Si è chiusa il 10 dicembre scorso la ventunesima edizione di Art Basel Miami, l’avamposto americano del brand svizzero Art Basel (oggi parte di MCH Group). Guidata dall’italiano Vincenzo de Bellis – Director of fairs and exhibition platforms – la fiera ha visto quest’anno la presenza di 277 gallerie (numero in leggero calo rispetto alle 283 del 2022) provenienti da 33 paesi diversi e suddivise nelle sezioni Galleries (la main section della fiera), Meridians (curata dalla messicana Magalí Arriola, dedicata a progetti su larga scala e installazioni), Nova (con lavori creati negli ultimi tre anni), Positions (dedicata a nuove gallerie che rappresentano artisti emergenti), Survey (che si concentra su pratiche artistiche di rilevanza storica) e Kabinett (la sezione “curata” con esposizioni tematiche). Come sottolineato dal CEO di Art Basel Noah Horowitz, nel 2023 l’edizione di Miami si è concentrata sull’intero continente americano, offrendo “un’esperienza trasformativa e cross-culturale”. Il focus principale di quest’anno è stato infatti sull’America Latina e sulla diaspora caraibica, come evidenziato anche dal programma delle Conversations, ovvero le live talk partite già il 7 di dicembre.
I risultati di Art Basel Miami 2023
Nel complesso, i risultati sono stati buoni: le presenze registrate sono circa 80.000 mila (contro le 82.000 di Basilea), 24 le nuove gallerie (provenienti anche dall’Egitto, dall’Islanda, dalle Filippine e dalla Polonia) e tante (forse troppe) fiere satellite (ricordiamo Untitled, NADA e Scope Art Fair). Non impressionanti invece le vendite, di cui si stanno ancora tirando le fila. Il quadro più caro dell’intera fiera, Delta (1958) di Frank Stella esposto dalla galleria Yares Art con la quotazione di 45 milioni di dollari, è rimasto invenduto (nonostante il mercato si fosse recentemente dimostrato propenso ai dipinti dell’artista, con la vendita di Honduras Lottery Co. (1962) per 18.7 milioni di dollari da Sotheby’s New York lo scorso mese). Il top lot di Art Basel Miami è stato Painter at Night (1979) di Philip Guston, aggiudicato da Hauser & Wirth ad una “eccezionale collezione privata” per 20 milioni di dollari (la galleria ha venduto anche Smiling Aristocrat (2023) di George Condo per 2.35 milioni). Buone anche le vendite di David Zwirner con The Schoolboys (1986-1987) di Marlene Dumas, comprato per 9 milioni di dollari, e due Infinity Net (2015) di Yayoi Kusama, aggiudicati per 3 e 3.2 milioni. La galleria Van De Weghe ha venduto Dollar Sign (1981) di Andy Warhol per 9.7 milioni di dollari, mentre Duck di Jean-Michel Basquiat è stato comprato da Acquavella Galleries per 6.5 milioni. Cracked Egg, Yellow (1994-2006) di Jeff Koons è stato aggiudicato da un anonimo per 5.5 milioni nello stand di Gagosian e Thaddaeus Ropac ha venduto Copperhead-Bite IX/ROCI CHILE (1985) di Robert Rauschenberg per 1.7 milioni (oltre a Alles fällt vom Tisch (2020) di Georg Baselitz per 1.6 milioni). Interessante (e spiritosa) è stata anche la segnalazione della giornalista Eileen Kinsella sull’opera più economica dell’intera fiera: una “macchina artiglio” (tipica delle sale giochi) piena di pupazzi, parte dell’installazione Fantasy World (2023) di Anthony Akimbola, dal valore di soli 0.50 dollari.
Le gallerie italiane ad Art Basel Miami 2023
Presenti anche dieci gallerie italiane (qui citate in ordine sparso). Lia Rumma (che ha esposto artisti quali Paolo Icaro e Ugo Mulas), Galleria Continua (con opere di Ai Weiwei, Nari Ward ed Anish Kapoor), Tornabuoni (con artisti quali Tom Wesselmann ed Enrico Castellani), Cardi Gallery (con la vendita di un’opera di Agostino Bonalumi per 90.000 dollari e una di Carla Accardi per 60.000), Alfonso Artiaco (con un progetto sull’artista napoletano Diego Cibelli), Kaufmann Repetto (con opere di Andrea Bowers, Nina Canell e Billy Sullivan), Massimo De Carlo (che ha presentato nel proprio stand artisti quali John Armleder, Jim Hodges e Yan Pei-Ming), Mazzoleni (che ha venduto due opere di Salvo tra i 90.000 e i 250.000 dollari), Christian Stein, Franco Noero (che ha presentato un’installazione di Eric Nathaniel Mack in collaborazione con la Paula Cooper Gallery di New York).
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