Nel mondo dei servizi digitali, il dialogo con la Pubblica amministrazione necessità di sistemi per verificare l’identità di chi sta dall’altra parte. Lo Spid, il Sistema pubblica di Identità Digitale, serve proprio a questo: è il “sistema di login per l’accesso ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati aderenti”. Molti italiani hanno avuto modo di familiarizzare con lo Spid con l’iniziativa del Cashback introdotta dal governo Conte 2, che richiedeva proprio quest’autenticazione (essendo necessaria per accedere alla app IO). Attualmente si sono dotati dello Spid 33,3 milioni di cittadini.
Il piano di “pensionamento” per lo Spid
Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, tuttavia, lo Spid è un elemento ridondante rispetto a un’altra modalità di autenticazione sostanzialmente equivalente: la carta d’Identità elettronica (Cie). Per tale ragione, Butti ha parlato di “spegnere gradualmente” questo servizio di autenticazione, attualmente erogato da una pluralità di attori privati, con quello della Cie, rilasciata dai Comuni e prodotta dalla Zecca dello Stato. La visione espressa da Butti, a detta di quest’ultimo, sarebbe condivisa da tutto il governo. Dunque, l’addio allo Spid potrebbe diventare realtà nel corso della legislatura. Al momento il numero degli Spid supera di poco quello delle Cie “circolanti”, pari circa a 32 milioni: in altre parole, non esiste una soluzione che sia chiaramente più diffusa dell’altra. I dati del Politecnico di Milano, però, suggeriscono che lo Spid come strumento di autenticazione sia attualmente di gran lunga quello più utilizzato con 950,5 milioni di login contro 19,2 milioni, ha riferito il Corriere.
Il mondo che si apre con lo Spid (e la Cie)
La lista dei servizi cui è possibile avere accesso attraverso lo Spid è molto lunga. Nel dettaglio, esiste un elenco completo dei Fornitori di servizi registrati al sistema Spid, per un totale di 154.230 enti o società private che permettono di autenticarsi attraverso questo sistema. Vi rientra un gran numero di Comuni, di Regioni, di Autorità pubbliche come i Sistemi portuali, l’Inps, ma anche numerose università, scuole, ospedali, ordini professionali e svariate società private. Per esempio, è possibile accedere tramite Spid alla propria posizione previdenziale presso l’Inps o controllare i dati catastali presso il sito dell’Agenzia delle Entrate,
“Spegnere lo Spid”, per i possessori di Carta d’Identità elettronica non significherebbe perdere la possibilità di un login elettronico per la verifica: di fatto, l’accesso attraverso Spid e quello tramite Cie sono intercambiabili nella stragrande maggioranza dei casi. Mentre oggi l’utente in possesso di entrambe può scegliere come accedere, in caso di “spegnimento” dello Spid sarebbe costretto a usare la sua Cie o a richiederne una presso il Comune di residenza. Se la fase di transizione sarà sufficientemente ampia, chi oggi usa lo Spid, ma non ha una Cie dovrebbe disprre di tutto il tempo per poterla richiedere senza perdere l’accesso ai servizi per i quali occorre autenticarsi.
Qual è la soluzione più comoda
Uno dei problemi comuni allo Spid e alla Cie è che in entrambi i casi la popolazione anziana fatica a utilizzarli per l’accesso ai servizi. Nel caso della Cie, le procedure di autenticazione richiedono la conservazione di due codici (Pin e Puk, rilasciati rispettivamente all’atto della richiesta e alla consegna) e di un lettore specifico Rfid o di uno smartphone dotato di interfaccia Nfc. Procedura complessivamente più complessa della password/impronta che permette di autenticarsi tramite Spid – che, però, richiede più passaggi in fase di rilascio.
Secondo il sottosegretario Butti, però, resterebbero alcune buone ragioni per avere un unico sistema per autenticarsi ai servizi della Pa: fra queste il miglioramento della sicurezza “perché più credenziali e strumenti di accesso significano più rischi”, e per fra risparmiare soldi allo Stato “perché Spid ha un costo” e un’alternativa c’è.