In termini di Roe, le banche etiche e valoriali mostrano una media complessiva costante del 5,23% a fronte del 2,21% delle banche convenzionali
Il rapporto prestiti/depositi degli istituti convenzionali si attesta al 102,5%, restituendo potenzialmente un rischio di liquidità più elevato
Le banche etiche svolgono le tradizionali funzioni delle banche convenzionali, ma con una differenza: i risparmi raccolti dai clienti vengono investiti per finanziare attività che hanno un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. La domanda è: funzionano? O meglio, come si distinguono sul fronte della redditività, dell’adeguatezza patrimoniale e delle performance finanziarie? A rispondere è il Rapporto sulla finanza etica in Europa, ricerca internazionale nata dalla collaborazione tra Fondazione finanza etica, Fundación finanzas éticas e Federazione europea delle banche etiche e alternative. Giunto alla sesta edizione, ha analizzato quest’anno 22 banche etiche europee confrontandole con 60 banche “significative” – di cui 10 italiane – direttamente vigilate della Banca centrale europea, nell’arco temporale di un decennio che va dal 2012 al 2021, includendo anche i contraccolpi della crisi pandemica. Un modo non solo per comprendere quale dei due cluster sia più redditizio e solido dal punto di vista finanziario ma soprattutto, nelle intenzioni dei ricercatori, per mostrare come le banche che non guardano unicamente al profitto ma anche al benessere sociale e alla tutela dell’ambiente siano compatibili (dal punto di vista dei risultati di bilancio) con il sistema bancario europeo.
Ma guardiamo ai risultati. L’analisi mostra come le banche etiche europee evidenzino una migliore redditività rispetto alle banche convenzionali: in termini di redditività del capitale proprio (Roe) le prime restituiscono infatti una media complessiva costante del 5,23% a fronte del 2,21% degli istituti tradizionali. Andando nel dettaglio, le ragioni del gap sembrerebbero risiedere nella forte volatilità nei risultati delle banche convenzionali. Nonostante siano partite da una posizione di vantaggio nel 2008 (con un Roe medio dell’8,20%) hanno infatti risentito maggiormente degli effetti della crisi del 2007-2008 negli anni successivi, fino a registrare un picco del -18,94% nel 2012. Poi, hanno migliorato la loro performance, superando le banche etiche dal 2017 al 2019, incassando una perdita della redditività maggiore nel 2020 e registrando infine una repentina crescita nel 2021 (superando nuovamente le banche etiche, come si evince dal grafico sottostante). “Questo è dovuto a un forte incremento dei ricavi rispetto al patrimonio netto, da imputare in parte alla politica monetaria fortemente espansiva della Bce e in parte alla buona efficienza delle misure messe in atto dai governi in tema di qualità del credito”, si legge nel rapporto.
Fonte: 6° rapporto sulla finanza etica in Europa
Passando all’analisi del Roa (Return on asset, ovvero il rapporto tra utile netto e totale dell’attivo che misura la redditività dell’attività di un’impresa), anche in questo caso le banche etiche evidenziano un vantaggio, con una media dello 0,46% contro lo 0,25% delle banche tradizionali. Ma le differenze tra i due campioni risultano evidenti anche su altre voci di gestione, mostrando vocazioni e impostazioni alternative. Sul fronte degli attivi, emerge per esempio come le banche etiche siano più propense all’attività bancaria classica, ovvero la raccolta di risparmi e la concessione di crediti. Al contrario, le banche significative puntano maggiormente su attività finanziarie come investimenti in titoli, vendita di prodotti finanziari e partecipazioni in imprese. Le banche etiche raccolgono inoltre denaro principalmente attraverso i depositi dei clienti, con una media dell’81,1% del totale a fronte del 62,7% delle banche convenzionali che invece raccolgono liquidità in buona parte anche da altri canali come l’emissione di obbligazioni o i depositi di altre banche.
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Rischio di liquidità più elevato per le banche tradizionali
Misurando la solidità patrimoniale come rapporto tra patrimonio netto e totale del passivo, emerge poi come le banche etiche abbiano registrato una leggera decrescita nel tempo, partendo dal 9% del 2012 fino ad arrivare all’8,2% del 2021; per le banche tradizionali la tendenza è invece opposta, pur attestandosi a livelli inferiori, ovvero dal 4,3% del 2012 al 6,20% del 2021. L’ultimo aspetto analizzato è quello della liquidità, vale a dire il rapporto tra prestiti e depositi. Se le banche etiche riportano una media dell’81,5%, le banche tradizionali restituiscono un indice ben più elevato, con una media del 102,5% (e un picco del 109% nel 2014 e nel 2019). E “un rapporto troppo elevato indica che la banca potrebbe non avere sufficiente liquidità per coprire eventuali richieste impreviste di denaro da parte dei depositanti”, avvertono i ricercatori.
Banche tradizionali e etiche: come investono per il clima
Guardando infine alla lotta al cambiamento climatico, i ricercatori ricordano come, a livello globale, le banche convenzionali sembrerebbero non aver davvero avviato una transizione ecologica del loro modello di business. Citando i dati del recente report Banking on climate chaos 2023, risulta evidente che – dal 2016 al 2022 – 60 colossi internazionali abbiano finanziato i combustibili fossili con oltre 5,5 miliardi di dollari, di cui 673 milioni solo lo scorso anno. Un altro studio condotto da BloombergNef fa sapere che sul totale dei finanziamenti del settore energetico, sempre dal 2016 al 2022, solo il 7% è andato alle energie rinnovabili. Al contrario, scrivono i ricercatori, le banche etiche adottano un approccio olistico integrato investendo in metriche avanzate di misurazione delle emissioni di gas serra ed escludendo dal credito filiere dannose per l’ambiente e il clima in modo da allineare i portafogli agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
“Mentre i colossi del sistema bancario convenzionale pronunciano impegni di sostenibilità che spesso vengono poi smentiti e non scalfiscono un modello di business complessivamente orientato al massimo profitto a ogni costo, le banche etiche europee si distinguono invece per la coerenza tra azioni svolte e principi sostenuti”, spiega Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica. “La ricerca sottolinea l’importanza di allontanare dal settore finanziario le ombre di greenwashing e socialwashing e offre uno spaccato di conoscenza sulla finanza etica in Europa: un movimento che lancia una sfida di trasformazione valoriale alla finanza globale. Tanto più oggi, a pochi mesi dal prossimo voto per il rinnovo dell’Europarlamento”.