La crisi potrebbe riassorbirsi. La diffidenza per la Russia, no

Sebbene lo shock legato ai prezzi delle materie prime (specie energetiche) potrebbe riassorbirsi in tempi relativamente rapidi, ciò che con più difficoltà si riassorbirà sarà la diffidenza verso una regione che in futuro potrà di nuovo approfittare della propria posizione commerciale per esercitare pressioni sul fronte importazioni

“Potrebbero volerci alcuni anni, ma questo conflitto apre alla possibilità di dare un’accelerata alla transizione energetica, in particolare in Europa”. A dirlo è Maria Drew, Director of Research, Responsible Investing di T. Rowe Price.
La stabilità dei sistemi energetici dipende infatti da tre criteri, noti anche come il ‘trilemma dell’energia’: in primis, la sicurezza degli approvvigionamenti; in secondo luogo, il contenimento dei costi; infine, l’impatto ambientale. Proprio i primi due criteri sono stati utilizzati in passato per “giustificare il mantenimento della fornitura di petrolio e gas”, ma le tensioni legate al quadro russo-ucraino hanno ribaltato il quadro.

Secondo i dati aggiornati dall’Agenzia internazionale dell’energia (Eia) al 2020, la Russia pesa per il 12% della produzione globale di petrolio e per il 18% della produzione globale di gas naturale. Rispetto al resto dell’occidente, la dipendenza dei rifornimenti russi è ben più alta per l’Unione, principalmente per una questione geografica: nel 2020, più della metà delle esportazioni di petrolio russo e circa l’85% dell’export di gas naturale sono finite in Europa, sottolineano da T. Rowe Price. “Crediamo che l’attuale shock dei prezzi e le preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti dalla Russia abbiano potenzialmente agevolato la progressione del Green Deal europeo”, finanziato dall’azione condivisa dei governi dell’Unione, sotto il più ampio cappello del piano Next Generation Eu.

Dinnanzi all’ipotesi che il Cremlino possa approfittare della sua situazione per ostacolare l’approvvigionamento energetico dell’Ue, gli Stati Membri hanno infatti reagito in maniera compatta: la Commissione ha annunciato un nuovo pacchetto di misure, denominato RePowerUE, “con il chiaro obiettivo di sganciare l’Ue dalla dipendenza dal gas russo ben prima del 2030” si legge da comunicato.

Sebbene resti il fatto che un cambiamento delle fonti di approvvigionamento non possa essere né immediato, né a buon mercato, l’Unione Europea sembra oggi avere una ragione in più per spingere verso una transizione energetica più incisiva e più veloce. “Questo vorrà dire investire nelle energie rinnovabili, ma forse” prosegue l’esperto di T. Rowe Price, cosa ancora più importante, “significherà anche investire nell’efficienza energetica (elettrodomestici intelligenti, edifici verdi, ecc.), nell’elettrificazione e in altre pratiche che possono ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas naturale”.

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