Giunge all’ultima puntata la guida di We Wealth dedicata all’educazione finanziaria
Essere disciplinati nel percorso d’investimento vuol dire limitare l’atteggiamento ondivago tipico di chi decide sulla base di suggestioni ed emozioni
Mercati che salgono, mercati che scendono: chi ha deciso di investire i suoi risparmi sa che questi movimenti sono un po’ come una legge di natura. Per questo, prima di investire, è bene calcolare in quale misura la volatilità del mercato possa, nella propria situazione economica, minare gli obiettivi finanziari. Abbiamo parlato di questo argomento proprio nei capitoli precedenti sulla definizione degli obiettivi d’investimento e dell’orizzonte temporale. Una volta impostata la rotta, con un portafoglio diversificato in modo da avere un profilo di rischio e rendimento adeguato, però, il percorso non è certo finito. Un piano di investimento potrebbe avere un orizzonte di diversi anni, durante i quali molte cose possono accadere, sia nel mondo “personale” sia in quello dei mercati. Non tutti gli stimoli e i cambiamenti, però, dovrebbero indurre modifiche sulla strategia.
Essere disciplinati nel percorso d’investimento vuol dire limitare l’atteggiamento ondivago tipico di chi decide sulla base di suggestioni ed emozioni, positive o negative, che provengono dagli sviluppi di mercato. Controllare spasmodicamente l’andamento dei propri investimenti e reagire eccessivamente alle notizie di cronaca sono mosse che rischiano di minare gli obiettivi di un piano finanziario. Come capire quando è davvero il caso di cambiare rotta?
“La costruzione di portafoglio di investimenti, oltre alle analisi specifiche del singolo cliente, comporta una visione strategica di quelle che saranno anche da un punto di vista macro le prospettive per i successivi sei mesi o un anno; nel momento in cui l’impostazione strategica del portafoglio è stabilita quella visione non cambia in continuazione a meno di eventi di grande portata”, ha dichiarato a We Wealth il presidente di AssoScf, Andrea Carboni, managing director di Hcinque Financial Advisor. “Va aggiunto, però, che a un’impostazione strategica che cambia molto lentamente si può affiancare una componente tattica, ma a seconda di come si muove il mercato posso implementarla o ridurla”, ha aggiunto Carboni, “ad esempio, se un determinato settore industriale ha ad esempio osservato una riduzione dei valori azionari, dovuta a fattori esterni che non incidono sul suo business, posso decidere di inserire quel settore in portafoglio”.
In altre parole, elementi laterali del piano finanziario, una componente più mobile si può muovere per cogliere alcune opportunità, senza cambiare l’impostazione strategica di lungo periodo.
Di fronte ai segnali che manda il mercato “l’impostazione del consulente è diversa da quella dell’investitore perché riesce ad essere più distaccata” e a valutare in modo oggettivo la situazione. “Anche se chi paga a parcella il consulente di solito è più propenso a seguirne le indicazioni”, ha affermato Carboni, “può capitare che di fronte ad alcune perdite il cliente decida di non tollerare più la situazione anche in disaccordo con il professionista… spesso sbagliando perché si tende vendere sui minimi”. Secondo il consulente non è il caso di controllare continuamente i movimenti di portafoglio, specialmente se c’è già un professionista che lo fa.
Quando ripensare un piano finanziario
Alcuni cambiamenti, però, hanno una portata diversa perché aprono una nuova fase, cambiano lo scenario. Il 2022 ha mostrato come eventi geopolitici come l’invasione russa dell’Ucraina possano avere un forte impatto di mercato, superiore a quello di altri eventi che appartengono alla famiglia delle crisi internazionali. L’interpretazione di quelli che possono essere gli sviluppi di un evento di ampia portata non è sempre immediata, ma cesure storiche come questa suggeriscono un confronto con un professionista o comunque la necessità di rivalutare la strategia.
Non sempre si tratta di eventi improvvisi: nel caso dell’Ucraina, ad esempio, Andrea Carboni ha raccontato di essere intervenuto sui portafogli già prima del tragico 24 febbraio. Nell’analisi di scenario sono due gli elementi che dovrebbero essere incorporati nella valutazione, ha affermato il consulente di Hcinque, le probabilità che un evento si verifichi e l’eventuale impatto che potrebbe avere se il fatto effettivamente si materializza. “Anche un evento abbastanza remoto in termini di possibilità va considerato se l’eventuale impatto sarebbe enorme”, ha detto Carboni.
Una seconda categoria di cambiamenti può riguardare le vicende personali dell’investitore. Nel caso più frequente una grossa spesa imprevista o una perdita importante di reddito, magari per un’interruzione del percorso lavorativo, possono spingere ad assumere una postura più prudente nell’investimento. Potrebbe avvenire il contrario in caso di promozioni o eredità inaspettate, che possono autorizzare il risparmiatore a osare un po’ di più per migliorare le performance del suo investimento. Quando si è assistiti da un consulente, “in questi casi l’impulso deve arrivare dal risparmiatore, che mette al corrente il professionista per effettuare gli aggiustamenti necessari”.
Essere disciplinati, dunque, non si significa necessariamente adottare un’impostazione dove “si investe e dimentica”, anche se un portafoglio pigro, se si hanno molti anni a disposizione, il suo rendimento lo porta a casa. “Eseguire rotazioni eccessive non credo abbia senso, è sintomo che le posizioni originarie non erano corrette. Ci sono componenti del portafoglio che personalmente non abbiamo cambiato per più di dieci anni, ma se adottassimo questo approccio su tutto non riusciremmo a controllare il rischio”, ha affermato Carboni, “l’idea di mettere tutto su un Etf diversificato globale funziona avendo molti anni a disposizione, ma non lo consiglierei per la totalità del portafoglio”.