Impact Investing: perché no? I cinque miti da sfatare

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Nonostante il crescente interesse, sono ancora pochi gli investitori che si approcciano agli investimenti a impatto diretto. Secondo Vontobel Asset Management a frenare questo mercato sono alcuni preconcetti. Ecco come superarli e guardare l’approccio impact con occhi nuovi

Preconcetti e pregiudizi rischiano di condizionare le nostre scelte, anche di investimento. È quello che starebbe succedendo all’impact investing, almeno secondo Vontobel Asset Management, che altrimenti non si spiega come un investimento che offre opportunità per realizzare un cambiamento positivo per la società e l’ambiente, generando al contempo rendimenti finanziari, attragga ancora così pochi investitori. In Europa rappresenta infatti solo lo 0,5% del mercato degli investimenti mainstream (report “Accelerating Impact. Main takeaways from the first harmonised European impact investment market sizing exercise”).
Ebbene, secondo Vontobel AM, ci sono ben cinque miti da sfatare che stanno allontanando potenziali investitori impact. Scopriamoli così da superarli e guardare questo approccio impact con occhi nuovi.

1- L’Impact Investing è un mercato di piccole dimensioni

Sebbene sia ancora di dimensioni ridotte, negli ultimi anni questo mercato ha sperimentato una forte crescita. Anzi, “si tratta di una delle poche aree che rimane in un trend rialzista nonostante le complesse condizioni di mercato degli ultimi tempi”. Un periodo di crescita particolarmente vertiginosa si è registrato tra il 2019 e il 2021, soprattutto considerato l’andamento generale. Solo in Europa questo mercato è aumentato del 26% tra il 2020 e il 2021. E secondo Vontobel AM, ci sono tutti i presupposti per credere che il trend sia destinato a proseguire e perfino a rafforzarsi. Dal suo Investing Survey 2023, infatti, emerge un crescente interesse: circa due terzi dei partecipanti hanno già iniziato a investire in ottica impact e molti degli altri stanno valutando di farlo, mentre solo il 4% non investe in maniera attiva e né pensa di iniziare.

2- Non è possibile generare un impatto investendo in società quotate

Per molti anni l’impact investing è stato associato esclusivamente ai mercati privati. Ma un ecosistema finanziario composto solamente da questi asset sarebbe incompleto, avvertono dalla casa di gestione svizzera. In particolare sarebbero due gli impatti positivi che si possono generare da un investimento in società quotate:

– La scelta stessa di investire in realtà che aiutano a ridurre l’impronta ecologica o a raggiungere un maggior benessere sociale, favorendo la loro solidità finanziaria, è già di per sé un passo significativo. A questo si aggiunge il voto dell’azionista nell’assemblea generale, in cui può spingere e incoraggiare la società ad adottare processi più virtuosi.

– Dall’altra parte, la società in questione riesce ad accedere più facilmente ai capitali per espandere più rapidamente il proprio business, risultando così meglio posizionata e più motivata a finanziare attività di ricerca e sviluppo innovative in grado di generare ricavi grazie a prodotti e servizi più ad impatto.

Il mix tra questi due fattori dà luogo a un circolo virtuoso: più le aziende saranno sostenibili e di successo, più gli investitori le supporteranno. “Ciò non può che imprimere un’accelerazione alla transizione verso un mondo migliore”.

3- Per fare qualcosa di positivo bisogna sacrificare i rendimenti

Un altro falso mito da sfatare riguarda il ritorno, ossia alcuni investitori associano l’impact investing alla necessità di rinunciare ai rendimenti. Nella realtà, non dev’essere per forza così. Anzi, “oggi l’impact investing offre enormi opportunità agli investitori”, sottolinea Vontobel AM. Basti pensare all’enorme ammontare di capitali destinato ad andare in questa direzione per raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica. Secondo stime di BloombergNEF, per poter arrivare a un mondo a zero emissioni nette entro il 2050, gli investimenti annui a livello globale dovranno triplicare nel corso di questo decennio, arrivando a un’opportunità d’investimento pari a 2.000 miliardi di dollari, corrispondenti a circa il 2% del PIL annuo globale.

4- Quello degli investimenti impact in azioni è un ambito vago

Se questa percezione si poteva avere fino a qualche anno fa, oggi le cose sono e stanno cambiando. Sono infatti stati definiti rigidi standard globali per l’impact investing in azioni pubbliche, soprattutto in materia di valutazione, misurazione e rendicontazione. La terminologia è diventata più chiara e precisa e gli indicatori d’impatto sono ora ben specificati. Tutto questo aiuta a misurare i risultati di impatto e le performance generate.

5- Non ci sono dati affidabili tramite cui misurare un impatto positivo

Anche in questo caso si stanno compiendo degli sforzi. Qualche esempio? L’applicazione di tecniche volte a valutare la performance sul fronte dell’impatto che vadano oltre la misurazione relativa rispetto alle performance dei concorrenti e che comprendendo se le attività e i risultati delle aziende contribuiscono a un cambiamento nel mondo reale. Ma anche le tecnologie informatiche stanno aiutando a misurare l’impatto potenziale, e promuovere una rendicontazione trasparente, che include anche verifiche da parte di terzi.

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