Con sedi a San Gimignano (dove è nata), Roma, La Habana, Pechino, Les Moulins, San Paolo e Parigi, Galleria Continua sarà presente anche alla fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea miart (Milano, dal 1 al 3 aprile 2025; preapertura su invito il 31/3). Quali saranno gli artisti selezionati per questo importante appuntamento europeo? Cos’è che – davvero – affligge adesso il mercato italiano dell’arte? Ne abbiamo parlato con il cofondatore Mario Cristiani, raggiunto nelle pieghe della fitta agenda di Art Basel Hong Kong.

Sabrina Mezzaqui
Cosa porterà Galleria Continua a miart?
«A miart daremo un po’ di fiato all’Italia. Oltre ai nostri nomi internazionali Anthony Gormley e Shilpa Gupta, avremo Arcangelo Sassolino, Loris Cecchini, Ornaghi e Prestinari, Marta Spagnoli, Giovanni Ozzola. La nostra progettualità è globale, ma amiamo stabilire un legame con il luogo che ci ospita. Anche una fiera offre possibilità di approfondimento del lavoro degli artisti».
Cosa deve avere un artista per far parte della vostra scuderia?
«Dipende dall’artista. Per noi l’elemento più importante è dove l’artista punta e dove costruisce il suo linguaggio. La sua stratificazione del tempo e del pensiero che poi cerca di portare alla vista. Le motivazioni dietro al loro ingresso in Galleria Continua sono diverse. Del resto noi siamo in tre: le scelte partono sempre da tre punti di vista diversi. Fra gli altri, a Milano porteremo Arcangelo Sassolino, Shilpa Gupta, Antony Gormley, Ornaghi & Prestinari, Giovanni Ozzola, Marta Spagnoli, Loris Cecchini, milanese toscano ora in mostra a Ca’ Rezzonico a Venezia. Ha lavorato molto in Cina e in Germania».

Arcangelo Sassolino. Tutte le foto del presente articolo sono cortesia di Galleria Continua
Parliamo un po’ di Arcangelo Sassolino.
«Finalmente Arcangelo Sassolino è in un momento di grande visibilità, meritatamente. Un momento iniziato con la Biennale di Venezia (edizione 2022, ndr). Il pubblico lo ama molto, anche a livello internazionale stiamo avendo dei riscontri. Per esempio, è l’unico artista presente a Gedda, la biennale delle arti islamiche. Si badi che Sassolino non è un artista così riferibile a un aspetto religioso in senso stretto. Più spirituale, forse. Per me la sua estetica è molto legata al mondo industriale, eredità di quel nord-est in cui vive. Con il suo passato da ingegnere, il suo lavoro sull’energia e sui materiali, ne interpreta molto profondamente e bene l’intensità di elaborazione. La sua poetica è l’unica che potrebbe avere continuità con quello che è stato il movimento dell’Arte Povera. Arcangelo culturalmente, esteticamente e filosoficamente fa fare un salto di livello al mondo industriale artisticamente inteso. Ora sta preparando diverse mostre, l’abbiamo portato a Maastricht».

Antony Gormley
Com’è andato a Maastricht?
«Le fiere stanno andando bene».
Un giovane collezionista può approcciare le quotazioni di Galleria Continua? Da quanto partono?
«Vi sono anche lavori a 2.000, 3.000 euro. Edizioni, magari. Certo poi dipende dalle dimensioni dell’opera. Quella di Gormley che adesso abbiamo a Pechino è fatta di 132 sculture e costa 4 milioni e mezzo di Pound. Si possono per esempio trovare opere di Giovanni Ozzola, piccoline, a 3.500, 4.500 euro».
Il vostro pubblico che cosa ama di più, in generale? C’è un vero ostacolo adesso al collezionismo in Italia?
«Quello dipende un po’ da ogni cliente, dalla sua disponibilità economica e dalla sua attitudine. Ora qui a Hong Kong abbiamo venduto sia Gormley che Yoan Capote, Pistoletto. Abbiamo venduto tanto. In Italia c’è una timidezza ad acquistare a cifre più impegnative. Ma il vero dramma attuale è quello del mancato abbassamento dell’Iva, rimasta nel nostro Paese a un insostenibile 22%. Lo Stato italiano equipara le opere d’arte a beni di lusso, e non a beni culturali. Questo significa distruggere la promozione della cultura, le piccole gallerie, tutto un settore dell’economia. In Germania il governo ha tagliato l’iva sulle opere d’arte dal 19% al 7%. In Francia, si è arrivati al 5,5%. Non c’è gara: noi partiamo con uno svantaggio di prezzo al cliente del 15% quando non del 17%. Almeno l’Iva sulle opere d’arte, andrebbe armonizzata».
«Si tratta di un grande svantaggio dell’Italia rispetto ad altri Paesi. La promozione degli artisti italiani ne risente. La politica dovrebbe capire che quella dell’arte contemporanea è un’attività faticosa, impegnativa, difficile. Dobbiamo essere messi alla pari degli altri sul terreno competitivo. Chi non ha la possibilità, come Galleria Continua e le più grandi, di andare all’estero, soccomberà, temo. Si stanno ponendo le basi per annientare un settore. Gli artisti vorranno sempre di più andare all’estero, dove è più facile venderne le opere. A che serve parlare di sovranismo, se poi non si presta attenzione a questo?»
