Cos’hanno in comune Ernest Hemingway e l’imperatrice Eugenia di Francia, moglie di Napoleone III? Un baule Vuitton. Uno degli oggetti-icona del lusso moderno e contemporaneo, la cui storia è ignota ai più.
Louis Vuitton e i suoi bauli: nascita della leggenda
Louis Vuitton nasce il 4 agosto 1821 – lo stesso anno del poeta Baudelaire – ad Anchay, comune montano della Francia orientale (dipartimento del Giura), figlio di un contadino e di una modista. All’età di 13 anni, da tempo orfano di madre e di padre, si mette in cammino per trovare fortuna a Parigi. Arriva nella capitale francese sedicenne, e trova lavoro come apprendista presso un produttore di scatole da imballaggio. La sua abilità professionale è tale che nel 1853 viene assunto come imballatore personale di Eugenia, moglie di Napoleone III.
1854: dal baule con il coperchio ricurvo a quello a cima piatta
L’anno seguente, nel 1854 apre il suo laboratorio al numero 4 di Rue Neuve-des-Capucines, nei pressi di Place Vendôme. Nello stesso periodo inventa il primo baule a “cima piatta”. Una rivoluzione: fino a quel momento le scatole da imballaggio avevano i coperchi curvi. Il successo commerciale non tarda ad arrivare, e nel 1859 Vuitton apre un atelier più grande ad Asnières-sur-Seine, alle porte di Parigi, cittadina in cui ancora oggi si realizzano i prodotti del marchio di punta di LVMH, e in cui ancora lavora la sesta generazione degli eredi diretti di Louis.
Il battesimo dell’Expo 1867
Nel 1867, Vuitton vince la medaglia di bronzo per le sue creazioni all’Esposizione Universale di Parigi. Segue il lancio del pionieristico baule guardaroba (1875). Nel 1885 verrà aperta la prima boutique al di fuori della Francia, a Londra, in Oxford Street.
Vuitton e i suoi bauli: il problema dei falsi fin dall’inizio
I primi bauli Louis Vuitton erano realizzati nella cosiddetta tela Trianon, tessuto grigio robusto, resistente all’acqua e inodore. L’elevata qualità e il successo del prodotto lo rese subito passibile di contraffazione. Nel tentativo di prevenirla, Vuitton ampliò la gamma dei rivestimenti in tela, introducendo tele a righe rosse e bianche (1872), beige e marroni (1876) nonché la mitica fantasia damier (1888), ancora oggi identificativa del marchio. Negli anni, la particolare tela di rivestimento dei bauli, resistente all’acqua e alle macchie, prenderà il nome di Vuittonite.
La serratura inviolabile
Nel 1886, il figlio di Louis, Georges Ferréol (1857 – 1936), adotta per i bauli un sistema “non scassinabile”, arrivando a sfidare Harry Houdini. E il celebre escapologo americano perde la sfida. Tutt’oggi questa serratura è un segno distintivo della valigeria.
Il capostipite Louis Vuitton muore il 27 febbraio 1892. Non fu lui a creare la tela con il monogramma LV, ma proprio suo figlio Georges, nel 1896, proprio in memoria del padre scomparso.
Nel 1927 fu il nipote del fondatore, Gaston-Louis Vuitton, a creare per lo scrittore Ernest Hemingway, premio Nobel nel 1954, un baule-biblioteca in tela monogram. Un modello dotato di cassetti, scomparti per libri e alveo per macchina da scrivere. Quelli “biblioteca” sono i bauli più ricercati da bibliofili e collezionisti.
Per dire, un baule di tipo Hemingway è stato aggiudicato per 88.200 euro, otto volte la sua stima iniziale nell’asta di Christie’s Legendary Trunks: A European Private Collection (online dal 19 giugno al 3 luglio 2024), dedicata alla maggiore collezione privata di bauli Louis Vuitton mai apparsa sul mercato.
Antologia di un’icona: il baule Vuitton
L’asta ha offerto quasi 100 lotti, venduti a complessivi 2,4 milioni di euro, cifra più che doppia (+217%) rispetto alla valutazione di partenza della collezione e «record mondiale per una collezione di bauli Vuitton», afferma Lucile Andreani, direttrice per l’Europa il Medio Oriente e l’Africa del dipartimento Borse e Accessori di Christie’s. Il lusso si conferma una grande calamita: oltre un quarto (27%) degli acquirenti era nuovo. La quotazione più elevata in questa occasione si è raggiunta per un raro baule da esploratore in rame del 1925: 189.000 euro.
Louis Vuitton, baule storico in rame e ottone del 1925
I bauli Explorer
Questi esemplari in metallo sono noti anche come bauli Explorer. A causa della loro rarità, quotano prezzi elevati. Metalli come il rame e l’alluminio sono estremamente resistenti e proteggono il contenuto da calore e umidità. «Sono anche il simbolo di un’epoca d’oro in cui l’esplorazione era sinonimo di stile, glamour ed eleganza», prosegue Andreani.
Quelli di provenienza celebre
La provenienza è un altro fattore che fa salire i prezzi. Nel 2011, un gruppo di lotti provenienti dalla collezione di Elizabeth Taylor si sono rivalutati 22 volte la stima massima. Analoga rivalutazione nel 2022 per un set di tre valigie provenienti dalla collezione del giornalista statunitense di moda André Leon Talley (quotazione finale: 94.500 dollari).
Il baule in tela rossa Vuitton proveniente dalla collezione del banchiere e filantropo francese Albert Kahn ha invece raggiunto nel 2024 i 94.500 euro.
Il mercato dei bauli Vuitton
«I modelli vintage e rari hanno registrato un’impennata di interesse da parte dei collezionisti di tutto il mondo, grazie alla loro scarsità e al loro valore storico», spiega Andreani. Già dieci anni fa, nel 2014, Christie’s offriva la più grande collezione di bauli Vuitton di un singolo proprietario nell’asta The Ski Sale, Travel in Style. In quell’occasione un baule guardaroba in tela monogram degli anni Trenta raggiunse le 37.500 sterline. Da allora, le quotazioni non hanno fatto che salire.
Trasportare i piaceri della vita
Non solo abiti. Fin da inizio XX secolo i Vuitton comprendono che i bauli possono trasportare letteralmente qualsiasi cosa. Set da picnic, stecche da biliardo, dischi musicali, colori ad acquerello, torte e dolciumi, decorazioni natalizie, decantatori per i vini, libri: non c’è oggetto del buon vivere che i celebri imballaggi non abbiano custodito per il trasporto. Un volume del 2010 (Louis Vuitton: 100 Legendary Trunks) racconta le creazioni più stravaganti e innovative del marchio.
Si ricordi solo il “Baule Letto”, progettato per Pierre Savorgnan de Brazza in occasione della sua spedizione in Congo del 1905. E poi un baule da croquet, uno per orologio con e uno (del 2006) destinato a contenere utensili tradizionali per la cerimonia giapponese del tè.
Vuitton, i bauli in edizione limitata
Nel 2021, il compianto stilista Virgil Abloh ripensa il baule Courrier: lo riveste con tela gialla, finendolo in argento. Un baule Courier 110 degli anni Trenta, già dell’industriale John Moffat, è arrivato a 81.900 euro, da una stima minima di 8.000.
Del 2009 è il modello Casinò Trunk, che celebra l’apertura della boutique a Macao. L’interno presenta scomparti per il gioco d’azzardo, tra cui una roulette, 20 mazzi di carte e 800 fiches da poker.
Collaborazioni
È del 2017 la collaborazione con il marchio di streetwear newyorkese Supreme. Nel 2021, in occasione del bicentenario della nascita del fondatore, il marchio invita 200 personalità del mondo dell’arte, della scienza, dello sport e della politica a reimmaginare il baule originale del 1858. I bauli sono poi stati presentati nella mostra itinerante 200 Trunks, 200 Visionaries: The Exhibition (Asnières, Singapore, Los Angeles, New York). Anche l’architetto Frank Gehry ha collaborato al progetto.