La fine del viaggio terreno è sempre un argomento delicato da trattare ma non parlarne anche dal punto di vista patrimoniale può portare a dover approfondire tematiche ancora più delicate e molto spesso complicate (basti pensare alle controversie avvenute a seguito della morte di Alberto Sordi o Luciano Pavarotti o semplicemente di un vostro conoscente).
Johann Kaspar Lavater, filosofo svizzero, disse “Non puoi dire di conoscere un uomo finché non hai diviso un’eredità con lui“. Forse ci aveva visto lungo.
Ma quindi cosa bisogna fare? Che cos’è una pianificazione successoria? È un percorso che il risparmiatore intraprende, con l’ausilio di un consulente finanziario e coinvolgendo se necessario anche altri professionisti con elevata specializzazione, per mettere in campo una serie di processi ed attività funzionali alla trasmissione ordinata ed ottimizzata del patrimonio prima della sua dipartita.
Ecco che quindi, a fronte di un indice di invecchiamento della popolazione sempre più alto e ad una casista sempre più ampia di rapporti familiari (si pensi all’introduzione nel nostro ordinamento delle Unioni Civili, a seguito della L. n. 76 del 2016, più famosa come Legge Cirinnà), è sempre più importante dover progettare una corretta pianificazione successoria.
- Motivazioni familiari: per ridurre, appunto, il sorgere di liti tra gli eredi (in Italia, tra le cause più lunghe, ci sono proprio quelle successorie) ed andare, magari, a premiare il successore più meritevole
- Motivazione fiscale: per evitare, per quanto possibile, che il patrimonio venga corroso dal pagamento di tassazione eccessiva
- Motivazione giuridiche: per individuare delle soluzioni che consentano di destinare parte del patrimonio a figure che però esulano dall’asse ereditario (nei limiti consentiti dalla legge)
- Motivazioni economiche: per evitare stasi che molto spesso si presentano al momento della successione, magari a causa di controversie legali
- Motivazioni aziendali: nel caso degli imprenditori, per garantire la continuità aziendale.
Da dove si comincia? Beh, occorre inizialmente analizzare la propria situazione familiare quindi se, ad esempio, sono presenti dei disabili o un coniuge anche separato (non ancora divorziato).
Si passa poi alla valutazione del patrimonio oggetto di trasferimento, quindi si andranno ad analizzare tutte le componenti, non solo quelle prettamente finanziarie (immobili, liquidità, titoli, polizze, quote societarie, autoveicoli ed imbarcazioni, quadri, collezioni di lusso, …), e se esso è stato in passato oggetto di disposizioni a titoli gratuito (ad esempio donazioni a favore di un erede piuttosto che un altro).
Una volta chiarito il quadro della propria situazione patrimoniale e familiare si va a decidere quale sia, in base alle proprie aspettative ed intenzioni, la soluzione migliore da mettere in campo, soluzione che verrà monitorata al fine di poterla adattare in base alle esigenze ed ai bisogni che possono essere mutati nel tempo.
Non esistono quindi progetti pre-confezionati, ogni situazione è a sé e deve essere valutata nella sua specificità. Ma voi invece? Avete già fatto effettuare un’analisi complessiva del vostro patrimonio? Avete già redatto un testamento?