L’estate ha difficoltà ad arrivare anche a Londra, tra piogge, grandini e colpi di sole: una sequenza che si ripete incessantemente. Ciò non toglie che uno dei luoghi più amati a Londra nei mesi estivi, Somerset House (foto apertura), si animi con non una ma ben tre mostre alla Courtauld Gallery.
Il museo, nato insieme all’Istituto che forma buona parte della classe dirigente museale mondiale, ha una collezione permanente straordinaria, ma talvolta poco conosciuta da chi non vive a Londra. Localizzata nelle sale che fino al 1869 erano sede della Royal Academy of Arts, include capolavori che vanno dal medioevo al Ventesimo secolo, da Cranach, Brueghel e Rubens sino al Bar at the Folies Bergère di Manet, a innumerevoli opere di Cézanne e alle Ballerine di Degas. Le sue sale, rinnovate di recente, sono sempre una gioia da attraversare: piccole, contenute, su più piani. A questo si aggiungano un bel caffè all’ingresso, un negozio ben fatto, e, appena fuori, il cortile gigantesco, un buonissimo ristorante, una terrazza sul Tamigi…
Estate a Londra, le mostre da non perdere
Tre sono gli artisti protagonisti delle altrettante esposizioni temporanee appena aperte: Roger Mayne (1929-2024), Vanessa Bell (1879-1961) e Henry Moore (1898-1986). Sembrano nomi distanti uno dall’altro, ma c’è a mio avviso un sottile filo tutto inglese che li lega.
La fotografia di Roger Mayne
Roger Mayne è il primo fotografo a cui viene dedicata una mostra al Courtauld: più di 60 fotografie vintage che testimoniano come la fotografia documentaria possa divenire una forma d’arte. Studente di chimica a Oxford, Mayne si appassionò già durante gli anni universitari ai processi di stampa. Autodidatta, iniziò come fotoreporter, riuscendo tuttavia a ritagliare il tempo e le finanze per dedicarsi a progetti più personali. Il più noto la serie di scatti eseguiti tra il 1956 e il 1961 in Southam Street, strada demolita nel 1969 per construire la ben nota Trellick Tower, in fondo al quartiere di Notting Hill.
Le sue fotografie sono dense di umanità, che ritrasse così come la trovava, e diventano potentissime soprattutto quando ritraggono giovani e giovanissimi inglesi, ancora nella povertà del secondo dopoguerra, dove la speranza si mescolava alle ferite ancora ben visibili del conflitto.

Roger Mayne, Bambini in un edificio bombardato a Bermondsey, Londra, 1954
Seguono foto da altre serie, come quelle scattate a Bermondsey, o successivamente in Spagna, tutte con al centro la gioventù, la famiglia, la vita di strada, e tutte contraddistinte da grande empatia e eseguite con rigorosa professionalità. Curata da Jane Alison con la collaborazione di Katkin Tremayne, figlia del fotografo, la mostra resterà aperta tutta l’estate, sino all’1 settembre.
Le suggestioni di Henry Moore
La guerra ha avuto un grande impatto anche su Henry Moore, forse il più grande scultore inglese moderno, vincitore nel 1948 del premio di scultura alla Biennale di Venezia. Moore visse entrambe le guerre, e durante la seconda venne reclutato dal WAAC War Artists’ Advisory Committee, un organismo diretto da Kenneth Clark, direttore anche della National Gallery, nato per raccogliere testimonianze del conflitto eseguite da artisti, che spesso rimasti senza lavoro trovarono finalmente uno scopo e uno stipendio.
Dal 7 settempre 1940, Londra fu sistematicamente bombardata per 56 giorni, con successivi attacchi in dicembre e nel maggio dell’anno successivo. Il così chiamato Blitz ha creato un’impressione duratura sull’artista che annotava nei suoi taccuini i ricordi delle migliaia di persone che trovavano rifugio nei tunnel della metropolitana. Questi ricordi diventarono poi disegni, tra i migliori ispirati dal WAAC, che ben descrivono il senso di solitudine e di forzata comunità di uomini e donne accampati sotto i muri curvi di mattoni. Di qui il titolo della mostra: Shadows on the Wall, Ombre sul muro.

Henry Moore, Prospettiva del rifugio nella metropolitana, 1941
La magia dell’acquerello che scivola e…
Moore fu un grandissimo ed instancabile disegnatore, tutte le sue opere scultoree sono state pensate a lungo su carta, con grande sperimentazione tecnica: matita, pastelli a cera, acquerelli e penna, spesso usati insieme sullo stesso foglio. Lui stesso disse che fu come “una magia vedere l’acquerello scivolare dalle parti che avevano una superficie a cera”.
Durante il 1942 sempre il WAAC gli commissionò disegni che illustrassero la vita dei minatori a Castleford, nello Yorkshire, la stessa miniera dove suo padre lavorò: tunnel claustrofobici, descritti da Moore come “un terribile inferno costruito dall’uomo”. I disegni che eseguì sono forse meno conosciuti dei precedenti, ma anch’essi sono dominati dai muri, che a loro volta dominano il corpo dei lavoratori.
…il fascino senza tempo dell’Odissea
L’anno successivo la BBC trasmise un melodramma di Edward Sackville-West, The Rescue, basato sulla fine dell’Odissea. Più di tre milioni di cittadini della Gran Bretagna lo seguirono alla radio: Odisseo che torna a Itaca, così come si sperava che i soldati tornassero dalla guerra sul Continente. Moore ne illustrò la prima edizione, e non mancano muri di mattoni, ombre, figure appoggiate…

Henry Moore, Wall Relief 1, Rotterdam
In tema di muri forse il suo capolavoro, ed anche sublime e unico esperimento eseguito in mattoni, è Wall Relief 1, la facciata del Building Centre di Rotterdam del 1955. Parte della grande e illuminata ricostruzione della città devastata dalla guerra, come tutte le sue opere si accompagna di bozzetti e disegni, diversi dei quali esposti.
La mostra, in collaborazione con la Henry Moore Foundation, è pensata da Penelope Curtis e curata da Alexandra Gerstein e Ketty Gottardo, e rimarrà aperta sino al 22 settembre.
Mostre per una fuga estiva a Londra: alla scoperta di Vanessa Bell

Vanessa Bell, Disegno per tappeto, 1913-1919
Vengono tutte dal Courtauld Institute le opere di Vanessa Bell esposte nel Project Space del museo. Una piccola mostra, che ben rappresenta lo spirito della grande artista, sorella di Virginia Woolf e con lei uno dei membri principali del Bloomsbury Group.
Fenomeno molto inglese, il gruppo di artisti, scrittori, pensatori, critici si riunì per anni nel primo Novecento nel quartiere di Bloomsbury, una sorta di aristocrazia intellettuale, una Cambridge a Londra che portava avanti idee di modernismo, in particolare il rigetto della rigida distinzione tra arte e decorazione. Dipinti a olio, stampe, progetti per tappeti e piastrelle… erano tutti considerati allo stesso livello.
Guerra, speranza e desiderio del bello nel secolo scorso: un trio formidabile e, da grande amante delle mostre piccole, da non perdere anche se continua a piovere!
Da segnarsi in agenda:

Vanessa Bell, A conversation, 1913-1916
The Courtauld Institute, Londra
Roger Mayne: Youth – fino all’1 settembre 2024
Henry Moore: Shadows on the Wall – fino al 22 settembre 2024
Vanessa Bell: A Pioneer of Modern Art – fino al 6 ottobre 2024