Se la banca fallisce: cosa succede a depositi e investimenti

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La crisi innescata da SVB non costituisce al momento un pericolo per le banche italiane, ma è sempre bene ricordare quali capitali sono al sicuro, quando la propria banca dovesse fallire

Distribuire fra più banche i depositi ed evitare un’esposizione alle obbligazioni delle banche mette al sicuro la liquidità dallo scenario, comunque non probabile, di una grave crisi sistemica

Titoli finanziari e cassette di sicurezza? Non sono coinvolte nel fallimento della banca

Le crisi bancarie sono talmente dannose per l’economia che le autorità, di solito, intervengono con ogni mezzo per evitare che il panico possa diffondersi. I fallimento di Silicon Valley Bank ha provocato negli Stati Uniti una migrazione dei conti correnti dalle banche regionali più esposte agli istituti più solidi. La ragione di questo timore è semplice: non tutti depositi bancari sono garantiti, negli Stati Uniti come in Italia.

Per quanto la crisi innescata da SVB non costituisca al momento un pericolo per le banche italiane è sempre bene ricordare quali capitali siano al sicuro e quali no, quando la propria banca dovesse fallire.

Depositi bancari, garantiti fino a un certo punto

Tenendo conto che per anni i conti correnti non hanno mai reso alcun interesse ai depositanti, potrà sembrare strano sentirsi dire che il denaro in conto corrente non è esattamente di loro proprietà. Eppure, come spiega senza mezzi termini l’articolo 1834 del codice civile “la banca è debitrice del depositante”. In un certo senso chi deposita denaro in banca, lo presta all’istituto. “I soldi che si depositano in banca sono confusi con il patrimonio della banca, il che costituisce un rischio di credito”, ha spiegato a We Wealth Roberto Cappiello, consulente dell’Aduc e membro del consiglio direttivo di Nafop. Se il soggetto cui si presta denaro diventa insolvente, si può andare incontro a una perdita: ed è quello che accade anche al correntista di una banca fallita, oltre la soglia dei 100mila euro.

Infatti, per garantire i depositanti le banche hanno costituito un fondo di tutela, il Fitd, che interviene a garanzia dei conti correnti entro i 100mila euro. “La garanzia del Fitd si applica per ciascun intestatario; ad esempio tre intestatari dello stesso conto potrebbero contare su una garanzia pari a 300mila euro”, ha dichiarato Cappiello. Inoltre, la garanzia si applica “per ciascuna banca”, il che significa che due conti correnti in due istituti diversi, sono protetti singolarmente fino a 100mila euro per intestatario.

La situazione più rischiosa, dunque, si viene a creare nei casi in cui un singolo intestatario detiene sul conto corrente di una singola banca oltre 100mila euro. “Il rischio aumenta ulteriormente quanto quel correntista possiede anche obbligazioni emesse dalla sua banca”, ha ricordato il consulente: infatti, ancor prima del fallimento, le obbligazioni bancarie possono essere “azzerate” per sostenere le esigenze di capitale della banca, nell’ambito della procedura di risoluzione “bail-in”.

Distribuire fra più banche i depositi ed evitare un’esposizione alle obbligazioni delle banche mette al sicuro la liquidità dallo scenario, comunque non probabile, di una grave crisi sistemica.

“A proposito della garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi, la sua dotazione a fine 2022 ammontava a circa 3,3 miliardi di euro”. Abbastanza? “Se il Fondo fosse dovuto intervenire con le Popolari venete nel 2017 avrebbe dovuto far fronte ad un esborso di circa 10 miliardi di euro e, data l’incapienza delle risorse prontamente disponibili presso il Fitd, il sistema bancario avrebbe dovuto farsi carico di gran parte delle somme necessarie al rimborso dei depositanti”.

Il portafoglio di titoli e fondi d’investimento? E’ proprietà del cliente

Contrariamente a quanto avviene per i depositi bancari, i titoli finanziari sono di proprietà del cliente della banca, la quale, in questo caso, ha solo la funzione di intermediario. “Il deposito di titoli è distinto dal patrimonio della banca, è di mia proprietà e investendo riduco il rischio di concentrazione”, ha affermato Cappiello. Un modo per farlo è, ad esempio, investire in fondi monetari o titoli di Stato a breve termine: due categorie di investimento simili alla liquidità detenuta sul conto, in quanto rapidamente convertibile in contante e con interessi oggi particolarmente interessanti . Un semplice riparo per rimuovere l’eccedenza sul conto corrente può quindi coincidere con investimenti a basso rischio e orizzonte breve, come Bot, fondi monetari o altri titoli di Stato ad alto rating (ad esempio titoli tedeschi). In caso di fallimento della banca, non potranno essere sottratti al cliente.

Cassette di sicurezza, al sicuro ma con alcune avvertenze

Se la banca fallisce, nessuna cassetta di sicurezza può essere considerata a rischio: il contenuto, vale la pena ricordarlo, è di sola proprietà del cliente della banca. “Questo non significa che non si possa incorrere in problemi di altro tipo”, ha sottolineato Cappiello, ad esempio il rischio di furto che può essere bilanciato da adeguate polizze assicurative. Inoltre, la cassetta di sicurezza non è inviolabile: l’Agenzia delle Entrate in caso di particolari necessità di accertamento possono esaminarne il contenuto.

 

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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