Cosa occorre, quindi? Nuovi benchmark e qualche ‘early adopter’.
Scopri l’approccio di Lyxor ETF ai cambiamenti climatici
Il problema: troppi gradi in più
Con l’Accordo di Parigi del 2015, 195 paesi si sono impegnati a contenere il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2°C oltre i livelli preindustriali, con un aumento delle temperature entro 1,5°C”. Un obiettivo che coinvolge anche il mondo degli investimenti, con diverse organizzazioni che negli ultimi anni hanno sviluppato dei sistemi quantitativi capaci di calcolare le emissioni di carbonio delle aziende.
Per esempio, grazie all’SBTi (Science-Based Target initiative) è possibile calcolare la stima dell’incremento medio di temperatura associato a ciascun portafoglio di investimento. In questo modo si ottiene un indicatore immediato e facilmente comprensibile sull’impatto climatico potenziale dell’investimento nei titoli societari presenti in quel determinato portafoglio. Attenzione, però: attualmente “tutti i principali benchmark azionari implicano aumenti delle temperature di circa 4°C e oltre”, secondo il Gruppo Tecnico di Esperti dell’Ue sulla finanza sostenibile. Bisogna fare di più per rispettare gli obiettivi di Parigi.
La soluzione: due nuovi benchmark (e una gamma ETF che li replica)
Una possibile soluzione potrebbe venire dall’Unione Europea, che sta promuovendo l’utilizzo di due benchmark verso i quali paragonare le performance dei portafogli per contrastare il cambiamento climatico. Sono il Climate Transition Benchmark (CTB) e il Paris-Aligned Benchmark (PAB), ideati nel 2018 e introdotti alla fine di aprile 2020.
Secondo Lyxor ETF, “in breve tempo i marchi CTB e PAB si diffonderanno tanto quanto le certificazioni bio dei prodotti alimentari, svolgendo peraltro una funzione analoga: garantire a colpo d’occhio che un dato prodotto rispecchi certi standard di produzione e/o servizio, o che sia realmente “green”. L’effetto indiretto sarà quello di stigmatizzare gli indici ‘inquinati’, ossia tutti i principali benchmark tuttora utilizzati dagli investitori istituzionali”.
Decarbonizzare il portafoglio: gli early adopters
I due nuovi benchmark potrebbero portare a una vera e propria rivoluzione, secondo cui la discriminante per valutare le società e muovere i flussi azionari sia proprio l’impronta di carbonio delle aziende. Non solo: potrebbe scatenarsi una corsa da parte delle aziende alla temperatura più bassa, ma anche gli early adopters o gli ‘influencer finanziari’ potrebbero giocare un ruolo fondamentale. “È sufficiente che qualche detentore di grandi capitali inizi a dirigerli verso indici ed ETF pro clima, dando quindi il buon esempio, affinché molti altri investitori che non abbiano lo stesso tempo e pari risorse per costruire un portafoglio “green” orientino i propri capitali nella stessa direzione”.
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