La Guardia di finanza ha ritrovato alcune delle opere d’arte che mancavano dal patrimonio di Giovanni e Marella Agnelli e che sono rivendicate dalla figlia Margherita. Nelle settimane scorse la ricerca condotta dalla polizia tributaria ha portato al rinvenimento di cinque grandi capolavori artistici nella sede del centro congressi del Lingotto di Torino di proprietà di FCA Partecipazioni, società del gruppo Stellantis di cui è presidente e amministratore esecutivo John Elkan, figlio di Margherita.
Le opere di Margherita Agnelli ritrovate dalla Guardia di finanza
L’accesso della Gdf si colloca all’interno dell’inchiesta per presunta evasione e truffa ai danni dello Stato che coinvolge proprio John e il notaio Urs von Grunigen, esecutore testamentario di Marella Caracciolo. Le opere ritrovate sono La Chambre di Balthus, Pho Xai di Jean-Leon Gerome, Glacons Effet Blanc di Claude Monet, La Scala degli addii di Giacomo Balla e Mistero e Melancolia di una Strada di Giorgio De Chirico.
Precedentemente, Margherita aveva denunciato la sparizione di queste opere dal patrimonio famigliare con conseguente non inclusione nell’accordo che ha regolato la successione dei genitori. A seguito delle indagini che ne sono conseguite la procura italiana in collaborazione con quella svizzera nell’agosto 2023 hanno eseguito un accesso presso un caveau dei Magazzini Generali con Punto franco SA di Chiasso ma senza successo.
Ora, con sorpresa, le opere sono state ritrovate presso il Lingotto e per questo motivo qualche giorno fa, secondo quanto riporta Milano Finanza, è stata spedita dal legale di Margherita una lettera con richiesta di chiarimenti alle società del gruppo cui è riconducibile il Lingotto, e dunque Stellantis NV, la holding con sede in Olanda, alla succursale italiana Stellantis Europe, a FCA Partecipazioni, e alla AFM, la Consob olandese. I fratelli Elkan, in precedenti dichiarazioni, hanno sostenuto invece che gli originali delle opere di Balla, Monet e di De Chirico siano in Svizzera, mentre in Italia sarebbero presenti solo delle copie.
Le indagini continuano per la saga della Collezione Agnelli
Le indagini proseguono per capire chi sia l’effettivo proprietario dei capolavori e a quale titolo. Sono state raccolte le dichiarazioni di persone di fiducia della famiglia Agnelli che si sono occupate dell’inventario dei beni secondo cui le opere sarebbero state donate da Marella Caracciolo a John, Lapo e Ginevra quando era ancora in vita. Ma i legali di Margherita sostengono che ciò non sia possibile in quanto Marella non ne aveva la proprietà. Né sarebbero stati rinvenuti ad oggi atti ufficiali di donazione aventi ad oggetto tali opere. Gli inquirenti si muovono in tutte le direzioni. Sono state consultate anche le banche dati, in particolare quelle del ministero della Cultura e sulla piattaforma S.u.e. (Sistema uffici esportazione), ma non sarebbero emerse movimentazioni illecite né vincoli attorno alle tele di valore.
Successioni e opere d’arte
Margherita è intenzionata a far emergere le attività patrimoniali che le sarebbero state celate nelle successioni dei genitori e sulle quali avanza dei diritti come erede diretto. Per questo motivo ha avviato varie azioni legali in Italia e in Svizzera per far invalidare l’accordo che regolamenta le successioni dei genitori e per far riconoscere la residenza in Italia della madre al fine di far applicare la legge italiana che non prevede, a differenza della legge svizzera, la possibilità di stipulare accordi successori.
All’indomani della morte del padre, avvenuta nel 2003, per sedare i contrasti sorti con gli altri eredi, firma in Svizzera, dove i patti successori sono consentiti, due accordi “di pace” sull’eredità del padre e per la rinuncia alla futura eredità della madre. Successivamente però gli accordi sono stati contestati dalla stessa Margherita per l’assunta penalizzazione subita dalla non inclusione nella successione di una cospicua parte di beni celati in Italia e all’estero.
L’asse ereditario alla morte di Marella Caracciolo, avvenuta nel 2019, è stato trasferito direttamente ai suoi nipoti del ramo Elkann (e non alla figlia Margherita e madre degli stessi) in esecuzione dell’accordo del 2004. In tal modo, secondo la tesi di Margherita, sarebbero stati penalizzati gli altri cinque figli che la stessa ha avuto in seconde nozze dal matrimonio con Serge de Pahlen e dunque Maria, Pietro, Anne, Sofia e Tatiana.
In copertina: Giacomo Balla, La Scala degli addii (1908)