Chi ha inventato l’automobile? L’invenzione dell’automobile viene comunemente attribuita al tedesco Karl Benz che nel 1886 applicò il motore a scoppio da lui creato su un veicolo che poteva così muoversi autonomamente; ciò anche se già nel 1884 l’italiano Enrico Bernardi aveva realizzato un triciclo giocattolo per il figlio, anch’esso semovente grazie alla propulsione fornita da un piccolo motore endotermico. Quella di Bernardi non poteva quindi ancora essere considerata una vera e propria auto-mobile, che l’inventore italiano riuscirà a produrre solo dal 1894.
La prima automobile effettiva che si ritiene abbia calcato il suolo italico non sarà tuttavia né tedesca né italiana, ma francese. Si tratta infatti della Peugeot Type 3 ordinata il 30 agosto 1892 dall’industriale Gaetano Rossi, facente parte della famiglia proprietaria di quella che era la più grande industria italiana dell’epoca, la Lanerossi di Vicenza.
Gaetano Rossi e Armand Peugeot
Il giovane Gaetano, che aveva conosciuto personalmente Armand Peugeot durante i suoi studi a Parigi, si dotò della vettura per poter percorrere ogni giorno i 15 chilometri che separavano Schio, dove abitava, da Piovene Rocchette, dove aveva sede la fabbrica che dirigeva. Il primato Peugeot in Italia venne poi rafforzato anche da un secondo ordine effettuato l’anno successivo sempre dallo stesso Rossi. Ma di primati la Peugeot ne ha a ottenuti a bizzeffe. È infatti la casa automobilistica di più antica fondazione, anche se non si è occupata da subito di automobili.
Nascita della Peugeot
Ha esordito nel 1810 come industria metallurgica, derivata da un mulino per cereali, dedicandosi inizialmente alla costruzione di attrezzi per agricoltura, lame per seghe, molle per orologi, macchine da cucire, stecche per busti per signora, trita-pepe, macina-caffè, ed altro ancora. Dal 1881 Armand, nipote dei fondatori, inizierà a produrre biciclette, acquisendo poi i diritti per utilizzare un piccolo motore bicilindrico di soli 2 cavalli su licenza Daimler, con il quale intraprenderà la produzione delle prime autovetture Peugeot.
Dal 1897 la Casa del Leone (simbolo della Peugeot fin dal 1850) iniziò a produrre direttamente anche i motori, ottenendo sempre maggiori consensi ed affermando fin da allora quelle che saranno le sue maggiori caratteristiche distintive: la grande affidabilità delle vetture, la qualità, la durevolezza e l’accuratezza costruttiva.
Fra le tante peculiarità della Peugeot vi è anche quella di aver sempre riservato nei propri listini ufficiali un posto di rilievo a vetture cabriolet, nonostante versioni scoperte delle auto della Casa venissero in passato proposte anche da carrozzieri e allestitori privati. Tutti i principali modelli Peugeot sono stati direttamente declinati anche in una versione convertibile, segmento nel quale la Casa ha pure introdotto diverse innovazioni.
Chi ha inventato l’automobile non pensava ai cabrio (forse)
Prima fra tutte l’adozione ed il lancio della prima Coupé-Cabrio della storia, tramite acquisizione di licenza di sfruttamento di un brevetto curiosamente registrato da un dentista, George Paulin, e già messo in pratica da questi in collaborazione con il concessionario Darl’Mat ed il carrozziere Portout.
Si trattava di uno scenografico tetto rigido metallico e retrattile, che si ripiegava e riponeva nel baule manualmente o tramite un motorino elettrico. Tale formula fu poi ripresa con grande successo negli anni duemila dalla Mercedes SLK, per poi essere riproposta anche dalla stessa Peugeot con la 206 CC.
Ma la cabriolet senza dubbio più rappresentativa della Casa è una vettura dotata di una più tradizionale capote in tela, sia pure di grande qualità. Si tratta dell’elegantissima ed aristocratica 504 Cabriolet, auto di gran classe, fascino ed aplomb. La vettura derivava dalla berlina 504 di notevole successo internazionale, prodotta per lunghissimo tempo in diverse versioni ed in vari Paesi, tanto da aver superato i 3 milioni e mezzo di esemplari.
Lo stile di Pininfarina
Disegnata da Pininfarina in collaborazione con il Centro Stile Peugeot, la berlina era caratterizzata da grandi fari trapezoidali (definiti anche “gli occhi di Sofia Loren”) e da una coda spiovente, inclinata nel mezzo da un taglio netto; la sua linea misurata e discreta convinse anche Enzo Ferrari in persona, che, forse anche in omaggio alla Carrozzeria cui anch’egli affidava le sue sportive, la adottò come sua auto personale.
La derivata 504 Cabriolet era invece una vettura completamente nuova rispetto a questa, con un passo più corto di quasi 20 centimetri e senza alcun lamierato intercambiabile con la berlina.
Stilizzata e costruita da Pininfarina, e successivamente inviata in Francia per l’inserimento della meccanica, la cabriolet si distinse da subito, fin dalla sua apparizione al Salone di Ginevra del 1969, per l’equilibrio e la pulizia delle linee, morbide e levigate, e per la delicatezza con cui si univa, attraverso una lievissima e sinuosa curvatura, la parte anteriore con quella posteriore.
Perfezionava questa armonia di forme la capote a scomparsa totale, del tutto invisibile una volta aperta. Era una sportiva sobria e senza tempo, con un’aria un po’ elitaria, caratterizzata anche da un frontale piuttosto ribassato e da una coda tronca che ricordava istintivamente altre creazioni di Pininfarina di quegli anni, come la Fiat 124 Sport Spider.
Per la contessa Anita Necchi
Era pensata per il turismo a lungo raggio, per il quale offriva grande confort, silenziosità e comodità (grazie anche alle sospensioni indipendenti), oltre ad un bagagliaio di capienza inusuale per una sportiva. Per nulla impegnativa, permetteva una guida dolce ed appagante e garantiva un’ottima tenuta di strada ed una frenata più che sicura, assicurata da quattro dischi con servofreno, una vera sciccheria per l’epoca.
Nata con un motore 4 cilindri da 1,8 litri, monterà poi un 2 litri dal 1970 e finalmente un 6 cilindri a V da 2664 c.c. dal ’74, per poi reinserire un 2 litri dal ‘78 per ragioni fiscali. All’epoca era una delle vetture ambite dalla clientela sofisticata e discreta, che intendeva mantenere un profilo raffinato e non chiassoso.
È famoso ad esempio l’esemplare appartenuto alla contessa Anita Necchi, della nota famiglia di produttori di macchine da cucire; immatricolata nel ‘71, era stata dotata dall’origine di accessori personalizzati ed esclusivi (portasci da baule, accensione fari automatica e gomme da neve) necessari per i continui trasferimenti della contessa da Milano a Sankt Moritz. Questa 504, che oggi appartiene a Peugeot Italia e che compare di frequente in raduni e manifestazioni, vanta anche importanti trascorsi televisivi poiché era la vettura utilizzata da Gigi Proietti (con finte targhe Roma in luogo delle originali Milano) nella serie televisiva “Una pallottola nel cuore”.
Si tratta di una vettura che può essere considerata moderna ancora oggi, grazie anche ai contenuti tecnologici all’epoca d’avanguardia, all’affidabilità a tutto tondo ed alla guidabilità molto simile ad un’auto attuale. In Italia sembra siano rimasti ben pochi degli oltre 8.000 esemplari prodotti, di cui solo 977 con il motore V6; questi ultimi sono senza dubbio i più desiderati e se in perfette condizioni possono agevolmente raggiungere quotazioni superiori ai 50.000 euro.