L’inizio del nuovo anno è sempre caratterizzato da un valzer di outlook, per suggerire come posizionarsi sui mercati nei mesi a venire. Ma quanto sono attendibili le previsioni macro a breve termine? Tra inflazione, tassi di interesse, tensioni geopolitiche e segnali di crescita, l’entusiasmo dei mercati si accende e si spegne a intermittenza. Senza contare gli scostamenti improvvisi se si verifica una forte discontinuità, come la pandemia o la guerra in Ucraina, tanto per fare gli esempi più eclatanti. Ecco che allora, forse, bisogna cambiare approccio agli investimenti.
“Noi non facciamo previsioni macro e non cerchiamo di anticipare spostamenti di mercato. – affermano Brad Slingerlend e Brinton Johns di NZS Capital, partner strategico di Jupiter Asset Management – Pertanto, le nostre prospettive per il 2023 si basano su una visione di più lungo termine, evitando previsioni precise e guardando ai trend sostenibili attraverso la comprensione del contesto in cui si collocano i nostri investimenti”.
L’andamento del mercato, sostengono i due esperti, è condizionato dalle aspettative macroeconomiche: dalla politica dei tassi d’interesse all’evoluzione dell’inflazione e quindi al livello di crescita economica. La volatilità, viene ribadito, è legata a doppio filo alle oscillazioni tra ottimismo e pessimismo di chi compie le scelte di investimento e non è semplice tenere tutto sotto controllo. “Fare previsioni economiche, soprattutto a breve termine, è pura follia”. Invece di dedicare risorse a valutare i mercati, quindi, la soluzione degli esperti è quella di considerare i principali fattori che riguardano ogni singola azienda e concentrarsi sui titoli con potenzialità di crescita e/o sottovalutati. Del resto, come ha detto il miliardario americano Warren Buffett, guru degli investimenti, se un’azienda fa bene, le azioni alla fine le vanno dietro.
Non solo aziende tecnologiche
Qual è quindi l’identikit ideale dell’azienda su cui puntare nel lungo termine? Per gli esperti del team le società innovative e dirompenti, che forniscono valore a un’ampia gamma di clienti, offrono le migliori probabilità di creare valore nei periodi di incertezza economica. Puntare su aziende caratterizzate da flessibilità e tecnologia, però, non vuol dire concentrarsi esclusivamente sui titoli tecnologici o che investono nell’innovazione in base alla metodologia settoriale GICS (Global Industry Classification Standard), altrimenti si potrebbero perdere delle opportunità.
Bisogna prestare grande considerazione ai cambiamenti che saranno sempre più visibili nel 2023 e che potrebbero orientare in maniera significativa i flussi di capitale nel prossimo decennio e non solo.
Il software e i semiconduttori in particolare, così come la tecnologia in generale, continuano a essere un fattore abilitante dei cambiamenti attesi, a partire dagli incrementi di produttività che saranno resi possibili per venire incontro alla scarsità di risorse di capitale umano e materie prime. Inoltre, rimangono significativi alcuni temi del passato come la trasformazione da analogico a digitale, la connettività e il passaggio graduale dal contante ai pagamenti digitali nel commercio.
Infrastrutture delle catene di approvvigionamento
È sotto gli occhi di tutti che le catene di approvvigionamento hanno mostrato i limiti di un’impostazione basata sulla mera efficienza che ha spostato siti produttivi e di approvvigionamento nelle regioni con bassi costi. La fragilità e gli shock subiti stanno portando alla ribalta la necessità di una maggiore capacità di resilienza di queste infrastrutture e quindi la necessità di investimenti per aumentare la capacità di pianificare e di reagire ai diversi imprevisti (ad esempio ottimizzando lo stoccaggio e la distribuzione ultimo miglio, diversificando i fornitori, migliorando la tracciabilità dei prodotti e ricorrendo all’intelligenza artificiale).
Energie alternative
La crescente attenzione alla sicurezza energetica e al suo impatto ambientale pone un’enfasi crescente sulle energie alternative, comprese le fonti emergenti come l’idrogeno. Vari provvedimenti legislativi, tra cui l’Infrastructure Investment and Jobs Act del 2021 o l’Inflation Reduction Act del 2022 negli USA o il piano REPowerEu della UE, incentivano la transizione energetica. E se l’attrattiva dell’energia verde all’inizio era pressoché esclusivamente dovuta al suo ridotto impatto ambientale, oggi cominciano ad essere prese in considerazione anche la stabilità dei prezzi e la sicurezza nazionale che ne possono derivare. Particolare attenzione, poi, viene anche riservata alle potenzialità dei settori in cui l’innovazione è molto elevata come in quello della generazione di calore industriale, elettrolisi dell’idrogeno e piccoli reattori modulari.
In conclusione, l’ottimismo nel lungo periodo è l’approccio migliore, soprattutto perché le valutazioni di molte società suggeriscono che il mercato sia eccessivamente pessimista. “In questo contesto, se consideriamo le singole società in cui investiamo e lasciamo agli altri di occuparsi di macroeconomia, vediamo molti motivi per rimanere ottimisti”.