- Un cigno nero è un evento negativo altamente improbabile, imprevedibile e con un potenziale impatto significativo sulle principali classi di investimento
- Secondo l’ufficio studi di Finint Private Bank, i rischi maggiori sono insiti nella politica fiscale della nuova amministrazione statunitense
Eventi negativi altamente improbabili, imprevedibili e con un potenziale impatto significativo sulle principali classi di investimento: sono i cosiddetti “cigni neri” che, per quanto inverosimili, contribuiscono a stimolare il dibattito su quanto sia fondamentale prepararsi a un futuro incerto. Mentre oltreoceano Wall Street fa i conti con l’ultima decisione della Federal Reserve di lasciare invariati i tassi di interesse – con l’S&P 500 che guadagna l’1,08%, il Dow Jones lo 0,92% e il Nasdaq l’1,41% nella seduta di mercoledì – l’evoluzione della politica fiscale ed estera della nuova amministrazione statunitense inizia a destare una serie di timori. E se il cigno nero fossero proprio gli Stati Uniti? Come proteggere il portafoglio, tra azioni, bond, valute e materie prime?
A rispondere a queste domande è il team di analisti di The Lighthouse, il nuovo ufficio studi di Finint Private Bank specializzato in analisi e ricerca sugli scenari economici e di mercato. “Il rischio di una recessione, magari di breve durata, sta aumentando”, evidenziano gli esperti. “Di conseguenza, sarebbe opportuno adottare maggiore prudenza sul fronte dei risky asset, in particolare sulla componente azionaria che nel corso del 2025 potrebbe essere penalizzata da una significativa revisione al ribasso degli utili societari”, avvertono.
Borsa: la rotazione settoriale continuerà?
Sui mercati azionari, secondo gli analisti, al momento è difficile fare pronostici. “Da un lato gli indici non statunitensi sono stati in termini relativi molto penalizzati negli ultimi anni, dall’altro potremmo trovarci all’inizio di una prolungata fase di debolezza del dollaro”, si legge nell’analisi. “Di conseguenza, non escludiamo che la rotazione geografica e settoriale – dalla tecnologia ad altri settori – vista nei primi mesi del 2025 possa continuare nel corso dell’anno”. A evidenziare quella che viene definita come la più grande rotazione storica da una parte all’altra dell’Oceano Atlantico è tra l’altro anche l’ultima Fund manager survey di Bank of America: attualmente il 39% dei gestori di fondi globali detiene infatti una posizione sovrappesata sull’azionario europeo (a fronte del 12% dello scorso mese) mentre solo il 17% dei fund manager è in sovrappeso sull’azionario a stelle e strisce.
Come proteggersi dai “cigni neri” sui mercati
Alla luce di un possibile aumento strutturale della volatilità proveniente dagli Usa, Finint Private Bank ha individuato gli strumenti più adatti per fronteggiarla. Per un investitore denominato in euro, si segnalano la liquidità, le obbligazioni di breve termine dell’area euro, un sottopeso degli indici azionari americani a beneficio di altri indici e una significativa riduzione del biglietto verde. Senza dimenticare poi la corsa dell’oro: l’asset rifugio per eccellenza ha raggiunto nuovi record storici, oltre i 3mila dollari l’oncia. Uno scatto in avanti che potrebbe essere solo agli inizi. “In un contesto così complesso e sfidante come quello attuale, riteniamo possibile che possa toccare nuovi massimi assoluti nel corso dell’anno”, sostengono infatti gli analisti della banca private.
Cigno nero in arrivo dagli Stati Uniti?
Ma perché proprio gli Stati Uniti? L’analisi si sofferma in particolare sulla politica fiscale della nuova amministrazione, che punta a ridurre le tasse delle aziende dal 21,5% al 15%. Per raggiungere questo obiettivo, sono tre i filoni che andranno affrontati: la lotta all’immigrazione, la revisione della pubblica amministrazione e i dazi. Tre filoni che, secondo gli analisti, sono in palese contrasto tra loro. “La domanda da porsi è se tariffe e tagli alla spesa della pubblica amministrazione saranno in grado di compensare il taglio delle tasse che il governo intende implementare. La strada è a nostro avviso impervia. Con un deficit/Pil del 6% circa, ci sarebbe infatti poco margine per ulteriori aumenti del deficit, tenendo anche conto che la congiuntura economica è in fase di rallentamento”, scrivono gli analisti.
Secondo gli esperti, l’eventuale cigno nero sui mercati finanziari potrebbe arrivare da vari fronti, dall’inflazione o dalla recessione da tariffe, da contrasti sul fronte diplomatico ed economico ma anche da una fuga di capitali dall’America. I dazi, in particolare, potrebbero tra l’altro scatenare una serie di “scontri commerciali dalle conseguenze imprevedibili”, sostengono. E un’eventuale rottura delle relazioni con paesi come il Canada e la zona euro “tale da scatenare dazi su servizi e rimpatrio di capitali, potrebbe severamente penalizzare anche gli Usa”, si legge nell’approfondimento dell’ufficio studi. “Il cigno nero non è chiaramente il nostro scenario base, ma le probabilità potrebbero aumentare o diminuire a seconda della direzione che deciderà di prendere l’amministrazione Trump”, chiosano gli analisti.
Wall Street in rialzo in scia alla Fed
Intanto, come anticipato in apertura, Wall Street ha archiviato una seduta in rialzo in scia all’ultima riunione della Federal Reserve. La banca centrale americana non ha ritoccato il costo del denaro, ma è aumentata l’incertezza sulle prospettive. Le previsioni dei governatori sulla traiettoria futura dei tassi di interesse continuano a indicare in mediana un costo del credito ufficiale al 3,75-4% per fine anno, ovvero altri due tagli entro dicembre. Si prevede però una crescita economica più lenta, rispetto a dicembre: scivola all’1,7% per il 2025 (contro il 2,1% precedente), all’1,8% per il 2026 (2%) e sempre all’1,8% per il 2027 (1,9%).
Powell: “Guardare oltre l’inflazione da dazi”
Risale invece l’inflazione attesa: 2,7% quest’anno (a fronte del 2,5% previsto a dicembre), 2,2% nel 2026 (2,1%) e 2% nel 2027 (invariato rispetto al passato). Ma sull’effetto-tariffe restano i dubbi. “Sarà molto difficile avere una valutazione precisa di quanto dell’inflazione derivi dai dazi e quanto da altri fattori. Ed è già così ora”, le parole del presidente della Fed, Jerome Powell. “L’inflazione dei beni è aumentata in modo significativo nei primi due mesi dell’anno, tentando di seguire gli aumenti dei dazi”. In alcuni casi, ha aggiunto Powell, potrebbe essere appropriato “guardare oltre l’inflazione” se si prevede che svanisca rapidamente da sola. “Questo potrebbe essere proprio il caso dell’inflazione causata dai dazi”, ha detto ancora il governatore.
Secondo Bret Kenwell, US investment analyst di eToro, nelle prossime settimane occorrerà monitorare i rendimenti dei Treasury a 10 anni per capire come posizionare il portafoglio. “Se i rendimenti dei Treasury continueranno a scendere, potremmo assistere a un ulteriore rally dei titoli a dividendo, delle utility e di altri asset sensibili ai rendimenti. Inoltre, se il settore tecnologico continuerà a rimbalzare – anche se si tratta solo di un rimbalzo a breve termine – potrebbe alimentare un più ampio rimbalzo generale dei titoli statunitensi, visto il calo sproporzionato che abbiamo registrato in questo gruppo”, afferma l’analista.