India, scatta il countdown elezioni: le implicazioni per gli investimenti

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Sebbene la storia dimostri che in passato la crescita dell’India non sia stata significativamente influenzata dai cambi di leadership al governo, le elezioni della prossima primavera potrebbero mettere in allerta gli investitori per alcune dinamiche: ecco come e perché

Il 2024 segnerà la scadenza del secondo mandato concesso dal popolo indiano all’attuale primo ministro Narendra Modi e il suo partito BJP (Bharatiya Janata Party), in carico dal 2014. Tra aprile e maggio del prossimo anno, infatti, si terranno le elezioni generali in India per decidere chi guiderà il paese per i cinque anni successivi. Si tratta dell’esercizio di democrazia più grande al mondo, che vedrà più di 900 milioni di persone esercitare il proprio diritto di voto.

Squadra che vince non si cambia

Ogni mandato in India dura 5 anni e non vi è limite nel numero di mandati che un primo ministro può ottenere. Un bene per Modi, visto l’amplio consenso che si è guadagnato negli anni. Analisi recenti lo posizionano addirittura tra i leader mondiali con il più alto net approval rate (55%), come mostra il grafico qui sotto. 

Fonte: Statista


Il popolo indiano sembra quindi apprezzare la gestione e i risultati ottenuti del governo Modi. In effetti, dal 2014 l’India ha raggiunto traguardi veramente importanti:

  • È diventata la quinta economia al mondo;
  • È diventata il terzo ecosistema per start-ups più grande al mondo, e terza anche per numero di unicorni, dopo Stati Uniti e Cina;
  • È salita di 79 posizioni nella classifica Ease of doing Business della Banca Mondiale, dalla 142 (2014) alla 63 (2019), 5 gradini sotto l’Italia;
  • Le esportazioni hanno superato la soglia storica dei $400 miliardi nell’anno fiscale 2022;
  • Sempre nello stesso anno, l’iniziativa Make in India ha portato $83 miliardi di investimenti dall’estero, record storico per il paese;
  • Partendo da una penetrazione Internet del 20%, in India ora avviene il maggior numero di transazioni digitali in tempo reale, più di Cina, Stati Uniti e Regno Unito messi insieme, e questo è grazie a un sistema di pagamenti messo in piedi dal governo.

Cosa può andare storto

Tra le incognite in questo esito altamente probabile e che garantirebbe una continuità politica troviamo proprio la demografia indiana. Una delle conseguenze di avere una popolazione così numerosa e giovane è quella di vedere a ogni elezione generale tra i 60-75 milioni di persone che votano per la prima volta. Le tendenze politiche di questi nuovi votanti non sono ancora state testate, per cui è difficile prevedere che decisione prenderanno. I politici indiani lo sanno, e per questo motivo (oltre al fatto che l’indiano medio passa 7.3h al giorno con lo smartphone, la media più alta al mondo) gran parte della campagna politica avviene proprio nelle reti social. Anche in questo caso, però, la popolarità di Modi non ha eguali: con più di 90 milioni di followers (qualche milione in più rispetto a Donald Trump), l’attuale primo ministro indiano si distacca sostanzialmente dai suoi possibili avversari. Questo certamente non è necessariamente sinonimo di vittoria, ma avere a disposizione un canale così amplio per comunicare le proprio idee offre senza dubbio un vantaggio.

Fonte: X Corp, Jeffries


Ma quanto importa alla fine?

Per chiunque voglia investire in India, più che cercare di anticipare se Modi vincerà di nuovo o no, o di quanto (la vera domanda che si pongono gli esperti), converrebbe prima chiedersi: le elezioni in questo paese impattano effettivamente sulla sua crescita o sui mercati, oppure questi ultimi sono completamente indifferenti a qualsiasi vento politico tiri nella Lok Sabha (assemblea parlamentare)?. Sorprendentemente, la storia ci insegna che sia il Prodotto interno lordo che i rendimenti azionari hanno sempre mantenuto la propria scalata indipendentemente da chi fosse al governo.

Nel grafico qui in basso, per esempio, si dimostra come il Pil nominale annuale indiano sia sempre stato superiore al 10% dal 1980. Interessante notare come, a esclusione del 1980-84 e dal 2014 in poi, tutti i restanti governi siano stati di coalizione. In qualche modo questo ci suggerisce che la crescita del paese è nel focus di chiunque sia al potere, e non è un caso che molte delle riforme portate a termine da Modi siano state ideate inizialmente dall’Indian National Congress, l’attuale opposizione.


Fonte: Macquarie Research, Bloomberg, World Bank, CEIC, dati a giugno 2023


Il discorso è simile per le borse indiane. A prescindere dal risultato delle elezioni negli ultimi 20 anni, i titoli indiani hanno reso più del 12% nei 3-5 anni successivi. Inoltre, i rendimenti maggiori si sono realizzati tra il 2004 e il 2009, quando né il BJP né l’Indian National Congress avevano ottenuto una maggioranza.

Fonte: ACE MF, Fisdom Research. *Sono stati considerati i rendimenti fino al 15 settembre.
#Per il periodo fino al 2000 è stato considerato il nifty TRI. Rendimenti per periodi inferiori
a un anno sono assoluti, mentre sono annualizzati per i periodi superiori a un anno

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In conclusione: come preparare i portafogli alle elezioni

Come preparare i portafogli all’appuntamento della prossima primavera, quindi? Secondo Fisdom Research, fintech indiana, gli investitori possono aspettarsi tre scenari. Nel caso più ottimista, ovvero quello in cui il partito attuale dovesse essere confermato (e per cui le probabilità sono alte), i mercati dovrebbero reagire positivamente, anticipando le policy allineate con la attuale traiettoria economica e dando un senso di continuità e stabilità agli investitori. Per l’asset class azionaria, i mercati potrebbero preferire società cicliche, con un focus sui settori industriali, dei beni di consumo e dei beni capitali, delle banche, delle automobili e dell’IT; altre classi di attivi favorite potrebbero essere l’obbligazionario high yield e le valute dei mercati emergenti. Nello scenario neutro, ovvero la costituzione di una coalizione tra partiti, gli investitori potrebbero dimostrarsi cauti fino al momento in cui le politiche del governo non diventeranno più chiare. I mercati potrebbero quindi preferire titoli azionari con un’esposizione al settore growth o mid-cyclical, con comparti come l’healthcare, l’IT, le utilities e i beni di largo consumo, ma anche le obbligazioni di qualità, l’oro e ancora le valute dei mercati emergenti. Infine, uno scenario più cauto – un cambio nella leadership politica – potrebbe inizialmente comportare un aumento della volatilità finché gli investitori non valuteranno l’impatto potenziale delle nuove politiche e le differenze nello stile di governo. Questi potrebbero quindi preferire titoli difensivi (tra cui healthcare, beni di largo consumo, IT e obbligazionario di qualità legato al comparto delle utilities), ma anche oro e altri beni rifugio.

Con un 50% investito tra beni di consumo e istituzioni finanziarie, lo UTI India Dynamic Equity Fund si allinea quindi con lo scenario di una rielezione di Modi e si conferma una valida opzione per gli investitori internazionali che cercano un’esposizione al mercato azionario indiano nel lungo termine.

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