Entro il 2025 il rinnovabile sostituirà il carbone quale principale fonte di produzione di
energia elettrica ed entro il decennio la capacità energetica da fonti pulite supererà quella
delle fonti fossili. Questi gli incoraggianti dati del report dell’Agenzia Internazionale per
l’Energia (AIE), Renewables 2022, secondo cui le energie rinnovabili arriveranno a
costituire oltre il 90% dell’espansione della capacità elettrica globale, con una crescita
della produzione di quasi 2.400 GW rispetto al 2022-2027, circa l’85% in più di quanto
accaduto nel quinquennio precedente.
I dati forniti dall’AIE, oltre a rappresentare un dato positivo per la salute futura del pianeta
e della società, costituiscono anche un’ottima notizia per il segmento degli investimenti
sostenibili. Insieme ad Hamish Chamberlayne, Head of Global Sustainable Equities di
Janus Henderson Investors, analizziamo quali sono i più importanti trend di questo
cambiamento epocale e quali opportunità esso porta con sé.
Dati più che incoraggianti
Le previsioni del report dell’AIE sono il risultato di una combinazione di fattori, ma i più
importanti sono da individuarsi nella ricerca di sicurezza energetica da parte degli stati
(principalmente a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e dell’escalation tra Cina e Stati
Uniti), nelle iniziative politiche messe in atto a livello globale per rafforzare la sicurezza
energetica e raggiungere l’obiettivo net zero. “Ad essere particolarmente attivi – commenta
Chamberlayne – sono l’Unione Europea (EU Green Deal), gli Stati Uniti (Inflation
Reduction Act) e la Cina (XIV piano quinquennale). Anche l’India ha deciso di aumentare
la propria capacità energetica sostenibile, ponendosi come obiettivo quello di coprire il
50% del fabbisogno di elettricità con fonti rinnovabili entro il 2030”.
Eolico e solare primi della class
Protagonisti di questo cambiamento radicale saranno il comparto dell’energia eolica e
solare, che produrranno quasi il 20% della produzione di energia globale nel 2027,
rispettivamente raddoppiando e triplicando l’odierna capacità produttiva.
“Per rispondere all’incremento di domanda che lo shift energetico comporta – spiega
l’esperto della casa di gestione angloamericana – le aziende impegnate nella transizione
energetica hanno risposto agli incentivi governativi con importanti piani per espandere le
operazioni in corso e sviluppare nuovi progetti a basse emissioni di carbonio”. Questo
comporterà il fiorire di partnership tra le aziende che producono energia rinnovabile, i
fornitori di materie prime e le società che costruiranno le infrastrutture necessarie per
immagazzinamento e la distribuzione di energia. “In particolare, per questi due ultimi
segmenti, prevediamo una crescita simile della capacità produttiva negli Stati Uniti, con
l’Inflation Reduction Act che stanzierà 30 miliardi di dollari in crediti d’imposta per aziende
operanti in specifici anelli della catena di approvvigionamento delle energie rinnovabili”.
Criticità del green, il progresso tecnologico aiuterà a superarle
Ma gli investimenti non si concentrano solo sull’aumento della produzione energetica. “Un
cambiamento di tale portata del mix energetico globale – commenta Chamberlayne –
richiederà infatti l’adozione di programmi su larga scala e l’implementazione di soluzioni
per alcuni degli attuali punti critici che interessano l’utilizzo di energie rinnovabili.” Le
risorse, infatti, saranno destinate anche alla risoluzione di una serie di problematiche note,
connaturate al processo stesso di transizione energetica, in particolare quelle legate alla
riduzione della carbon footprint e dei rifiuti generati dai processi di produzione di energia
pulita.
Per quanto concerne il primo, la ricerca e il progresso tecnologico stanno permettendo di
ridurre il carbonio c.d. “incorporato”, ossia il risultato delle emissioni legate ai cicli di
realizzazione della transizione energetica e delle infrastrutture rinnovabili all’estrazione dei
materiali alla produzione e alla costruzione. “Questo, a nostro avviso, è un piccolo prezzo
da pagare nel breve periodo affinchè le energie rinnovabili diventino la spina dorsale
dell’approvvigionamento energetico mondiale”. Oltre ai progressi in termini di emissioni
prodotte, le rinnovabili presentano anche un ritorno sull’investimento energetico (energetic
return on investments, ossia un rapporto tra la quantità di energia utilizzabile generata da
una particolare risorsa e l’energia necessaria per produrla) più favorevole rispetto ad altre
fonti energetiche. “Nel lungo termine, i potenziali benefici dell’energia rinnovabile superano
di gran lunga il costo immediato del carbonio necessario per produrla, con implicazioni
importanti nel lungo periodo”.
Quanto allo smaltimento dei rifiuti prodotti per la realizzazione di
infrastrutture eoliche e solari, le aziende stanno esplorando diverse opzioni, tra cui le
vendite sul mercato dell’usato, la ristrutturazione e il riciclaggio. Queste pratiche riducono
la dipendenza complessiva da nuovi materiali, alleggerendo inoltre la pressione sia sulla
catena di approvvigionamento che sulle discariche di rifiuti.
Infine vi è il tema dell’immagazzinamento dell’energia pulita. Oggi batterie, stoccaggio di
energia termica e il pompaggio idroelettrico consentono di conservare e usufruire
dell’energia con facilità. Fino ad oggi quest’ultimo sistema ha costituito il principale
strumento di accumulo di energia ma, riporta l’AIE, primato passerà in futuro ai sistemi di
batteria grid-scale. “Ciononostante, precisa l’Agenzia, sono ancora necessari ulteriori
progressi in questo settore perché ci si possa allineare con quanto previsto per uno
scenario net-zero. Quanto agli attori, sebbene Cina sia oggi indubbiamente il leader nella
produzione di batterie, si assiste ad una rapida crescita del Canada come suo prossimo
concorrente, che può infatti contare sia sui giacimenti delle risorse minerali necessari sia
di una qualificata forza lavoro.”