Nel terzo trimestre dell’anno i fondi art. 8 hanno subito deflussi per 20,5 miliardi di euro, dopo aver perso 21,5 miliardi nei tre mesi precedenti
Bioy: “Con la nuova consultazione sulla Sfdr lanciata dalla Commissione europea a settembre, possiamo aspettarci ulteriori incertezze”
Investitori ancora in uscita dai fondi sostenibili. Stando a una nuova analisi di Morningstar, i prodotti articolo 8 (che promuovono caratteristiche ambientali o sociali o una combinazione di tali caratteristiche ai sensi della Sustainable finance disclosure regulation, la normativa europea sull’informativa di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari) hanno subito deflussi per 20,5 miliardi di euro nel terzo trimestre, dopo aver perso 21,5 miliardi tra aprile e giugno. Al contrario, i fondi che ricadono sotto l’ombrello dell’art. 6 (ovvero che non promuovono caratteristiche ambientali o sociali e che non hanno come obiettivo investimenti sostenibili ma per le quali le società di gestione si limitano a monitorare i rischi di sostenibilità) hanno catturato 17,8 miliardi, seppur in calo rispetto ai 19,8 miliardi dei tre mesi precedenti. Per gli art. 9, che hanno come obiettivo l’investimento sostenibile, si parla infine del livello più basso di sottoscrizioni dall’entrata in vigore della Sfdr nella primavera del 2021. E potrebbe non essere finita qui.
Secondo Morningstar, il calo degli afflussi potrebbe essere attribuito infatti a una combinazione di fattori economici e normativi, tra cui la grande ondata di riclassificazioni cui abbiamo assistito tra l’ultimo trimestre del 2022 e il primo trimestre del 2023, con circa 350 fondi scivolati da art. 9 ad art. 8 in seguito ai chiarimenti dell’Esma (l’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, ndr) sulla Q&A della Commissione europea di giugno 2021. Senza dimenticare la nuova consultazione sulla Sfdr lanciata dalla Commissione europea a settembre che potrebbe innescare “ulteriori incertezze”, dichiara Hortense Bioy, global director of sustainability research di Morningstar.
Fondi sostenibili, raccolta in calo. Chi resiste
In questo scenario, c’è però chi resiste di più e chi meno. Sulla vetta della classifica di Morningstar sui fondi art. 8 che hanno registrato i maggiori afflussi nel secondo trimestre dell’anno si posiziona Nordea invest engros korte obligationer, che ha raccolto quasi 2,1 miliardi di euro. Seguono Santander rf ahorro fi, che ha totalizzato oltre 1,8 miliardi di euro, e Allianz return fund con 1,1 miliardi. I prodotti che, nello stesso periodo, hanno invece incassato i maggiori deflussi sono: Muzinich enhancedyield short-term fund, Northern trust world custom Esg equity index e Storebrand global all countries.
In cima alla lista dei prodotti art. 9 più venduti nel secondo trimestre c’è Wellington global stewards fund, seguito a distanza da Handelsbanken norden index criteria e Bnp Paribas funds green tigers. Il fondo di Bnp Paribas, spiega in particolare Morningstar, investe in società che traggono almeno il 20% dei loro ricavi dai mercati ambientali dell’Asia-Pacifico. Wellington global stewards fund inserisce in portafoglio società i cui team di gestione e consigli di amministrazione dimostrano una “stewardship” esemplare. Il fondo cerca infatti di avere un impatto positivo sul cambiamento climatico, impegnandosi attivamente con le aziende per raggiungere l’azzeramento delle emissioni entro il 2050.
279 fondi sostenibili modificano il loro “status”
Nonostante i continui riscatti, c’è da dire che i fondi art. 8 continuano a mantenere la loro quota di mercato intorno al 53% (a fine settembre). Allo stesso modo, la quota dei prodotti art. 9 resta ferma al 3,4%, registrando una variazione minima rispetto al trimestre precedente. Quanto ai nuovi sbarchi sul mercato, Morningstar calcola 126 lanci di fondi art. 8 e art. 9 nel terzo trimestre, in calo del 31% rispetto ai 186 del trimestre precedente. “La contrazione può essere attribuita in parte al sentimento generale del mercato, smorzato dalle continue sfide di un contesto macro che pesa sui mercati azionari e obbligazionari, tra cui la prospettiva di tassi di interesse elevati e il rallentamento della crescita in alcune delle maggiori economie”, scrivono gli analisti. “Altri fattori che potenzialmente contribuiscono al rallentamento dell’attività di sviluppo dei prodotti artt. 8 e 9 sono le accuse di greenwashing e un contesto normativo in continua evoluzione”, aggiungono. Intanto, continuano ad aumentare anche le riclassificazioni. Nel terzo trimestre dell’anno Morningstar ha identificato 279 fondi che hanno modificato il loro “status”. Nella maggior parte dei casi (232) si tratta di upgrade da art. 6 ad art. 8, mentre tre fondi sono saliti da art. 6 ad art. 9 e 15 fondi dall’art. 8 all’art. 9. Parallelamente, 10 prodotti sono stati declassati da art. 9 ad art. 8, mentre 18 fondi sono scivolati dall’art. 8 all’art. 6.