L’indagine del New York Times evidenzia come Trump avrebbe convogliato nelle società di proprietà le sue spese personali in modo da far alzare i costi rispetto ai ricavi
In questo modo avrebbe abbattuto l’importo delle tasse da pagare a fine anno
Ma non solo, negli ultimi due decenni, Trump ha versato circa 400 milioni di dollari in meno in tasse federali sul reddito rispetto a quello che avrebbe dovuto fare per legge una persona ricca quanto lui. Barack Obama e George W. Bush, i due presidenti che l’hanno preceduto, hanno corrisposto più imposte rispetto all’attuale presidente Usa (si parla di oltre 100 mila dollari di tasse federali l’anno mentre erano in carica).
A questo si aggiunge anche il fatto che il presidente americano “è riuscito a evitare di pagare le tasse pur facendo una vita da miliardario – cosa che lui rivendica di essere – mentre le sue compagnie hanno pagato i costi di quelle che molti considererebbero spese personali”. In pratica Trump avrebbe usato la sua società per caricare dei costi personali e dunque far risultare a fine anno l’azienda in perdita. Ma andiamo con ordine.
Non è contro la legge non pagare le tasse se una società risulta avere più perdite rispetto ai ricavi. E dunque in un primo momento quello che avrebbe fatto Trump non risulterebbe essere illegale o configurabile come elusione fiscale. Un’esperto fiscale sentito da We Wealth ha infatti spiegato come questa prassi sia del tutto legittima anche in Italia, oltre che negli Usa. Il passaggio ulteriore, che avrebbe evidenziamo l’indagine del New York Times è invece il fatto che il presidente americano avrebbe addebitato le sue spese personali relative alla vita da miliardario (le sue residenze, i campi fa golf, l’aereo usato per spostarsi da una casa all’altra, i tagli di capelli) sulle sue società (anche in questo caso il modo di operare si può ritrovare anche in Italia). In questo modo avrebbe aumentato il valore dei costi a carico delle imprese, rispetto ai ricavi. Il risultato? Non pagare o comunque ridurre di molto la bolletta dalle tasse a fine anno.
A diminuire le imposte hanno inoltre anche contribuito numerose spese di consulenza, inserite quasi tutti gli anni relativi a progetti molto spesso inspiegabili. L’inchiesta giornalistica ha infatti rivelato come la figlia, Ivanka Trump, sia stata la destinataria di alcune di queste spese di consulenza, nonostante fosse già all’interno della Trump Organization come uno dei più importanti dirigenti. E a parlare sono i registri ottenuti dai giornalisti che mostrano come Trump pagò 747.622 dollari di commissioni a un consulente anonimo per la realizzazione di progetti alberghieri alle Hawaii e a Vancouver. Nello stesso periodo Ivanka ottenne la stessa identica cifra attraverso una società di consulenza di cui risultava essere comproprietaria.
Infine, secondo l’inchiesta le finanze di Trump sarebbero sotto pressione soprattutto perché molte delle sue attività continuano a essere in perdita. Se inoltre dovesse perdere la contesa con l’Agenzia delle entrate l’inquilino della Casa bianca dovrebbe al governo federale più di 100 milioni di dollari.