Storia della Notte e Destino delle Comete è il titolo del progetto espositivo del Padiglione Italia alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (23 aprile – 27 novembre 2022), intitolata dalla curatrice Cecilia Alemani Il latte dei sogni. L’esposizione, a cura di Eugenio Viola, per la prima volta nella storia del Padiglione Italia, presenta l’opera di un solo artista: Gian Maria Tosatti (Galleria Lia Rumma, fotografie: 3.500 – 20.000; disegni: 3.500 – 10.000; opere su tela/mixed media: 10.000 – 30.000; installazioni: 7.000 – 45.000), cui è stato affidato l’intero spazio delle Tese delle Vergini, all’Arsenale. “Un lavoro dalla irriducibile sintassi teatrale”, lo definisce nella conferenza stampa di presentazione il curatore Eugenio Viola, chief curator del Mambo di Bogotá e già curator at large del Madre di Napoli, “evocativo del nostro presente incerto e metapandemico”.L’installazione inizia con un prologo, per poi svilupparsi attraverso i due atti che sono il nome stesso del progetto, Storia della Notte e Destino delle Comete, in un “crescendo rossiniano”, fino all’epifania finale.Gian Maria Tosatti, a sinistra, ed Eugenio Viola; rispettivamente artista unico e curatore del Padiglione Italia alla Biennale d’arte 2022 di Venezia. Il titolo dell’installazione che occuperà gli spazi dedicati al nostro paese è Storia della Notte e Destino delle CometeLa notte è il racconto dell’ascesa e della caduta del sogno industriale italiano, scandito da riferimenti letterari come La Dismissione (Ermanno Rea) o alcuni aspetti di Gomorra (Roberto Saviano). L’atmosfera, rivela sempre Viola, è quella che Andrea Zanzotto chiamava il progresso scorsoio. Le comete dell’atto finale, “in una visione palingenica e catartica”, offrono uno sguardo propositivo sulla nostra evoluzione. “Il padiglione parla di quello che fino a oggi non siamo riusciti a diventare e del coraggio che dovremmo avere per diventarlo”, dice lo stesso Gian Maria Tosatti, “di una civiltà che ha subito una sconfitta e che viene svenduta a pezzi. Ma contro chi abbiamo perso? Contro noi stessi. Non siamo evoluti. Siamo rimasti fermi. Non ci siamo resi conto che stavano scomparendo le lucciole”.Pier Paolo Pasolini, “il più grande artista italiano del ‘900”, lo scriveva sul Corriere della Sera il 1° febbraio 1975 nell’articolo Il vuoto del potere, “Darei l’intera Montedison per una lucciola”. Un desiderio che l’artista rivela di avere affidato ai suoi diari di lavoro: “Ora che la Montedison è andata, possiamo avere una sola lucciola?”. L’arte è uno specchio crudele.“Il 1975 era tanto tempo fa. Noi ci preoccupavamo di piccolezze mentre il mondo sprofondava. Mentre lavoravo sulla frontiera russa (l’artista ha trascorso molti mesi fra Russia e Ucraina per alcuni lavori del ciclo Il mio cuore è vuoto come uno specchio, subendo anche un arresto da parte della polizia russa, ndr) restavo molte ore su un fiume che era la frontiera fra la Russia e l’Estonia. Osservavo gli uccelli e la loro libertà: potevano andare dove volevano senza curarsi dei confini posti dall’uomo. Ecco cosa abbiamo perduto, mi dicevo: la libertà. Anna Maria Ortese nel libro Corpo celeste scriveva che disegnare una via di uscita dal buio è un dovere di ferro. Per questo motivo il padiglione non dà risposte, ma indica una prospettiva”.A chi gli chiede se il suo intento è quello di fare la morale, Tosatti risponde che il compito dell’arte non è moralistico. Il suo fine è quello “di farci sentire nelle vene il bruciore di una condizione insostenibile, che in quanto tale chiede il nostro cambiamento. La tragedia è l’atto fondatore dell’arte moderna. Quell’atto fondatore si basa sul meccanismo della catarsi, che non è la morale, è uscirne con la consapevolezza di non poter continuare a essere nemmeno per un momento ciò che si era stati fino a poco prima”. L’epilogo dell’installazione Storia della Notte e Destino delle Comete ricorda come la natura oltraggiata, fin dai tempi del diluvio, non perdoni l’uomo. Vuole essere un elemento “inversamente perturbante”, il segno di una pace possibile.
Un messaggio di speranza sul destino che attende l’umanità, pari a una cometa che con la sua scia luminosa ha attraversato l’universo. Del resto, aggiunge il curatore Eugenio Viola, “l’ottimismo in questi tempi incerti è una necessità etica”.“L’arte deve destabilizzare lo status quo”, osserva Sergio Buttiglieri, style director di Sanlorenzo Yacht, apprezzando “la riflessione profonda sul nostro tempo e il grande impegno sociale” di Gian Maria Tosatti, “un artista intellettuale, capace di connettere elementi letterari e teatrali alla sua ricerca artistica”. Prosegue dunque l’avvicinamento di Sanlorenzo al mondo dell’arte contemporanea (la società è anche global partner di Art Basel e Institutional Patron della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia). Quella di sostenere il Padiglione Italia nella veste di sponsor principale (insieme con Valentino) è stata per Sanlorenzo “un’opportunità unica”.Sergio ButtiglieriUna scelta ponderata anche alla luce delle affinità che la società ha riscontrato con la tematica dell’equilibrio fra uomo e natura, tanto cara a Tosatti. Nelle parole di Massimo Perotti, presidente e ceo di Sanlorenzo, “Venezia e il Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 sono una straordinaria vetrina globale: una sintesi della creatività e dell’energia che l’Italia esprime con un giovane artista di grande talento come Gian Maria Tosatti”, la cui responsabilità, in quanto unico artista affidatario del Padiglione Italia, è “grande”, conclude Sergio Buttiglieri. Il quale però non ha dubbi: il progetto riuscirà al meglio.