L’importanza di sapere come si valuta una collezione di opere d’arte.
Nella visione romantica del collezionista che si è nel tempo delineata il valore delle opere in raccolta è cosa secondaria rispetto all’interesse artistico e emotivo. Ma se ci si basa sugli ultimi sondaggi disponibili si ricava che le motivazioni finanziarie e di investimento hanno un peso crescente nell’acquisto di arte e quindi anche nella successiva rivendita. Per questo motivo la speculazione, accanto alle questioni relative a eredità, successioni, cambio di gusto e qualità della ricerca, necessità economiche, va inserita tra le cause principali che possono indurre i collezionisti a richiedere una stima di valore delle opere in raccolta.
Nel caso forse più eclatante della collezione Macklowe, che complessivamente è stata battuta in asta per più di 920 milioni di dollari tra il 2021 e il 2022, la vendita è stata disposta dal tribunale di New York per le divergenze sorte durante il divorzio tra i coniugi-collezionisti in merito alla valutazione delle opere per la divisione. La forbice nella valutazione della raccolta aveva raggiunto tra i due i 30 milioni di dollari. In assenza di criteri universali applicabili per la valutazione di questa peculiare categoria di beni, dovuta prevalentemente all’unicità delle opere, al ridotto numero di transazioni che interessano la medesima opera, alla variabilità della domanda, alla non liquidità dei beni e ad altri fattori come l’autenticità e la provenienza, la stima di valore è complessa e spesso non univoca.
Non esiste verità assoluta
“Nessuna valutazione di opere d’arte assume la valenza “pro veritate”, come del resto tutte le c.d. expertise non sono altro che opinioni personali più o meno attendibili. Suscettibili, peraltro, come spesso accaduto, di essere totalmente disconosciute” afferma Stefano Cecchi consulente esperto in acquisizioni, vendite e valutazioni di opere d’arte e a sua volta collezionista di opere del ‘900 con il “sacro fuoco” del nuovo acquisto da inserire nella raccolta. “La base di partenza per la stima è, grazie alle numerose banche dati disponibili, ciò che avviene nelle case d’asta: stime e aggiudicazioni. Dopo aver fatto una ricerca sulle banche dati, occorre scremare le cd. “battute sospette” o “a protezione”.
Argomento spinoso e quasi mai trattato in modo esplicito ma purtroppo vero. Certe aggiudicazioni sono ben lontane dalla realtà soprattutto in certe case d’asta minori. Poi si prosegue con l’analisi dell’offerta sul mercato: un mercato saturo di opere di quell’artista inflaziona i valori”, prosegue Stefano Cecchi che aggiunge “non secondaria è la presenza di bibliografia e/o mostre nazionali o internazionali. Spesso gli addetti ai lavori dicono che i quadri si vendono guardando il retro con le certificazioni delle provenienze: gallerie, mostre, precedenti collezioni”.
Come si valuta una collezione d’arte? Qualche formula
Per la stima delle opere di arte contemporanea si guarda invece ai coefficienti e cioè al valore attribuito dai galleristi a quell’artista secondo la formula base+altezza*coefficiente*10=valore dell’opera. “Per quanto riguarda gli artisti contemporanei viventi ed ancora attivi sul mercato primario, la valutazione con i risultati d’asta risulta nella maggior parte dei casi poco significativa. Infatti, questi artisti vengono commercializzati dalle gallerie che li rappresentano con coefficienti di vendita che quasi mai se non mai – ad eccezione di grandi artisti internazionali – rispecchiano le aggiudicazioni in asta”.
L’aspetto della autenticità e della provenienza dell’opera può avere un peso determinante nella valutazione. “Le verifiche sull’autenticità dell’opera partono prima di tutto dall’autentica rilasciata dall’artista, quando esistente e si verifica, se è presente un archivio o un catalogo ragionato”, conferma Stefano Cecchi, “oggi esistono cataloghi ragionati e archivi o fondazioni anche per artisti viventi che rilasciano tutte le informazioni del caso (anche se un’opera ha subito restauri o altro). Anche la storiografia dell’opera dei precedenti proprietari è importante per ricostruire i vari passaggi”, prosegue l’esperto. Ci sono poi dei fattori che possono determinare una stima più alta della collezione rispetto invece a fattori che ne possono far diminuire il valore.
“Il fattore che può aumentare il valore dell’opera è sicuramente la provenienza. Le collezioni importanti e storiche hanno in comune una grande sensibilità e gusto raffinato del creatore. Detto ciò, le mostre, i prestiti, le pubblicazioni sono un quid pluris che necessariamente ne aumentano – in alcuni casi – la valutazione. Al contrario, lo stato di conservazione, i restauri sono fattori che determinano un minus e a volte addirittura una vera e propria impossibilità alla vendita. Altro elemento da non sottovalutare è la notifica dell’opera d’arte (i.e. dichiarazione di interesse culturale, nda) oggi di attualità per opere di Fontana, Morandi, Burri e altri artisti storicizzati”.
Varie alternative
Una volta effettuata la stima della collezione si aprono varie alternative nei casi in cui il collezionista intenda vendere le opere. “In generale è importante per una collezione cercare di valorizzare al massimo la presentazione: un book con foto in alta definizione, caratteristiche tecniche, pubblicazioni e provenienze è sempre un buon inizio. Ci si può affidare a un gallerista che può proporre la vendita sia in sede che in fiere d’arte. In alcuni casi contattare le gallerie che trattano o hanno trattato gli artisti in questione può essere una scelta vincente. La parola d’ordine però è: pazienza e tempo”.
Quale rapporto si crea tra il collezionista e l’esperto? “Il collezionista che ha creato la collezione ha un linguaggio che è lo stesso di chi valuta l’opera. Certo il proprietario ha sempre delle aspettative in termini di valore ma chi sa di arte conosce bene anche il mercato. Diverso è il caso quando ci si imbatte in non conoscitori della materia. Occorre superare difficoltà notevoli prima fra tutte la tempistica: i quadri non sono mai (o quasi) asset liquidi”.
Domande frequenti su Come si valuta una collezione d’arte?
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Sì, l'articolo menziona la speculazione come un fattore rilevante, accanto alle questioni artistiche, nel contesto della valutazione e rivendita di opere d'arte.
L'articolo menziona l'esistenza di 'qualche formula' per la valutazione, ma non ne specifica una in particolare, suggerendo che esistono diverse alternative.