Si estendono le indagini sulla successione di Gianni Agnelli e della moglie Marella Caracciolo. Nelle ispezioni eseguite il 26 novembre scorso l’attenzione della procura si è concentrata sul trasferimento delle quote della società semplice Dicembre. Gli atti relativi al trasferimento delle quote da Marella ai tre nipoti depositati in copia presso la camera di commercio di Torino attesterebbero la cessione della “nuda proprietà” delle quote nella Dicembre a favore dei tre nipoti (di cui l’1,29% a John che così è salito al 60% nella società e il restante diviso in parti uguali del 20% a testa tra Ginevra e Lapo), riservandosene l’usufrutto.
Vi sono però da parte degli inquirenti forti dubbi sulla autenticità dei documenti depositati e sull’effettivo pagamento del prezzo di 80,9 milioni di euro da parte dei tre beneficiari. L’operazione è di grande importanza rispetto alla successione di Marella Caracciolo in quanto così come costruita documentalmente avrebbe sottratto la partecipazione dall’asse ereditario con conseguente mancata liquidazione delle imposte di successione e donazione stimate in 32 milioni di euro oltre a penalizzare Margherita, figlia di Giovanni Agnelli e Marella Caracciolo e madre di John, Ginevra e Lapo, che per questo motivo ha avviato varie azioni legali su ampia scala. Per sostenere questa ricostruzione e trovare le prove dei fatti sono state effettuate verifiche nei confronti dei professionisti che hanno curato gli interessi della famiglia nelle fasi precedenti e seguenti alla successione.
Successione Agnelli, le perquisizioni presso lo studio legale
La Guardia di Finanza ha quindi perquisito e compiuto sequestri di documenti cartacei e digitali nelle sedi di Torino e Roma dello studio dell’avvocato di fiducia di Gianni Agnelli, Franzo Grande Stevens (non indagato), e anche nei confronti di un altro professionista che lavora negli stessi uffici. Presso lo studio legale avevano sede sino al 2015 tre fiduciarie utilizzate dall’avvocato Agnelli e poi dai suoi eredi per gestire i propri patrimoni compresa la Dicembre e, attraverso di essa, l’accomandita olandese Giovanni Agnelli BV, e la holding Exor, società anch’essa di diritto olandese, a cui sono riconducibili i principali asset d’impresa della famiglia.
L’accesso presso il notaio
Anche lo studio del notaio torinese, Remo Maria Morone, che ha gestito la pubblicazione del testamento di Gianni Agnelli e poi ha curato la regolarizzazione dell’intestazione delle quote della Dicembre presso la Camera di Commercio, è stato oggetto delle perquisizioni della Guardia di finanza all’esito delle quali gli è stato contestato il reato di “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”. Il notaio avrebbe curato il deposito degli atti con la nuova compagine societaria della Dicembre presso la Camera di commercio di Torino; deposito avvenuto soltanto il 30 giugno 2021 diversi anni dopo la data assunta di stipula (2004) e solo dopo una richiesta formale di Margherita Agnelli rivolta ai suoi tre figli Elkann. Il deposito avrebbe riguardato 13 atti in fotocopia senza l’attestazione della loro “conformità agli originali” e con una “declaratoria” redatta dal notaio Morone. Atti che, anche sulla base di altra documentazione rinvenuta presso lo studio del notaio, presenterebbero delle anomalie in quanto qualificati dai PM come “alterati e falsificati” e per questo motivo sequestrati.
L’imputazione del commercialista e del notaio svizzero
I recenti sviluppi dell’inchiesta sono collegati con le indagini condotte nei confronti del commercialista della famiglia Elkann, Gianluca Ferrero, e del notaio svizzero Urs von Grunigen in relazione alla residenza fiscale in Svizzera di Marella Caracciolo contestata da Margherita perché strumentale a escluderla dall’asse ereditario e a evadere le imposte italiane. Per i professionisti, la procura, dopo una perquisizione condotta dalla Guardia di finanza presso i loro studi e presso l’abitazione, e dopo il ritrovamento di documentazione ritenuta rilevante ai fini delle indagini, ha contestato l’evasione fiscale e successoria e la truffa ai danni dello Stato unitamente a John, Lapo e Ginevra Elkann, e per questo motivo lo scorso settembre è stato effettuato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore di 74,8 milioni di euro.