Più Africa e Asia nel futuro di Azimut. Ormai è questione di giorni, ma a breve si conoscerà il nome del primo dei due nuovi Paesi in cui entrerà presto la società presieduta da Pietro Giuliani, che continua a crescere e punta a rafforzare la propria presenza globale all’estero in altri due nuovi mercati strategici.
La diversificazione geografica di Azimut: 20 paesi esteri nel 2025
Il primo annuncio riguarderà l’espansione in Africa: grazie a questa operazione, infatti, la società rafforzerà la sua presenza nel continente africano, dov’è già attiva dal 2019 in Egitto con oltre 300.000 clienti. Poi sarà la volta, dell’espansione in Asia.
Da rilevare che oggi Azimut è il primo asset manager globale nell’area Mena e Turchia, con team di investimento basati a Dubai, Abu Dhabi, Istanbul e Cairo e masse totali pari a 5,8 miliardi di euro. L’obiettivo? Intercettare il crescente interesse per questi mercati da parte di investitori globali.
Con l’ingresso in questi due nuovi mercati, rispettivamente in Africa e in Asia, il gruppo Azimut consoliderà il suo ruolo di unico operatore italiano del risparmio gestito presente, nel corso del 2025, in 20 Paesi esteri, rispetto ai 18 attuali.
L’intervista di We Wealth a Giorgio Medda sull’espansione estera di Azimut
Proprio in vista del doppio annuncio, We Wealth ha intervistato Giorgio Medda, amministratore delegato di Azimut Holding, sui piani di sviluppo del gruppo all’estero e sulle strategie del 2025.
Medda, Azimut è gruppo italiano con un’ampia presenza internazionale, che ruolo ha l’estero sul vostro bilancio?
A livello di masse, siamo quasi al 50%, per cui l’estero è assolutamente equilibrato in Azimut. Siamo infatti a una fase di sviluppo del nostro business fuori dall’Italia e abbiamo incominciato anche a generare redditività e profittabilità.
I numeri lo dimostrano: a fine 2024, infatti, il totale delle masse si è attestato a 108 miliardi di euro (in crescita del 26% rispetto alla fine 2023), di cui il 48,4% fa riferimento al business estero rinsaldando la natura multinazionale del gruppo. E con i due nuovi Paesi che si aggiungeranno quest’anno andremo assolutamente sopra al 50%.
A livello di utili, invece, possiamo considerare una percentuale che non è equivalente a quella delle masse, ma che è sopra la doppia cifra percentuale, in maniera ricorrente.
Quale strategia adottate?
Noi ci chiamiamo sempre Azimut in tutto il mondo; in particolare negli ultimi due anni, abbiamo deciso di adottare una politica di one brand che ci aiuta molto anche nella proposizione di marketing. Ci presentiamo, infatti, come un gestore globale.
Come facciamo? In realtà la nostra offerta italiana è riflessa in un modello di offerta del tutto simile nei vari paesi, tenendo in considerazione due aspetti:
1 – gli aspetti regolamentari, perché non tutti i Paesi sono allo stesso livello di sviluppo;
2 – le specificità soprattutto demografiche del paese in questione.
Però essendo Azimut una società che è nata in Italia negli anni 90, ritroviamo quelle condizioni (alta inflazione, alta crescita, etc) per esempio in mercati come l’Egitto, la Turchia o il Brasile. Quindi sono condizioni, per quanto non normali per l’Italia oggi, che però le abbiamo già vissute e abbiamo l’esperienza.
Adesso entrerete in due nuovi mercati dell’Africa e dell’Asia. Ci può dire qualcosa in più in attesa dell’annuncio?
Sono due paesi non troppo lontani da quelli, in Africa e in Asia, dove siamo già presenti. Devo dire che in entrambe le situazioni abbiamo avuto l’opportunità di usare l’esperienza fatta nei paesi limitrofi per avere un’espansione molto più facile rispetto al passato perché qui non abbiamo dovuto imparare delle cose nuove legate alla cultura, o al modo di investire, piuttosto che alle diverse questioni regolamentarie.
E quando verrà dato l’annuncio dell’ingresso nei due nuovi stati esteri?
Quello in Africa, entro febbraio.
Al momento dove siete già presenti in Africa?
Siamo presenti in Egitto. Diciamo che, oggi, l’Africa si presenta abbastanza polarizzata dal punto di vista delle opportunità di espansione: c’è il Nord Africa e c’è Sud Africa. Quest’ultimo, ovviamente, essendo un paese di natura anglosassone, è estremamente regolamentato e presenta delle condizioni di mercato non necessariamente ad alta reddittività. Quindi probabilmente rimarremo nella parte settentrionale del continente.
E in Asia dove siete?
In Asia abbiamo una presenza principale a Singapore, dove abbiamo il nostro hub, e poi abbiamo un ufficio a Shanghai, uno a Hong Kong e a Taiwan.
Rimarrete quindi sempre diciamo a ridosso?
Sì, rimarremo sempre a ridosso di quest’area geografica.
Parlando sempre dei piani di espansione di Azimut all’estero, è previsto l’ingresso in altri mercati nel corso del 2025?
Sicuramente rimaniamo sempre molto aperti, ma cambierà qualcosa, rispetto al passato, nella crescita di Azimut all’estero. Storicamente, fino a oggi, abbiamo avuto una politica di espansione in cui andavamo ad acquisire il 100% delle società o puntavamo a svilupparle completamente.
Ecco, questo potrebbe succedere ma adotteremo un nuovo tipo di flessibilità: o faremo delle partnership strategiche, che ci consentiranno comunque di creare, dal punto di vista strategico, delle relazioni rispetto al business esistente, quindi andremo ad acquisire delle quote di minoranza però con degli accordo di sviluppo comune in cui avremo dei benefici che vanno oltre la percentuale; oppure, visto che ormai siamo in tutto il mondo e abbiamo un pedigree da gestore globale, faremo degli accordi soprattutto nell’ambito della distribuzione, con player in mercati in cui magari non abbiamo un ufficio, ma abbiamo delle relazioni commerciali molto forti. Questo, per esempio, è quello che succede già in paesi come la Thailandia o la Malesia, dove abbiamo degli accordi forti, le cui masse sono già incluse, ma dove non abbiamo un ufficio.
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