L’autunno è sempre stato caldo, se non caldissimo, per il mercato dell’arte. Quello del 2021 sarà ricordato come epocale per l’incasso delle aste. Le tre più importanti al mondo, Christie’s, Sotheby’s e Phillips hanno infatti totalizzato in sole due settimane ricavi per 2,65 miliardi di dollari. Le sedute erano quelle di novembre a New York, le più attese. Questo lo spaccato: 1,34 miliardi per Sotheby’s, 1,14 per Christie’s e infine oltre 170 milioni per Phillips. Passione crescente e sfrenata per l’arte moderna e contemporanea? Si, ma non solo.
Gli
acquisti massicci di opere d’arte (e in generale, dei beni da collezione: basti pensare al
boom degli orologi di lusso) sono il
diretto effetto dell’aumento della ricchezza globale e dei montanti timori inflazionistici. Sono percepiti come uno scudo in difesa del valore del proprio patrimonio. A beneficiarne, non solo i grandi classici blue chip come Cézanne e
Monet, ma anche l’ultima frontiera del
collezionismo, ovvero gli nft (non fungible token). È come se tutte le asset class dell’arte avessero agito in sinergia per ottenere un risultato che spazza via ogni dubbio di crisi.

Monet. Courtesy of Sotheby’s
Vi hanno contribuito le grandi collezioni private (la Macklowe da Sotheby’s con 676 milioni, la Cox da Christie’s con 332 milioni), smembrate dopo divorzi (la Macklowe) o morte (la Cox) per andarne ad alimentare altre. Vi ha dato il suo contributo la nuova ricchezza digitale, bisognosa di essere immobilizzata in nuovi asset: è curioso che ad acquistare (per 78,4 milioni di dollari) il ricercatissimo Le Nez di Alberto Giacometti (collezione Macklowe) sia stato un “crypto – balena” come Justin Sun (giovane imprenditore sino-americano fondatore della piattaforma di criptovaluta Tron e ceo di Rainberry, Inc., oltre che fondatore e ceo dell’app social Peiwo).

Alberto Giacometti, Le Nez, dalla collezione Macklowe. Uno dei re dell’incasso delle aste autunnali 2021. Courtesy Sotheby’s
Appartiene anche a questa tornata di vendite la battaglia fra la cordata (poi sconfitta) di crypto-investitori Constitution DAO e Kenneth Griffin dell’hedge fund Citadel, riuscitosi ad accaparrare per 43,2 milioni una rarissima copia autografa della Costituzione americana risalente al 1787.
Secondo le elaborazioni di Pi-eX, importante società di analisi dei dati di mercato dei beni da collezione, ben 32 opere hanno superato i 20 milioni di dollari di aggiudicazione, 54 i 10 milioni. Gli asset manager sono ben consapevoli del movimento in atto nelle
ricchezze mondiali. Evan Beard,
head of specialty segments di BofA, ha commentato per esempio a Cnbc che «il sentimento di mercato per l’arte è a livelli altissimi in questo momento grazie a tassi di interesse bassi, ricchezza generata dal mercato azionario, politiche monetarie inflazionistiche e ai nuovi patrimoni generati dai crypto asset».

Beeple, Human One. Courtesy Christie’s
Le aste di novembre 2021 si ricorderanno anche per aver battuto (da Christie’s) la seconda opera nft più cara di sempre (fino a quel momento): una scultura – Human One – da 29 milioni di dollari. L’autore è Beeple, che detiene pure lo scettro di crypto artista più pagato al mondo grazie al suo collage fotografico Everydays: The First 5000 Days, venduto l’11 marzo 2021 per 69 milioni di dollari, sempre da Christie’s. Nemmeno un anno fa: eppure sembrano passate ere. Il mercato dell’arte corre più veloce di tutti gli altri, e soprattutto, guarda più lontano.
L’autunno è sempre stato caldo, se non caldissimo, per il mercato dell’arte. Quello del 2021 sarà ricordato come epocale per l’incasso delle aste. Le tre più importanti al mondo, Christie’s, Sotheby’s e Phillips hanno infatti totalizzato in sole due settimane ricavi per 2,65 miliardi di dollari. Le …