Scenario 2024, dove investire? Le variabili chiave da osservare

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Inflazione e crescita rimarranno al centro dell’attenzione quest’anno, dettando l’azione delle banche centrali. Ma accanto a queste variabili chiave potrebbero aggiungersi altri elementi da monitorare, per capire l’evolversi dello scenario e muoversi di conseguenza. Eccole, secondo Eurizon

Si dice che “chi ben incomincia è a metà dell’opera” e, guardando a come si è avviato, questo 2024 lascia ben sperare. Da inizio anno, l’indice americano S&P500 ha già aggiornato i suoi massimi storici e quello giapponese Nikkei ha sfondato i livelli più alti dal 1990. Tutto bene, quindi? Considerando che il 2024 sarà uno degli anni più politici di sempre, con elezioni in ben 76 paesi (il 61% della popolazione mondiale sarà chiamato alle urne), e una situazione geopoliticamente tesa, forse qualche elemento di incertezza c’è. Meglio, quindi, mettere bene a fuoco le variabili principali e capire il possibile evolversi del contesto, su cui poi costruire il proprio portafoglio di investimento. Con questo intento, gli esperti di Eurizon hanno elaborato una approfondita analisi di scenario su cui poter impostare l’asset allocation.

Tra inflazione, crescita e taglio dei tassi. Cosa aspettarsi?

Secondo la SGR, il 2024 sarà un anno di prosecuzione del ciclo economico globale, con un mix inflazione-crescita finalmente normalizzato. L’inflazione si sta infatti riportando progressivamente verso il target del 2% fissato dalle banche centrali. “I prezzi delle materie prime si sono stabilizzati da diversi mesi e non hanno risentito delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente”, precisano gli esperti di Eurizon. L’attenzione, su questa variabile, sarà rivolta soprattutto alla velocità con cui l’inflazione core (quella depurata dalle componenti più volatili, come energia e alimentari) si abbasserà negli Stati Uniti e nell’Eurozona. Il consenso la prevede attorno al 2,5% a metà del 2024 e “questa ipotesi appare condivisibile, mentre il rischio di un’inflazione più alta delle attese appare modesto, considerando l’assenza di pressioni sui prezzi all’origine e un andamento dell’attività economica ancora positivo, ma ad un ritmo decisamente moderato rispetto agli eccessi del 2021 e 2022”.

E arriviamo alla crescita, che si prevede debole, soprattutto nella prima metà dell’anno. Per gli ultimi sei mesi è invece ipotizzata una graduale riaccelerazione verso i livelli di crescita potenziale, attorno al 2% per gli Stati Uniti e all’1,5% per l’Eurozona, sostenuta dal calo dell’inflazione e dal tanto atteso taglio dei tassi da parte delle banche centrali. Questo prefigurerebbe una normalizzazione del ciclo economico. Come scenario di rischio resta la possibilità di una frenata più brusca del previsto dell’economia. Da questo punto di vista, sarà utile monitorare secondo Eurizon, soprattutto gli “aggregati di credito e gli indici di default, mentre la variabile macro segnaletica più importante sarà il mercato del lavoro Usa, la cui forza ha finora smentito le previsioni di hard landing”.

In tutto questo le banche centrali giocheranno un ruolo centrale. L’ipotesi è che Fed e Bce mantengano i tassi ai livelli attuali (al 5,5% in Usa e al 4,5% in Eurozona) per la prima parte del 2024, per poi avere spazio di allentare le condizioni di politica monetaria (nell’ordine dei 100 punti base) nella seconda metà del 2024. “Il percorso di normalizzazione proseguirebbe nella prima parte del 2025 con obiettivo il 3% – 3,5% per la Fed e il 2% – 2,5% per la Bce”.

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Attenzione alle incognite Cina, elezioni e tensioni geopolitiche

Dopo la deludente crescita del 2023, la Cina rappresenta una variabile importante. Per il 2024, si prevede possa evidenziare una espansione stabile ma moderata rispetto ai ritmi pre-Covid. La stima puntuale di crescita media annua è pari al 4,5% e, secondo Eurizon, se
confermato, sarebbe un ingrediente di stabilizzazione non inflazionistica per il ciclo economico globale.

Nel 2024 sarà certamente importante osservare anche il fitto calendario politico. Fra i vari paesi coinvolti rivestono particolare importanza il rinnovo del Parlamento in Europa e soprattutto le presidenziali statunitensi a novembre, tema di attenzione principale per la seconda parte dell’anno. Appuntamenti che si sommano a un quadro geopolitico che presenta questioni ancora non risolte, come la guerra in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente. “In un anno che potrebbe vedere una normalizzazione delle variabili macroeconomiche, gli eventi geopolitici potrebbero invece confermarsi fonte di volatilità”, sottolineano gli esperti.

Uno sguardo ai mercati

Per quanto riguarda i mercati finanziari il 2024 sembra essere iniziato in un contesto favorevole, grazie alla combinazione crescita-inflazione e in prospettiva di un allentamento della politica monetaria. Il comparto azionario, che già aveva chiuso in positivo il 2023, sembra pronto a continuare di questo passo, mentre sull’obbligazionario è probabile che l’assestamento dell’inflazione e della crescita economica previsto per il 2024 riporti la volatilità ai livelli normali. Nei mercati a spread le obbligazioni investment grade, high yield e dei mercati emergenti risultano tutt’ora superiori ai livelli tipici di fine ciclo e questo li rende interessanti. Infine, il 2024 potrebbe risultare ancora un anno poco direzionale per le valute.

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