L’innovazione nell’industria porta a cambiare le lenti con cui si prendono decisioni d’investimento. I confini geografici svaniscono, per lasciare spazio a temi capaci di consegnare valore
Le competenze dei money manager evolvono: prima ai gestori si chiedeva di essere soprattutto bravi analisti finanziari. Oggi devono essere degli specialisti
Mettere a fuoco le nuove opportunità d’investimento significa anche utilizzare filtri aggiuntivi, come nel caso dei fattori Esg
“Un esempio su tutti: l’invecchiamento della popolazione globale. Un fenomeno così potente da non poter essere ignorato in qualsivoglia strategia d’investimento”, chiosa David. Cambia l’approccio, evolvono anche la figura del money manager e soprattutto le sue competenze. “Prima ai gestori si chiedeva di essere soprattutto bravi analisti finanziari. Oggi devono essere degli specialisti, perché solo avendo competenze specifiche possono essere in grado di comprendere e anticipare determinati trend: non è un caso se nel team azionario globale da tempo abbiamo accolto professionisti che sono Cfa, analisti finanziari, ma anche medici: portatori, quindi, di un background che è essenziale per gestire strumenti come il nostro fondo specializzato sul settore dell’oncologia”.
Mettere a fuoco le nuove opportunità d’investimento significa anche utilizzare filtri aggiuntivi. Il caso tipico è quello della finanza sostenibile che integra l’analisi finanziaria tradizionale con quella dei fattori Esg (environmental, social, governance). Un approccio che consente di identificare le società meglio attrezzate a gestire rischi di natura extra-finanziaria – le meno esposte, quindi, a possibili sanzioni dei regolatori, problemi reputazionali e controversie con i vari portatori di interesse che potrebbero inficiare i risultati aziendali. Ammesso però che tale integrazione sia realizzata in modo sostanziale, e non come una banale scorciatoia, con finalità di marketing.
“Se è fatto con convinzione, in modo strutturato, investire in modo sostenibile implica una revisione dei processi, che devono includere i fattori Esg”, spiega David. “Questo approccio implica aprire la gestione a una visione sempre più ampia, prospettica e approfondita della singola azienda, della quale non si può prendere in esame soltanto il bilancio e gli orizzonti di breve termine del conto economico, ma anche la capacità di interpretare lo sviluppo del business senza creare conflitti con i vari stakeholder, dai dipendenti alla catena dei fornitori, fino alle comunità locali”.
Se questo è vero, a tendere l’integrazione tra analisi finanziaria e Esg dovrebbe diventare la norma, abbracciando l’intero patrimonio gestito dai fondi. “Sarà così per gli asset manager che hanno compreso come questo approccio implichi una straordinaria opportunità: quella di far convergere il capitale degli investitori verso le aziende più virtuose”, conclude David. “In questo modo, la finanza può concretamente esercitare un impatto positivo sul mondo che la circonda”.