confronto al ben più consolidato mercato dell’arte moderna e contemporanea, il design d’autore (dal modernariato al collectible design contemporaneo) sta suscitando un interesse e una rilevanza sempre maggiore, preannunciandosi così come una delle prossime appetibili aree d’investimento in cui gli amatori capitalizzeranno per integrare le proprie collezioni.
A incrementare il valore di un oggetto di design vi è senza dubbio la rilevanza del designer: un autore storicizzato determina infatti già un buon punto di partenza nel prezzo dell’opera, con la probabile possibilità di una continua rivalutazione durante il passare degli anni. Altre qualità necessarie a favorire un buon investimento sono legate all’unicità dell’oggetto, della sua fattura, della qualità e del prestigio dei materiali utilizzati. Da non dimenticare poi l’importanza del periodo storico di provenienza dell’oggetto. Al momento, infatti, i pezzi di maggior valore sono quelli firmati da autori storicizzati, mentre il mercato del design contemporaneo comincia ora ad affacciarsi al mondo delle aste, mantenendo prezzi più contenuti in previsione di un rapido sviluppo del settore.
Gio Ponti, Mobile secretaire. Courtesy Cambi Casa d’Aste
Per avere notizie più approfondite su questo argomento, We Wealth ha parlato con i capi dipartimento delle maggiori case d’aste italiane specializzate in questo settore. Jacopo Menzani, Capo dipartimento di Design e Arti Decorative del ‘900 di Pandolfini, ci svela qualche particolare in più, spiegandoci come l’area dell’arte sia in realtà tangente a quella del design, nonostante le dinamiche di settore assai diverse. Frequentemente, infatti, i collezionisti d’arte sono al contempo interessati all’acquisto di oggetti di design per integrare le proprie collezioni: “alcuni oggetti di design sono pezzi unici, vere e proprie opere d’arte che, se firmate da autori di un certo calibro, sono destinate ad acquisire valore nel tempo”.
Stefano Andrea Poli, capo dipartimento di Arti Decorative del ‘900 e Design de Il Ponte Casa d’Aste, racconta che il mercato dell’arte contemporanea oggi è allo stesso tempo oggetto di speculazioni finanziarie e di un ben radicato collezionismo storico, condizioni che sono presenti solo parzialmente nell’ambito del design. Nonostante il fatturato delle aste di arti decorative del ’900 e di design si aggiri intorno al 30-40% rispetto a quello relativo all’arte moderna e contemporanea, i due mercati sono solo in parte confrontabili. “Basti questo esempio: un collezionista di Lucio Fontana può desiderare e acquistare numerose opere dell’artista, componendo una collezione privata significativa. Così per centinaia di artisti. Nell’ambito del design è più raro che un collezionista si doti di numerosi arredi dello stesso designer, sebbene non manchino rari casi di musei o collezioni private dedicati alla storia dell’arredo del ’900”.
Poli spiega inoltre come in alcune circostanze il valore di alcuni oggetti di design sia destinato ad aumentare nel tempo: è ad esempio il caso di alcuni rari arredi di Carlo Mollino, o dei vetri di Umberto Bellotto e Ercole Barovier. Anche Poli conferma un aumento di interesse e un allargamento del bacino di possibili acquirenti a tutti i livelli di valore nell’ambito design, ipotizzando quindi anche in Italia uno sviluppo del collezionismo di design, finora radicato soprattutto all’estero. Un esempio recente è quello dei vetri d’artista del maestro Yoichi Ohira e delle sue creazioni dell’inizio degli anni 2000, il cui prezzo di vendita finale nelle aste de Il Ponte Casa d’Aste ha raggiunto vertici da € 81.250.
Carlo Mollino, Sei appendiabiti in rovere e cinque pomoli in ottone su boiserie in rovere.
Courtesy Il Ponte Casa d’Aste.
We Wealth ha avuto infine il piacere di intervistare Piermaria Scagliola, direttore del dipartimento Design di Cambi Casa d’Aste.
Quando avete fatto la prima asta di oggetti di design? Si trattava di pezzi di modernariato o contemporanei?
Cambi è focalizzata prevalentemente sul design storico, quindi sostanzialmente del 900′. Fin dalla prima asta nel 2012 abbiamo mantenuto un’identità chiara e il focus sui pezzi di qualità dei maestri del passato. La coerenza ci ha premiato e siamo, al momento, la casa d’asta di riferimento in Italia per il design.
In quale percentuale i vostri clienti investono nel design rispetto alle opere d’arte?
È difficile fare una percentuale: tendenzialmente il design e l’arte contemporanea (per non parlare di quella antica) sono mondi separati per quanto riguarda l’acquisto, con un piccolo numero di clienti che comprano pezzi di entrambe le categorie. La maggior parte dei clienti del dipartimento di design è anche estimatore dell’arte contemporanea o, comunque, la destinazione finale degli oggetti spesso rientra in una prospettiva complessiva che associa design e arte in maniera abbastanza solida, secondo la nostra esperienza. Questo non vuol dire che comprino, purtroppo, tutto da noi, quindi magari c’è poca sovrapposizione fra i nostri gruppi di clienti, ma c’è sicuramente una tendenza a investire in entrambi i mondi.
Fra un’asta di design e una d’arte quale vince?
Mi piacerebbe rispondere il design, ma sicuramente l’arte da un punto di vista complessivo. L’arte ha una dimensione che è di diversi ordini di grandezza più grande del mercato del design e ha dinamiche molto diverse, il che presenta vantaggi e svantaggi: fra i vantaggi che il design può vantare, c’è il fatto che è un mondo in cui è molto più facile cominciare a investire e dove, accanto al proprio gusto, si può valutare anche la funzionalità dell’oggetto.
La crescita del valore di un oggetto di design può essere paragonata a quella di un’opera d’arte?
Credo che la crescita del design sia molto più morbida e con picchi più dolci, a differenza dell’arte contemporanea che presenta invece rialzi molto più marcati e improvvisi, rispondendo a dinamiche contemporanee anche banalmente legate alle vite degli artisti o alle loro nuove collaborazioni. C’è da dire che, visti i prezzi molto più bassi, il margine di crescita per i pezzi di design più importanti è ancora da esplorare a pieno. L’arte antica riflette dinamiche ancora differenti.
Ettore Sottsass, Specchiera DELDIAVOLO. Courtesy Cambi Casa d’Aste
Come si svilupperà secondo voi il futuro del collezionismo del design? Notate un interesse in aumento da parte dei clienti?
Per il design italiano storico c’è un interesse importante che spesso si accompagna alla sensibilità di collezionisti e arredatori per l’arte contemporanea. Gli anni ’50, ’60 e ’70 sono un periodo d’oro per il design italiano, quindi i pezzi creati in questi anni hanno una carica creativa che li distingue da ciò che è stato prodotto in altri decenni e in altri luoghi: se dovessi scommettere su ciò che potrà mantenere e accrescere il proprio valore, punterei sui migliori pezzi di questi decenni che hanno profondamente plasmato l’immaginario e l’estetica del secolo.
Oltre al design di modernariato vi siete avvicinati negli ultimi anni anche al design contemporaneo. Si tratta di un mercato emergente che avrà bisogno dei suoi tempi per stabilizzarsi? Potete farci una previsione sul futuro del collectible design contemporaneo?
Il design contemporaneo ha ottime prospettive, ma presenta dinamiche che, probabilmente, non si adattano bene a un mercato secondario come quello delle case d’asta. È infatti molto legato alla vendita primaria e alla capacità di designer e produttori di creare un network di sostegno alle loro idee con collaborazioni, operazione di marketing e una ricerca accurata sui desideri dei consumatori e sugli spazi di collezionismo che stanno emergendo (penso ad esempio ai prodotti creati in ottica di compatibilità con il metaverso e legati magari ad un NFT per certificarne l’originalità). È un mondo che prenderà sicuramente piede, ma in cui c’è ancora moltissima sperimentazione e pochi punti fermi.
Quali caratteristiche deve avere un oggetto di design per essere battuto a un’asta? Come scegliete gli oggetti da proporre ai vostri clienti?
La valutazione e la selezione tengono conto di aspetti quali la natura del bene, il designer, le condizioni di usura e le caratteristiche estetiche, ma anche la provenienza e la tracciabilità hanno un loro peso. La condizione fondamentale per essere proposto in asta è che il prezzo rifletta le nostre considerazioni: se un pezzo unico di Gio Ponti ci viene proposto in condizioni estremamente usurate ma a un prezzo invitante, può valere comunque la pena di proporlo in vendita così o restaurandolo. Allo stesso modo, un lampadario in vetro di Murano ma anonimo, in ottime condizioni, può avere comunque un suo spazio anche se con un prezzo già quasi finito.
Nerone e Patuzzi Gruppo NP2, Porta. Courtesy Cambi Casa d’Aste