L’eredità di Gianni Agnelli: una saga senza fine
Va a vuoto la ricerca di Margherita Agnelli delle opere d’arte appartenute al padre Giovanni e alla madre Marella Caracciolo. Nessuna traccia dei preziosissimi dipinti è stata trovata lo scorso agosto nel caveau svizzero segnalato dai suoi investigatori privati. E ora il mistero si infittisce. La saga sull’eredità di Giovanni Agnelli che vede contrapposti la figlia Margherita ai propri figli, John, Ginevra e Lapo, si è arricchita di un nuovo capitolo che riguarda le opere d’arte. Lo scorso agosto la procura italiana in collaborazione con quella svizzera ha ordinato un accesso presso un caveau dei Magazzini Generali con Punto franco SA di Chiasso dove presumibilmente erano depositate alcune importanti opere d’arte appartenute a Giovanni Agnelli e alla moglie Marella Caracciolo. Con sorpresa di tutti però non è stata trovata alcuna opera. E neppure le telecamere di servizio e i registri hanno evidenziato l’entrata o l’uscita delle opere da quel deposito in passato.
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La storia della successione Agnelli
Per collocare questo episodio nel contesto di riferimento bisogna partire dal 2003 quando muore Giovanni Agnelli e si apre la sua successione. L’anno successivo Margherita Agnelli, per sedare i contrasti sorti con gli altri eredi, firma in Svizzera, dove i patti successori sono consentiti, due accordi “di pace” sull’eredità del padre e per la rinuncia alla futura eredità della madre. Ottiene in questo modo 1,2 miliardi circa di euro (1,3 secondo altre fonti) incluse alcune opere d’arte del padre. Agli accordi si aggiunge la cessione, da parte di Margherita, delle sue quote nella Dicembre Sas, la società “cassaforte” di famiglia che all’epoca registrava un andamento precario di una delle sue principali controllate: la Fiat.
Successivamente però gli accordi sono stati contestati dalla stessa Margherita per l’assunta penalizzazione subita dalla non inclusione nella successione di una cospicua parte di beni celati all’estero. L’invalidità degli accordi viene basata sulla residenza in Italia della madre – in luogo di quella svizzera – dichiarata da Marella Caracciolo fino al suo decesso e sulla conseguente applicazione del diritto italiano alla successione (che non prevede la possibilità di stipulare patti successori e di escludere gli eredi legittimari dalla successione come invece previsto dagli accordi del 2004). L’asse ereditario alla morte di Marella Caracciolo, avvenuta nel 2019, è stato trasferito direttamente ai nipoti del ramo Elkann (e non alla figlia Margherita) in esecuzione dell’accordo del 2004. In tal modo, secondo la tesi di Margherita, sarebbero stati penalizzati gli altri cinque figli che la stessa ha avuto in seconde nozze dal matrimonio con Serge de Pahlen (Maria, Pietro, Anne, Sofia e Tatiana).
Ma, secondo la precisazione fornita da un rappresentante della Dicembre Sas, l’intera vicenda rappresenterebbe il tentativo, da parte di Margherita Agnelli, di ottenere un “indebito supplemento di eredità” pentitasi, all’indomani della ripresa di valore delle azioni Fiat, di aver ceduto le quote nella Dicembre Sas e incurante di “calpestare le volontà dei genitori e rinnegare gli accordi da lei stessa fortemente voluti” (fonte Report, rai 3). L’intera vicenda ha dato quindi luogo a indagini a vari livelli e ad una serie di azioni legali da parte di Margherita Agnelli, di cui le prime conclusesi a suo sfavore e le ultime di recente sospese dai giudici italiani in attesa della decisione sulle cause pendenti in Svizzera. In particolare, Margherita ha avviato a Torino e in Svizzera dei processi civili contro i suoi tre figli Elkann per far invalidare gli accordi successori e il testamento della madre e per far accertare la reale consistenza del patrimonio caduto in successione al fine di conseguire la parte che le spetterebbe.
Il patrimonio d’arte degli eredi dell’Avvocato
Patrimonio di cui farebbero parte anche altri preziosi dipinti, oltre a quelli già ricevuti nel 2004, e di cui si sono perse le tracce nel tempo. Si tratterebbe delle opere Glacons, effet blanc di Claude Monet, Study for a Pope III e IV, di Francis Bacon, Torse de femme e Series of Minitaur 4 engravings signed di Pablo Picasso, Mistery and melancholy of a street di Giorgio De Chirico, Nudo di profilo di Balthus, The sairway of farewells di Giacomo Balla e Pho Xai di Jean Leon Gerome. Si stima che le opere possano valere oltre i cento milioni di euro.
Le opere fanno parte della raccolta messa insieme dal padre Giovanni Agnelli in vita. L’“Avvocato” era infatti considerato un gran conoscitore dell’arte moderna e grande collezionista grazie al rapporto privilegiato con fidati galleristi e esperti del settore. Le sue residenze, e in particolare quelle di Roma e di Torino, erano adornate di questi capolavori che mostrava con competenza e gusto. Di qui la denuncia sporta da Margherita Agnelli nei confronti di un gallerista svizzero e di un suo dipendente che avrebbero occultato le opere nel caveau di Chiasso tramite una società di consulenza a loro riconducibile. A seguito però del fallito blitz di agosto la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’ipotesi di reato nei confronti dei due indagati. Archiviazione a cui Margherita si sarebbe opposta, decisa ad andare avanti nelle ricerche delle opere. Il legame con l’arte di Margherita Agnelli non finisce qui. Lei stessa è un’“artista di fama internazionale” che si dedica all’arte religiosa e all’iconografia orientale. Nei suoi dipinti si ispira ai sentimenti dell’anima e alla “pace” definita come “suprema e immutabile, assolutamente inaccessibile al disordine del mondo”.
Articolo pubblicato originariamente su We Wealth n.61 (ottobre 2023)