Investire nell’ambiente: un futuro sostenibile a prezzi scontati

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Venti contrari quali l’aumento dei tassi di interesse e tensioni geopolitiche hanno contribuito sulle vendite del settore delle energie pulite. Ma questo sell-off ha creato un punto di ingresso interessante per gli investitori che cercano di sfruttare il potenziale a lungo termine degli investimenti in soluzioni climatiche

Amsterdam, Basra, Venezia, New Orleans, Bangkok e così via, si tratta solo di pochi esempi di grandi città che potrebbero fare la stessa fine di El Bosque, piccolo paese nel golfo del Messico che, a causa del rapido innalzamento del livello del mare e delle tempeste invernali sempre più violente, è stato distrutto dalle inondazioni.

Nel 2023 più che mai è stato chiaro l’effetto del cambiamento climatico e come la lotta per fermare il surriscaldamento non sia più solo un’opzione. Tuttavia, la scalata dei tassi di interesse, le alte pressioni inflazionistiche, le tensioni geopolitiche e la mancanza di chiarezza sulle decisioni governative, hanno contribuito al calo delle vendite sui titoli del settore delle energie pulite.

Affinché il mondo raggiunga il net zero entro il 2050, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie) stima che la spesa globale per l’energia dovrà raggiungere i 5.000 miliardi di dollari all’anno, ovvero quasi il doppio di quanto è stato previsto per il 2023.

Entrando nel 2024, secondo Monika Kumar e Koen Popleu, rispettivamente Portfolio Manager e Analyst Lazard Climate Action Team, di Lazard, investire in azioni reali per il clima deve tornare al centro dei portafogli per almeno quattro motivi:

  • Gli investimenti governativi e privati elargiti tra il 2022 e il 2023 trasformeranno il settore
  • Le tecnologie nascenti, dal solare ai semiconduttori per i veicoli elettrici, diventeranno opzioni economicamente sempre più valide
  • I venti contrari che avevano bloccato la logistica e i picchi inflazionistici si stanno attenuando
  • La valutazione del settore non riflette il potenziale a livello di utili, offrendo un punto di ingresso interessante

Il mondo si innova, ma non tutto allo stesso ritmo

Sulla carta gli Stati Uniti appaiono in una posizione di leadership per quanto riguarda gli investimenti sostenibili, grazie agli ingenti fondi stanziati del governo. Tra questi spicca l’Inflation Reduction Act, firmato ad agosto del 2022, che offre significative agevolazioni fiscali incentrate sugli sforzi di decarbonizzare l’economia del Paese. A questo si è anche aggiunto l’Infrastructural Investment and Jobs Act, che prevede 550 miliardi di dollari per investimenti in mobilità, acqua pulita e rete elettrica. Quali i principali beneficiari? Dai fornitori di energia solare a quelli di batterie per l’accumulo passando anche dai produttori di veicoli elettrici e di apparecchiature elettriche.

Mentre in passato il settore degli investimenti green era caratterizzato da modelli di investimento volatili, “gli attuali schemi di sostegno negli Stati Uniti offrono una visibilità pluriennale per i fornitori di servizi e gli investitori, ponendo le basi per un’accelerazione secolare degli investimenti nell’energia pulita insieme a queste iniziative governative”, spiegano gli esperti.

Anche l’Europa si trova in un’ottima posizione quando si parla di investimenti sostenibili, infatti l’ammontare dei fondi governativi disponibili è simile a quello statunitense, anche se le iniziative europee sono molto più frammentate. Solo per nominarne alcune, nel 2019 è stato lanciato il Green Deal che ha mobilitato 1.000 miliardi di euro da spendere entro il 2030 per accelerare la transizione energetica e ridurre le emissioni. Sulla stessa linea nel 2021 è stato promosso il Fit for 55, che mira alla neutralità climatica entro il 2050, prevedendo una riduzione del 50% delle emissioni già entro il 2030.

A debita distanza si trova invece la Cina, che in quanto maggiore emittente di gas serra al mondo giocherà un ruolo fondamentale nella partita per l’adozione dell’energia pulita. Pechino prevede di toccare il picco delle sue emissioni entro il 2030, ambendo alla neutralità carbonica nel 2060. Il Paese ha già iniziato a spingere la domanda di energie rinnovabili e, “secondo le nostre stime, nel 2023 la Cina ha installato oltre 150 Gw di capacità solare, con un aumento dell’80% rispetto all’anno precedente e rappresentando il 40% delle installazioni globali”, spiegano da Lazard.

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Un futuro verde grazie a prezzi più contenuti

Se fino a qualche anno fa, i costi di produzione delle tecnologie sostenibili come eolico, solare e batterie, potevano fare paura, questi sono diminuiti in modo significativo nell’ultimo decennio. Secondo uno studio dell’Institute for New Economic Thinking dell’Università di Oxford, le stime originali prevedevano che il calo annuo dei costi dell’energia solare tra il 2010 al 2020 avrebbe dovuto essere tra il 2,6% e il 6%, mentre i costi effettivi sono diminuiti del 15% in quel periodo. Gli esperti si aspettano che lo stesso accadrà anche per settori emergenti, come l’idrogeno, oppure la cattura e lo stoccaggio di carbonio.

Nonostante le onde avverse che hanno attraversato il mercato nell’ultimo paio di anni, i fondi sostenibili nella prima metà del 2023 hanno registrato una raccolta cumulativa di 57 miliardi di dollari (dati Morgan Stanley), di cui la maggior parte in Europa. Insomma, la voglia di sostenibilità non appare scalfita dalle performance avverse.

Lazard ritiene che l’accelerazione nell’adozione di soluzioni energetiche pulite sia solo all’inizio e destinata a continuare. Infatti, per prima cosa, “i prezzi dei contratti di acquisto di energia elettrica a lungo termine, ampiamente utilizzati nei progetti rinnovabili in Europa, sono aumentati in modo significativo, superando gli effetti dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse”. Inoltre, grazie alla normalizzazione della catena di fornitura e al calo dei costi delle materie prime, i prezzi dei pannelli solari, ad esempio, si sono abbassati ulteriormente, basti pensare che il costo del polisilicio, materia prima per i pannelli, è sceso di oltre il 60% su base annua.

“Le strutture dei costi dovrebbero contribuire a un maggiore slancio degli utili che non si riflette nelle valutazioni odierne – argomentano Kumar e Popieu- . Pertanto, a nostro avviso, la recente svendita ha creato un punto di ingresso interessante per gli investitori che cercano di sfruttare il potenziale a lungo termine degli investimenti in soluzioni climatiche”.

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