- Meta è l’unica delle magnifiche 7 a rientrare nella lista delle migliori azioni growth del 2025, che include Palantir, Super Micro Computer, Constellation Energy, Tapestry, Crowdstrike, Uber, Philip Morris International, General Electric e Texas Pacific Land
- Debach (eToro): “Il sentiment negativo ha colpito anche la performance generale, con le magnifiche 7 che risultano aver frenato l’S&P 500 con un contributo negativo di -35 punti base da inizio anno. La leadership si sta ridistribuendo”
Il club delle “magnifiche 7” – Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Tesla e Nvidia – ha perso parte del suo smalto in Borsa. Dopo aver trainato la corsa del mercato azionario statunitense per due anni di fila, nessuno dei colossi di Wall Street (eccetto la società madre di Facebook) è riuscito a entrare nella lista delle 50 azioni growth più performanti del 2025. Il tutto mentre la Banca centrale europea ha recentemente messo in guardia sui rischi legati alle valutazioni dei titoli a stelle e strisce, in particolare delle big tech, e all’alta concentrazione del mercato. È il momento di ribilanciare i portafogli?
Le azioni che sfidano le “magnifiche 7”
Osserviamo quanto accaduto finora. Come analizzato dal Financial Times nel grafico sottostante, Meta è l’unica delle magnifiche 7 a rientrare nel “club” delle migliori azioni growth da inizio anno, che include Palantir, Super Micro Computer, Constellation Energy, Tapestry, Crowdstrike, Uber, Philip Morris International, General Electric e Texas Pacific Land. “La maggior parte degli investitori ritiene che l’ampliamento dei guadagni al di fuori delle magnifiche 7 sia uno sviluppo positivo per quello che era diventato un mercato estremamente costoso ed eccessivamente concentrato”, scrive il quotidiano economico-finanziario britannico. Eppure, alcune delle società di software in cima all’S&P 500 hanno una valutazione altrettanto elevata, come Palantir e Arm Holdings, il che suggerirebbe che gli investitori rimangono ottimisti riguardo all’intelligenza artificiale.

Nvidia verso i conti trimestrali
“In attesa dei conti di Nvidia, la reazione del mercato post pubblicazione degli utili delle altre magnifiche sei è stata nel complesso deludente: un calo medio del 2,27%, con i crolli di Alphabet, Microsoft e Amazon bilanciati solo in parte dal +2,87% di Tesla e +1,55% di Meta”, racconta a We Wealth Gabriel Debach, market analyst di eToro. “Nulla di nuovo: anche nel secondo trimestre del 2024 la seduta post-earning registrò una reazione negativa, con sole due aziende in progresso (Apple e Meta)”, continua l’analista. Secondo Debach, il calo non è indice di bilanci negativi: a eccezione di Tesla, infatti, tutte le big tech hanno battuto le stime sugli utili, eppure la reazione è stata negativa. “Il motivo è chiaro: gli investitori guardano oltre il dato trimestrale, concentrandosi su guidance e prospettive di crescita, in un contesto in cui l’incertezza pesa più dei risultati”, spiega l’esperto.
Il sentiment negativo ha tuttavia colpito anche la performance generale, con le magnifiche 7 che risultano aver frenato l’S&P 500 con un contributo negativo di -35 punti base da inizio anno. “La leadership si sta ridistribuendo”, fa presente Debach. “La rotazione settoriale è ormai in atto e il mercato sta trovando nuove aree di crescita al di fuori del perimetro delle big tech. Eppure, il peso delle magnifiche 7 resta significativo: 32% dell’S&P 500 e 20% dell’Msci Acwi, una concentrazione che amplifica i rischi in caso di correzione”, afferma l’analista.
Magnifiche 7: cosa sta succedendo
Le cause di questa fase sono diverse. “Da un lato, la politica monetaria restrittiva della Federal Reserve e il rialzo dei rendimenti decennali hanno favorito un flusso di capitali verso il settore value, penalizzando i titoli growth. Dall’altro, aumentano le pressioni normative, tra indagini antitrust e nuove regolamentazioni sulla privacy, con un’azione sempre più incisiva nel tentativo di ridurre la concentrazione di potere delle grandi piattaforme digitali”, racconta Debach.
Ma il fattore più interessante, secondo l’esperto, è l’effetto DeepSeek, la startup asiatica che ha recentemente scosso i mercati mondiali con il lancio di un nuovo modello avanzato (e low cost) di intelligenza artificiale. “Se da un lato le big tech hanno risposto aumentando le Capex, consapevoli delle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, dall’altro il mercato sta iniziando a prezzare i rischi di una nuova fase della competizione sul fronte dell’intelligenza artificiale, che potrebbe ridisegnare gli equilibri e mettere sotto pressione i margini consolidati delle magnifiche 7”, afferma l’esperto. “Infine, l’incertezza sulle politiche commerciali sembra aver maggiormente frenato Wall Street. Paradossalmente, i mercati internazionali, pur essendo più esposti ai dazi, sembrano meno reattivi nel prezzarne gli effetti, preferendo rimandare il momento della valutazione”, sostiene Debach.
Borsa: come raddrizzare i portafogli
Fatte queste premesse, secondo l’analista le magnifiche 7 restano un pilastro del mercato, ma il loro dominio è meno solido rispetto a qualche mese fa. “La domanda di intelligenza artificiale rimane robusta, con una capacità di assorbimento della domanda che continua a superare l’offerta, un lusso che poche aziende possono vantare. Tuttavia, ogni grande narrativa finanziaria segue un ciclo, e dopo due anni di corsa ininterrotta, è fisiologico vedere fasi di assestamento e presa di profitto”, dice Debach.
Attenzione però a interpretare questa fase come la fine della loro forza: queste aziende hanno ancora margini di crescita e una posizione di leadership difficilmente scalfibile nel breve termine, sostiene l’esperto. “Il punto chiave non è abbandonare il settore, ma valutare una maggiore ridistribuzione del rischio nei portafogli”, conclude Debach. “La diversificazione resta la strategia più efficace per gestire l’incertezza: non si tratta di uscire dalle big tech, ma di affiancare esposizioni più bilanciate verso settori ciclici, difensivi e mercati emergenti, così da ridurre la dipendenza dai movimenti di pochi titoli e costruire portafogli più resilienti di fronte a eventuali correzioni”.
Azioni: la corsa delle “big tech” cinesi
Intanto, il caso DeepSeek ha riacceso un nuovo interesse per le azioni tech cinesi, come recentemente approfondito da We Wealth: l’Hang Seng Tech Index è entrato in un mercato rialzista con un +26% da inizio anno, a fronte del +5,48% del Nasdaq 100. “La crescita del comparto tech cinese è stata favorita dal rinnovato interesse degli investitori esteri e dalla necessità di innovare a fronte delle restrizioni statunitensi sulle esportazioni di chip avanzati. Questo ha spinto le aziende cinesi a sviluppare soluzioni alternative per massimizzare le performance con risorse limitate”, spiega Giacomo Calef, country head Italia di Ns Partners.
“Le tensioni tra Washington e Pechino si sono intensificate: gli Stati Uniti hanno avviato indagini su DeepSeek, proposto restrizioni legislative e imposto divieti nel settore della difesa, mentre OpenAi ha accusato la startup cinese di violazione della proprietà intellettuale. Tuttavia, le misure restrittive sembrano aver accelerato l’innovazione locale anziché rallentarla”, prosegue Calef. Secondo l’esperto, la sfida per gli investitori è valutare da un lato la capacità delle aziende della Terra del Dragone di monetizzare queste innovazioni e dall’altro la possibile risposta di Washington. “La performance divergente tra i mercati asiatici e quelli statunitensi segnala un riequilibrio delle aspettative, con implicazioni chiave per il posizionamento strategico nei portafogli globali”, chiosa Calef.