Prologo
Due anni fa abbiamo dialogato su un caso francese che ha visto contrapposti lo scultore francese Daniel Druet e l’artista italiano Maurizio Cattelan, oltre ad altri soggetti, tra cui la nota galleria Emmanuel Perrotin che rappresenta Cattelan in Francia e l’istituzione pubblica francese La Monnaie de Paris, antica zecca che affonda le proprie radici nell’alto medioevo (epoca carolingia: VIII/X secolo) e che oggi ospita anche un museo. Presso tale museo sono state esposte quattro sculture di Cattelan.
Lo scultore francese ha sostenuto di aver realizzato tra il 1999 ed il 2006, su incarico di Cattelan tramite la Galerie Emmanuel Perrotin, 8 sculture, tra cui una, denominata “Him” (2001), che rappresenta un ragazzo inginocchiato il cui viso raffigura quello di Adolf Hitler. Druet ha denunciato il fatto di non essere stato riconosciuto come autore esclusivo delle sculture che invece sono state presentate al pubblico come opere di Cattelan. In realtà, è subito emerso un problema procedurale: Druet ha citato in giudizio davanti al Tribunale di Parigi la galleria Perrotin, l’editore Turenne Editions ed il museo La Monnaie de Paris, ma non Cattelan, il quale è stato unicamente chiamato in garanzia nel giudizio dal Museo. In altre parole, il Museo ha contestato la fondatezza delle domande di Druet, e ha chiamato in garanzia Cattelan, per farsi tenere manlevato nel solo caso in cui fosse stato condannato a risarcire i danni lamentati da Druet. Il Tribunale di Parigi nel 2022 ha rigettato le domande di Druet motivando che la legge francese presume che l’autore di un’opera sia colui che afferma di esserne l’autore al momento della sua divulgazione. Il ragionamento del Tribunale è stato lineare: poiché nel momento in cui le opere sono state esposte (cioè “divulgate”) presso il Museo, le stesse hanno indicato Cattelan come autore e Druet non è stato in grado di superare la presunzione di autorialità a favore di Cattelan, l’autore delle opere deve considerarsi quest’ultimo. Con sentenza del 5 giugno 2024, la Corte d’Appello di Parigi ha confermato la sentenza di primo grado, condannando Druet a rimborsare le spese processuali a favore della galleria Perrotin e del Museo.
Giuseppe Calabi, avvocato
Secondo la Corte d’Appello di Parigi, Druet non ha nemmeno tentato di dimostrare di essere lui l’autore delle opere contestate e, probabilmente al fine di radicare la competenza del giudizio in Francia, ha citato esclusivamente la Galerie Emmanuel Perrotin ed il museo La Monnaie de Paris. Poiché la partecipazione nel giudizio di Cattelan è avvenuta solamente in quanto l’artista italiano è stato citato “in garanzia” da una delle altre parti, non vi è stata alcuna possibilità di un contraddittorio diretto tra Druet e Cattelan sul tema della titolarità del diritto d’autore delle otto sculture. E quindi, in base alla rigida presunzione di autoralità stabilita dalla legge francese (art. L 113-1 del Code de la propriété intellectuelle), il giudice francese di secondo grado ha confermato la sentenza del Tribunale di Parigi.
A mio avviso, la strategia con cui la difesa di Druet ha impostato questo caso non ha consentito al giudice di affrontare la questione molto interessante che avrebbe potuto essere affrontata, se si fosse stabilito un legame giuridico/processuale tra Druet e Cattelan, ossia qualora Druet avesse citato direttamente Cattelan (oltre che la galleria ed il Museo): nel caso in cui un artista realizza un’opera su istruzione di un altro artista, ovvero sulla base di un progetto artistico fornito da quest’ultimo, chi deve essere considerato l’autore dell’opera ? La legge francese (ma anche quella italiana: art. 8 LDA) presume che l’autore di un’opera sia colui “che sia in essa indicato come tale”. Tuttavia, al di là della presunzione prevista dalla legge, che è una presunzione semplice, ossia superabile in base a prova contraria, chi è in realtà l’autore di un’opera realizzata su progetto, anche dettagliato, di un artista? È l’artista, ovvero chi realizza materialmente l’opera ? E la risposta potrebbe cambiare, qualora l’artista autore del progetto, intervenga successivamente sull’oggetto realizzato dall’esecutore? Ed infine, avrebbe potuto questa vicenda essere risolta con il riconoscimento da parte di Cattelan, che resta indiscutibilmente autore dell’opera, che la stessa era stata creata anche grazie alla collaborazione di Druet? Queste domande restano aperte ed il caso francese, per come è stato impostato, non ha permesso di affrontarle. Insomma: un’occasione persa.
Sharon Hecker, storica dell’arte
Il caso Cattelan-Druet mostra dove la legge e la storia dell’arte non sono in sintonia. La decisione giudiziaria basa il suo ragionamento su una fantasia duratura dell’artista geniale e solitario come unico “autore”. Ma oggi la storia dell’arte non ragiona più in questo modo. La creazione di molte opere d’arte tridimensionali non è automaticamente considerata opera di un solo artista. Questo tipo di produzione artistica non è la stessa di un pittore che lavora da solo con il suo cavalletto o di un autore che scrive una poesia. I concetti giuridici di autorialità devono cambiare per riflettere questa differenza. Sappiamo che un gol nel calcio non è prodotto da un singolo giocatore: è reso possibile dalle competenze raffinate e specializzate di un’intera squadra di calcio professionale. Questo non sembrerebbe strano nel cinema, dove ogni professionista che lavora per realizzare un film viene accreditato.
Il mondo giuridico può trarre vantaggio dagli sviluppi della storia dell’arte. Negli ultimi anni, gli storici dell’arte si sono allontanati da una narrazione restrittiva e spesso falsa. Quest’anno, il Comité International d’Histoire de l’Art in Francia ha dedicato una settimana ad una conferenze sul tema. Oggi riconosciamo gli abili modellatori di gesso, i tagliatori di marmo e i fonditori di bronzo come figure chiave nella creazione delle sculture. Questi non vanno confusi con giovani apprendisti inesperti o scalpellini. A causa della crescente importanza dei materiali e delle raffinate abilità e tecniche artistiche nella cultura visiva, oggi consideriamo queste figure essenziali per la storia della creazione dell’opera d’arte. Nonostante siano state cancellate e il loro contributo non sia stato registrato, hanno prodotto oggetti in collaborazione e dialogo con quelli che sono stati identificati come gli “artisti”. Druet non è certo un paio di mani o un mero “fornitore” di Cattelan: è un maestro artigiano a tutti gli effetti. Il campo del diritto è notoriamente conservatore, a ragione. Ma in questo caso è giunto il momento che la legge diventi consapevole degli sviluppi della storia dell’arte ed espanda le idee di autorialità e paternità dell’arte quando sono coinvolti più tipi di abilità.