Mercati: cinque domande a cui gli investitori cercano risposta

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Negli ultimi anni i mercati finanziari hanno dovuto affrontare una serie di eventi straordinari che hanno lasciato gli investitori con molte domande, Oddo BHF Asset Management ha provato a rispondere alle più importanti

Una serie di sfortunati eventi, dal Covid, alla guerra, passando per un’inflazione alle stelle e di conseguenza a una poderosa stretta monetaria, hanno attraversato il mondo negli ultimi due anni e mezzo, suscitando non pochi dubbi e preoccupazioni. Jan Viebig, global Co-CIO di ODDO BHF Asset Management, ha risposto alle cinque domande clou che ancora attanagliano la mente degli investitori.

1 Cosa aspettarsi dai tassi di interesse?

Ormai è qualche mese che l’inflazione sta rallentando, ma lo sta facendo molto più lentamente del previsto. Ad ottobre 2022 l’inflazione nell’Eurozona aveva toccato il picco del 10,6%, mentre ora si trova al 5,5%, grazie soprattutto al calo dei prezzi dell’energia e della componente alimentari. Questo, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente. Sul mercato del lavoro, infatti, potrebbe innescarsi la pericolosa spirale salari-prezzi: i lavoratori spingono per ottenere stipendi più alti, considerando che molti prodotti continuano ad avere costi ben al di sopra delle aspettative. Considerando che l’inflazione è ancora ben al di sopra del target del 2% che la Banca centrale europea ha fissato e che, secondo l’esperto, non scenderà sotto il 3% prima della primavera del 2024, la stretta monetaria continuerà con nuovi rialzi dei tassi da parte della Bce, anche considerando che si è mossa in ritardo rispetto alla Fed. Potremmo però essere ormai vicino al picco dei rialzi.

2 Visti gli alti tassi di interesse, l’obbligazionario è tornato alla ribalta?

Lo scorso anno il mercato è stato costretto a rallentare e, senza distinzione, azionario e obbligazionario si sono trovati in una posizione scomoda. Tuttavia, “ora che i rendimenti sono tornati positivi e che i tassi di interesse dovrebbero raggiungere il loro massimo nel prossimo futuro, le obbligazioni sono tornate a essere un investimento da prendere in considerazione”, risponde Viebig. Soprattutto, i corporate bond, dal momento che in termini di rendimento offrono un maggior vantaggio rispetto ai titoli sovrani, in particolare se si guarda al panorama europeo, con un premio al rischio particolarmente interessante nel lungo periodo. Secondo l’esperto, infatti, i rischi di credito sembrano gestibili. Nonostante l’aumento dei tassi d’interesse, il rallentamento della crescita e l’aumento dei costi dei fattori produttivi, l’agenzia di rating S&P prevede, ad esempio, che il tasso di insolvenza delle obbligazioni europee ad alto rendimento aumenterà in modo piuttosto moderato, passando dal 2,8% (marzo 2023) al 3,6% nel marzo 2024. Le prospettive generali rimangono quindi piuttosto solide.

3 L’alto debito pubblico dei paesi sviluppati impatterà sui mercati?

I paesi sviluppati devono tutti fare i conti con un debito pubblico da capogiro. Lo scorso maggio il debito pubblico degli Stati Uniti ha raggiunto il tetto massimo allora autorizzato di 31,4 miliardi di dollari, ovvero il 129% del Pil del 2022, e in Europa questo si sta avvicinando al 100% del Pil, un valore molto superiore al limite del 60% fissato come soglia limite. Ma non c’è da preoccuparsi eccessivamente, assicura Viebig, poiché questo aumento del debito è stato giustificato da una serie straordinaria di eventi eccezionali, come la pandemia da Covid o il conflitto Russia-Ucraina, che hanno reso necessario una serie di programmi e di interventi governativi a sostegno dell’economia, per evitare una grave recessione. “Ora, però, diventa sempre più importante ridurre questo debito attraverso una politica di bilancio disciplinata e controllare la spesa pubblica in modo da rafforzare l’economia”.

4 I mercati azionari sono sopravvalutati?

Con l’inflazione di fondo che rimane ostinatamente elevata e il rischio imminente di una recessione, le banche centrali sono costrette a continuare ad inasprire la politica monetaria. L’effetto diretto di queste decisioni è l’indebolimento delle azioni che, soprattutto guardando al panorama americano, non sono più a buon mercato. E dopo la crisi bancaria di marzo, anche la stabilità di questo comparto rimane a rischio.

“In questa situazione mista, continuiamo a sottopesare leggermente le azioni nella nostra asset allocation – spiega l’esperto – I mercati rimangono vulnerabili, soprattutto perché le valutazioni sono tornate a essere elevate”.

5 L’intelligenza artificiale è al centro del dibattito, vale la pena aggiungerlo al proprio portafoglio?

In meno di un anno la situazione si è trasformata completamente: se lo scorso anno gli investitori cercavano di evitare in tutti i modi gli stock tecnologici, in quanto molto sensibili al rialzo dei tassi di interesse, quest’anno gran parte del rialzo dell’indice azionario S&P 500 è attribuito alle società tecnologiche, che hanno beneficiato dell’entusiasmo per le innovazioni dell’intelligenza artificiale (AI).

Digitalizzazione e AI rappresentano, senza dubbio, uno dei mega trend principali del mercato. Potrebbero rappresentare un’aggiunta interessante per il portafoglio degli investitori? Sicuramente si, ma è fondamentale mantenere il senso delle proporzioni: l’AI e la digitalizzazione produrranno molti vincitori sul mercato azionario, ma anche dei vinti.

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