Si sente parlare dell’idrogeno come se rappresenterà il combustibile alternativo del futuro, ma è davvero così? Nonostante le sfide aperte riguardo il suo utilizzo come fonte di energia siano ancora molte, il suo sviluppo potrebbe portare a risultati molto positivi, non solo dal punto di vista economico, ma anche in ambito di sostenibilità. Proprio per questo, secondo gli esperti di Legal & General Investment Management, si tratta di un mercato da tenere d’occhio e che potrebbe portare grandi soddisfazioni anche nel breve termine.
Macchine e mezzi pesanti a idrogeno
Un esempio? Sicuramente questo è il caso dei veicoli elettrici con celle a combustibile a idrogeno: al momento hanno un’efficienza piuttosto limitata, intorno al 35%. La motivazione principale risiede nel processo di elettrolisi, ovvero il percorso per la produzione di idrogeno, basato sulla decomposizione dell’acqua nei suoi componenti di base, attraverso il passaggio della corrente elettrica. Proprio a causa di questo viene persa molta energia, che ne limita l’efficienza. E per questo le batterie elettriche al momento rimangono dominanti in questo ambito, con un’efficienza pari quasi all’80%. Tuttavia questo non dovrebbe preoccupare troppo: secondo John Daly, Senior solutions strategy manager di LGIM e Charlie Miller, Climate strategist di LGIM, vi è un settore in cui queste problematiche diventano quasi irrilevanti, ovvero quello dei grandi mezzi. “Nel caso di bus, camion, mobilità industriale e traffico marittimo, si ha a che fare con batterie molto grandi, con tempi di ricarica proibitivi, – fattore che rende impossibile l’utilizzo di batterie elettriche – l’idrogeno avrebbe la possibilità di essere sfruttato al meglio, diventando competitivo sia da un punto di vista ambientale, sia economico”.
A supporto di questo ultimo punto, un’analisi di BloombergNEF ha dimostrato come il prezzo dell’idrogeno (verde) potrebbe scendere sotto la soglia dei 2 dollari al chilo entro il 2030, rendendo economici i viaggi a lunga percorrenza per questi mezzi pesanti, al contrario del gas, soprattutto visto l’aumento stellare del suo prezzo nell’ultimo periodo.
Idrogeno come energia domestica
Un altro ambito al centro della discussione sull’implementazione dell’uso dell’idrogeno come combustibile alternativo è quello domestico. I due esperti di LGIM sottolineano come pensare di utilizzare unicamente energia originata dall’idrogeno nelle case sia un’idea ancora molto lontana e complessa: “sarebbe necessario costruire nuove infrastrutture per diminuire le perdite e migliorare i materiali, ma al momento investire in questo tipo di gasdotti è molto rischioso, perché le pompe di calore continuano a essere una alternativa più che credibile”. Ma nuovamente, questo non dovrebbe scoraggiare. Gli esperti di LGIM ricordano che per il momento è possibile creare un sistema misto, di co-combustione, che consiste nell’utilizzare insieme idrogeno verde e gas naturale. Questa struttura prevederebbe l’utilizzo di circa il 20% di idrogeno, per evitare possibili rischi e per non alterare la composizione del gas, e porterebbe a diminuire le emissioni del 6%.
Puntare dove altre fonti di energia non riescono
Il settore in cui l’uso di idrogeno potrebbe portare risultati più interessanti è il cosiddetto “hard-to-abate”, si tratta di quei casi in cui la transizione ecologica sembra lontanissima, o per mancanza di tecnologie adatte, o per costi proibitivi.
Il prezzo basso dell’idrogeno lo rende molto competitivo, e proprio per questo potrebbe sostituire il carbone da coke nel sistema siderurgico, nella produzione di calore ad alta temperatura, necessario per la produzione di cemento, fertilizzanti, alluminio e vetro.
L’agenzia energetica internazionale (IEA) prevede che, per ottenere risultati visibili e per raggiungere l’obiettivo di neutralità carbonica entro il 2050, siano necessari almeno 1,2mila miliardi di dollari in investimenti in idrogeno entro il 2030. “Per rendere l’idrogeno un’opzione credibile verso la decarbonizzazione sono necessari grandi miglioramenti tecnici, impossibili senza investimenti privati e supporto governativo. Nello specifico, – concludono Daly e Miller – è necessaria una chiara guida politica, che sia in grado di mobilizzare investimenti di capitale lungo tutta la catena di valore dell’idrogeno”.