Solo 1,5 gradi in più e scatterebbe la via del non ritorno per l’intero pianeta. Sembra tanto, ma non lo è se si pensa che sulla base degli impegni attuali dei paesi del G20 la temperatura globale è destinata a salire di ben 2,4 gradi, secondo uno studio del World Resources Institute. Una semplice proiezione che dimostra quanto gli sforzi finora annunciati non siano sufficienti. Occorre fare di più e secondo gli esperti di Legal & General Investment Management, anche gli investitori possono contribuire alla lotta al cambiamento climatico, inserendo nel loro portafoglio quelle aziende che si impegnano per raggiungere l’obiettivo di neutralità carbonica. In altre parole costruire un portafoglio a emissioni zero. Una strategia che può essere perseguita con metodologie diverse.
Il potere dell’esclusione
Uno dei modi più utilizzati è la cosiddetta selezione negativa, ovvero l’esclusione di quelle aziende che non rientrano nei canoni: in questo caso, si tratterebbe per lo più di gruppi non interessati o in grado di affrontare la transizione verde, oppure attivi in quei settori ritenuti poco sostenibili, come tabacco, alcol, combustibili fossili o armi. Tuttavia, è bene ricordare che un’esclusione troppo aggressiva potrebbe anche avere un risvolto negativo e aumentare il profilo di rischio del portafoglio. “Escludere aziende basandosi unicamente sull’obiettivo di neutralità carbonica può essere molto limitante, sia perché il numero si riduce drasticamente, sia perché si scartano gruppi che potrebbero cambiare idea e affrontare una serie di rischi per diventare sempre più sostenibili”, sottolinea Fadi Zaher, Head of Index Salutions di LGIM.
Riallocazione del capitale
La seconda strada che si può percorrere è quella basata sulle raccomandazioni del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), che si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni anno per anno, intensificando la percentuale di riferimento. In questo modo il portafoglio degli investitori continuerebbe a decarbonizzarsi progressivamente ogni anno. Non esiste un piano d’azione predefinito, così che ogni azienda sia libera di implementare questo piano in base alle proprie necessità, considerando anche le emissioni di partenza.
L’approccio combinato
Una terza via è rappresentata da un approccio combinato dei due precedenti. Zaher sottolinea come “per avere un portafoglio a ‘zero emissioni’ si possa scegliere di combinare i due processi, quindi utilizzando uno standard minimo di esclusione e allo stesso tempo implementando l’idea di ridurre le emissioni di anno in anno”. Qualsiasi sia la metodologia prescelta, una cosa è certa, secondo l’esperto: “prevediamo una continua richiesta da parte degli investitori che cercano di allineare i portafogli a un percorso di emissioni zero”.