“Tanti auguri Arnaldo, oggi avresti compiuto 99 anni”
Questa mattina (23 giugno 2025, ndr) Milano si sveglia con la notizia della scomparsa di Arnaldo Pomodoro, spentosi il giorno prima del suo compleanno. Un grande affetto lo accompagna. Oggi avrebbe compiuto 99 anni. Ma cosa sono 99 anni per un uomo che ha segnato l’arte e la cultura, dando un contributo fondamentale a un cambiamento profondo? Non sono niente… ma allo stesso tempo, sono tutto.
Chi era Arnaldo Pomodoro?
Arnaldo Pomodoro è stato un uomo, un artista senza tempo, un gigante, un genio assoluto. Un rivoluzionario che si è inserito nel contesto della scultura postmoderna, corrente delineata da Jean-François Lyotard nel saggio La condizione postmoderna. Con il postmodernismo, la scultura subisce una trasformazione radicale: si allontana dai canoni tradizionali per diventare espressione personale e introspettiva dell’artista. Elementi come il piedistallo vengono abbandonati; lo spazio espositivo diventa parte integrante del messaggio. Anche i materiali si moltiplicano: accanto ai classici, troviamo carta, acciaio, ferro, tessuti, lamiere, paglia e altri supporti inconsueti. Un altro aspetto rilevante è l’apertura internazionale: gli artisti degli anni Settanta e Ottanta, tra cui lo stesso Pomodoro, si proiettano oltre i confini nazionali, diventando cittadini del mondo. Un atteggiamento che oggi diamo per scontato, ma che allora era tutt’altro che comune.

Il successo fra il grande pubblico
Il grande pubblico conosce Arnaldo Pomodoro per le sue sculture — una costante nella sua arte, ma non l’unica. La sua ricerca si è concentrata sulla deformazione di solidi geometrici — sfere, coni, cubi — nel tentativo di scoprire cosa si celasse all’interno. Un’allusione chiara allo svelamento dell’interiorità umana, centro della sua poetica. Le sue forme stereometriche, astratte, spaccate, rivelano paesaggi interiori fittissimi di segni. Le sue opere sono diventate immagini del nostro patrimonio collettivo. Pomodoro, nato geometra e divenuto presto artista, ha raggiunto una fama internazionale grazie a un linguaggio scultoreo unico e universale, guidato da un’intensa aspirazione alla libertà.
Fin dagli esordi, con i primi rilievi, ha celebrato la semplicità dell’artigianato intrecciandola con una sacralità arcaica. Ma ciò per cui gli siamo più grati è la sua produzione ambientale, pensata per dialogare con le città. Le sue opere si distaccano dalla concezione classica di Monumento e si pongono in contrapposizione alla funzione celebrativa di certe architetture del passato. Pomodoro ha concepito i suoi interventi per spazi pubblici come elementi di percezione e orientamento nello spazio-tempo, legati allo studio del luogo — urbano o naturale — nelle sue conformazioni storiche e sociali.
Questa interazione tra scultura e contesto è sempre stata il punto più delicato della sua arte: la scultura, per Pomodoro, doveva inserirsi nello spazio modificandone la percezione, senza però stravolgerlo.

Lo studio di Arnaldo Pomodoro, nel cuore più autentico di Milano
Nel 1967 Pomodoro scelse un vecchio edificio nel quartiere tra Porta Genova e Porta Ticinese, accanto alla Darsena, come suo studio. Un’ex posteria per cavalli trasformata in laboratorio creativo dall’architetto Vittorio Gregotti. Tra le mura, l’artista confessò di aver sofferto per le infiltrazioni d’acqua: “pioveva scendeva acqua dal tetto … io, che ho sempre avuto il timore dell’acqua, vivevo con il complesso dell’annegamento!” . Intervistato da Simone Zeni nel 2014, Pomodoro raccontava che la scelta di Milano fu motivata da “la sua vitalità e curiosità verso il nuovo”. Amava il clima della zona dei Navigli, gremita di laboratori di falegnami e fabbri, che gli ricordava il Montefeltro.
A Milano strinse rapporti con figure di spicco dell’arte contemporanea italiana — tra cui Fontana, Burri, Baj — nutrendo ed espandendo la sua visione. Milano non è stata solo lo sfondo per Pomodoro, ma la sua fucina creativa: una città costruita, ricostruita e plasmata dalla sua arte. Le sculture non stanno solo “nella” città, sono parte stessa del tessuto urbano grazie al dialogo intenso tra forma, spazio e persone. Milano gli ha dato casa, riconoscimenti, materiale e ispirazione – e lui, generosamente, ha restituito segni viventi e imprescindibili, oggi patrimonio urbano e memoria collettiva.

Un legame profondo con il capoluogo meneghino
Pomodoro definì Milano “casa”: qui ha messo radici creative, personali e professionali; solo Pesaro mantenne un legame di affetto e memoria. Nel 2016–17, Milano celebrò il 90° compleanno di Pomodoro con una mostra diffusa in Palazzo Reale, Triennale, Museo Poldi Pezzoli, Fondazione Pomodoro, e un percorso pubblico urbano. Nella celebrazione dei suoi 90 anni, lo scultore dichiarò il suo “rapporto privilegiato” con Milano e la sua gratitudine verso la città.
Il legame tra Arnaldo Pomodoro e Milano è un intricato mosaico di storia personale, creatività artistica, spazi pubblici e senso civico. La città ha fornito stimoli, palcoscenici e riconoscimenti, mentre Pomodoro, con le sue forme bronzee e monumentali, ha trasformato Milano in una galleria urbana a cielo aperto, lasciando tracce indelebili nel suo paesaggio e nell’immaginario collettivo. Arnaldo Pomodoro continuerà a salutarci per le strade di Milano: lo troverete con Il Disco alle Gallerie d’Italia nel “Giardino di Alessandro”, a Lanza davanti al Piccolo Teatro, in Piazza Meda (foto apertura, ndr), nella Sala delle Armi del Museo Poldi Pezzoli o in via Vigevano, presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro.

Le origini
Arnaldo Pomodoro nasce nel Montefeltro nel 1926 e cresce a Pesaro, dove si forma. Nel 1954 si trasferisce a Milano, accanto alla Darsena di Porta Ticinese. Le sue prime opere, realizzate negli anni Cinquanta, sono altorilievi caratterizzati da una “scrittura” scultorea assolutamente inedita, che attira l’attenzione della critica. Negli anni Sessanta affronta la tridimensionalità e inizia la sua indagine sulle forme geometriche: sfere, dischi, piramidi, coni, colonne e cubi in bronzo lucido vengono squarciati, corrosi, scavati all’interno, per rompere la perfezione e svelare ciò che custodiscono.
Da qui in poi, la contrapposizione tra la levigata perfezione della forma esterna e la caotica complessità interna diventa cifra costante del suo linguaggio. Nel 1966 realizza una sfera di tre metri e mezzo di diametro per l’Expo di Montreal, oggi collocata davanti alla Farnesina a Roma.
È il suo passaggio alle grandi dimensioni. Seguono numerose opere in spazi pubblici di grande rilievo simbolico: nelle piazze di Milano, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt; al Trinity College di Dublino; al Mills College in California; nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani; davanti all’ONU a New York; alla sede parigina dell’UNESCO; nei parchi scultorei della Pepsi Cola a Purchase e dello Storm King Art Center a Mountainville, nei pressi di New York. Tra le sue opere ambientali più significative: Progetto per il Cimitero di Urbino (1973), scavato nella collina ma mai realizzato, Il lungo murale in cemento per il Simposio di Minoa a Marsala, La Sala delle Armi al Museo Poldi Pezzoli di Milano, L’environment Ingresso nel Labirinto, dedicato all’epopea di Gilgamesh, Il Carapace, la cantina a Bevagna per la famiglia Lunelli.

Fu anche scenografo agli inizi della sua carriera
Pomodoro si è anche dedicato alla scenografia sin dall’inizio della sua carriera, creando “macchine spettacolari” per il teatro classico e contemporaneo. Ha insegnato arte in importanti università statunitensi, tra cui Stanford University, University of California a Berkeley, Mills College.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali: il Premio di Scultura alla Biennale di São Paulo nel 1963, il Premio alla Biennale di Venezia nel 1964, Praemium Imperiale per la Scultura nel 1990, conferito dalla Japan Art Association. Il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award nel 2008, dall’International Sculpture Center di San Francisco. Nel 1992 riceve la Laurea honoris causa in Lettere dal Trinity College di Dublino e la Laurea honoris causa in Ingegneria edile-architettura dall’Università di Ancona nel 2001.
Domande frequenti su Arnaldo Pomodoro, addio allo scultore simbolo di Milano
Arnaldo Pomodoro è morto il 22 giugno 2025, il giorno prima del suo 99° compleanno.
Arnaldo Pomodoro avrebbe compiuto 99 anni il 23 giugno 2025.
Arnaldo Pomodoro è stato una figura simbolo per Milano, lasciando un contributo fondamentale all'arte e alla cultura della città.
Arnaldo Pomodoro era principalmente uno scultore, noto per le sue opere che hanno segnato l'arte e la cultura.
All'inizio della sua carriera, Arnaldo Pomodoro ha lavorato anche come scenografo.