Ridurre del 20% le emissioni di CO2, con il 18% di copertura del fabbisogno mondiale, entro il 2050: la transizione ad un’energia pulita passa anche attraverso l’idrogeno, riporta lo studio del 2017 Hydrogen Scaling Up condotto dall’Hydrogen Council e McKinsey. Seguendo questo ritmo, la domanda di idrogeno decuplicherebbe nei prossimi anni, arrivando a toccare le 550 milioni di tonnellate l’anno, per un giro d’affari globale di $2,500 miliardi. Ecco che l’idrogeno rappresenta un’opportunità per l’investitore responsabile e “una soluzione ideale per le problematiche legate al cambiamento climatico e la transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio”, aggiunge Cristophe Hautin, Deputy portfolio manager del fondo Allianz Climate Transition di Allianz Global Investors.
Europa e decarbonizzazione
È dell’8 luglio scorso la strategia lanciata dalla Commissione Europea per il sistema energetico del futuro e l’idrogeno pulito. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, infatti, l’Europa necessita di rivoluzionare il suo sistema energetico (che attualmente è responsabile per il 75% delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione). Una spinta per la visione di un’Europa verde promossa soprattutto dalle misure per la ripresa post Covid-19, Next Generation EU e Green Deal, che vincoleranno rigidamente anche gli strumenti di sussidi e prestiti da €750 miliardi attivati tramite l’accordo sul Recovery Fund raggiunto a Bruxelles alle prime luci di martedì 21 luglio.
Galeotto fu il Covid-19, quindi: l’emergenza sanitaria del 2020 potrebbe aver contribuito più di quanto preventivato nell’accelerare una transizione sostenibile che, probabilmente, sarebbe stata presto dimenticata in periodi meno turbolenti. Questa transizione, tuttavia, non avverrà senza sforzi: McKinsey ha stimato la necessità di investimenti per $280 miliardi nei prossimi dieci anni. Un’impresa che “non è impossibile, a patto che i governi utilizzino le giuste leve a livello di legislazione e incentivi finanziari nel lungo periodo”, sottolinea Hautin.
Tali investimenti saranno volti ad aumentare la percentuale di idrogeno pulito (a basse emissioni di carbonio) prodotto nel mondo, che attualmente rappresenta solo il 2% del totale. Il restante, infatti, è prodotto attraverso una reazione di reforming con vapore basata su combustibili fossili, che rilascia sì elevate emissioni di carbonio ma che si produce a costi pari alla metà di quelli per creare idrogeno verde. La transizione partirà, quindi, dalla spinta all’utilizzo delle tre strategie alternative attualmente in uso per produrre idrogeno verde: elettrolisi da fonti energetiche rinnovabili, gassificazione della biomassa e cattura e stoccaggio del carbonio.
Le applicazioni dell’idrogeno pulito
Secondo il piano della Commissione, “tra il 2030 e il 2050 le tecnologie basate sull’idrogeno rinnovabile dovrebbero raggiungere la maturità e trovare applicazione su larga scala in tutti i settori difficili da decarbonizzare”.
Un esempio? Sicuramente il settore dei trasporti, leggeri e pesanti, pubblici e privati. La mobilità a idrogeno comporterebbe maggiori benefici rispetto ai più comuni veicoli elettrici (carica più veloce e lunga durata), con interessanti applicazioni di impiego nelle reti di taxi a guida autonoma e shuttle, ma soprattutto per treni, autobus e trasporto via mare. Sempre secondo McKinsey, infatti, la domanda di tali soluzioni dovrebbe emergere già dal 2030.
L’idrogeno troverebbe poi promettenti opportunità anche nell’ambito del riscaldamento e alimentazione del settore residenziale e commerciale. Uno dei vantaggi di questa fonte rinnovabile è, infatti, la capacità di conservazione a lungo termine che permette di stoccare idrogeno per futuri momenti di necessità.
L’idrogeno in portafoglio
Come investire in questa rivoluzione energetica? “A oggi, nell’universo azionario europeo esistono pochissime ‘pure play’ dell’economia dell’idrogeno”, conclude Hautin, e per questo Allianz Global Investors individua anche “società quotate in diversi settori lungo la filiera dell’idrogeno che soddisfano i nostri requisiti finanziari. Nel 2019 i titoli delle società attive sono andate molto bene e a nostro avviso in futuro potrebbero offrire ancora più valore”.