Il nuovo anno è appena iniziato e l’attenzione degli investitori appare destinata a spostarsi nei prossimi mesi dall’inflazione, che ha fatto da catalizzatore di mercato per tutto il 2022, al nodo crescita. La recessione appare uno scenario sempre più probabile. Quale sarà dunque nei prossimi mesi il focus sul mercato del credito?
Storicamente, in un ciclo di rialzi che si chiude con una recessione, i tassi segnano il livello massimo prima rispetto agli spread del credito.
Sembra che, almeno in alcuni Stati, questo picco sia già stato raggiunto: i dati di novembre dell’inflazione statunitense hanno evidenziato un rallentamento del ritmo di crescita dei prezzi, anche se gli effetti potrebbero continuare a farsi sentire nei prossimi mesi. Da metà ottobre gli spread del credito hanno subito un balzo non indifferente, tuttavia, secondo quanto afferma Robeco nel suo ultimo Credit Outlook trimestrale, sono destinati a ridimensionarsi quando i mercati inizieranno ad anticipare una recessione che danneggerebbe la salute delle imprese.
Se la recessione appare ormai difficilmente evitabile, questo non significa che gli investitori non possano giocare d’anticipo e, concluso il ciclo rialzista degli spread, assumere una posizione basata sul lungo periodo, considerando anche l’universo degli high yield.
Usa ed Europa, recessioni simultanee ma diverse
“Nel 2023 il nostro scenario di base prevede una recessione sia negli Stati Uniti che in Europa e la contrazione economica investirà simultaneamente le due regioni, ma per cause di fondo diverse”, spiega Victor Verberk, corresponsabile del team Credit di Robeco. Nei confini statunitensi questa sarà caratterizzata da un ciclo di balzi repentini, seguito da improvvise contrazioni. In Europa, invece, la situazione potrebbe essere più complicata e duratura, dal momento che la recessione sarà generata dalla crisi legata ai limiti che il sistema di approvvigionamento europeo sta fronteggiando.
In risposta a questo le banche centrali, la Fed da una parte e la Bce dall’altra, sembrano determinate a mantenere una politica monetaria restrittiva finché non avranno la certezza di poter riportare l’inflazione in linea con il target definito. Se all’orizzonte è già possibile vedere la fine della fase rialzista, è molto complicato prevedere con precisione quando questo accadrà. Nonostante la Fed abbia già iniziato a rallentare il ritmo degli aumenti e ci si può immaginare che interromperà l’aumento dei tassi nella prima metà del 2023, per una vera e propria inversione di marcia, ossia un primo allentamento della politica monetaria, bisognerà probabilmente attendere la fine del 2023 o anche più in avanti.
Il futuro del mercato del credito: ecco a cosa guardare
Le banche centrali continuano a guidare il mercato. Anche se la stretta sui tassi potrebbe essere vicina alla fine, il ciclo di inasprimento quantitativo è appena iniziato e agli investitori non rimane altro che muoversi con cautela.
Nei mercati sviluppati dove lo scenario di base è recessivo, le domande chiave da porsi sono: “Quali ripercussioni patiranno i segmenti più rischiosi del mercato del credito? A che livelli gli spread sono abbastanza elevati per iniziare ad acquistare?”. Per gli esperti di Robeco, le valutazioni più interessanti si trovano nell’investment grade europeo e soprattutto nei titoli finanziari: oggi anche i treasury a breve scadenza offrono un rendimento del 4%, un livello che un anno fa era raggiunto solo dai mercati high yield. Proprio riguardo quest’ultimi, sembra prematuro iniziare ad incrementare aggressivamente l’esposizione: “Gli spread high yield sono ben sotto il livello di 1000pb, in corrispondenza del quale solitamente segnano un picco in contesti recessivi”, spiega Verberk. Una volta che la recessione sarà pienamente scontata e il ciclo rialzista degli spread si sarà concluso, invece, assumere un posizionamento con una visione a lungo termine, anche in questo universo, sarà altamente consigliabile.