Green bond: la sostenibilità che passa dai portafogli di investimento

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È ormai impossibile negare gli effetti del cambiamento climatico, che ormai sono davanti agli occhi di tutti, ma come essere sicuri di investire nella direzione del cambiamento? Ne parliamo con Michel Baud, che presenta una semplice metodologia da seguire per riconoscere i veri green bond

Chi non è spaventato dal cambiamento climatico, beh, è perché non lo ha ancora compreso appieno”, queste le parole di Bill McGuire, professore emerito di rischi geofisici e climatici dello University College di Londra nella sua recente intervista alla CNN. Stando ai dati diffusi nelle scorse settimane da Copernicus, a febbraio le temperature sono state eccezionalmente alte nell’aria, ma anche negli oceani, segnano il febbraio più caldo dall’inizio delle registrazioni e il nono mese consecutivo in un cui si è stabilito un primato per la temperatura globale. Insomma, il cambiamento climatico è ormai difficile da ignorare e, ancora di più, da rallentare, proprio per questo le proteste per il clima non si fermano, anzi diventano sempre più forti. Basti pensare che anche Greta Thunberg è tornata in campo, bloccando l’11 marzo, insieme ad altri attivisti l’ingresso del Parlamento della Svezia, per denunciare la mancanza di azione delle autorità sui temi del cambiamento climatico.

Ma come passare dalla teoria alla pratica? Come possono, anche gli investitori, fare la differenza? Ne parliamo insieme a Michel Baud, Senior Portfolio Manager di BNP Paribas Asset Management.

La sostenibilità è un tema sempre più caldo, sotto la lente di ingrandimento di tutti, dai governi, agli enti regolatori per arrivare agli investitori. BNPP AM ha sempre dato molta importanza al tema, qual è la vostra visione ad oggi?

Considerando che il cambiamento climatico è una delle maggiori sfide del nostro tempo, nel corso degli anni, i fattori di Esg hanno svolto un ruolo crescente nel processo decisionale in materia di investimenti.

A partire dai governi, solo l’Italia ha approvato un investimento di 27,4 miliardi di euro a supporto della transizione energetica verso fonti di energia pulita volte a facilitare l’indipendenza energetica.

Gli investitori riconoscono sempre più il loro ruolo attivo nell’affrontare le sfide globali, come il finanziamento di soluzioni relative alla transizione ecologica e a supporto della disuguaglianza sociale.

Gli enti regolatori sono sempre più focalizzati sulla trasparenza in materia di investimenti sostenibili. Dal momento che la nostra discussione si concentra sui green bond, menziono che l’Unione europea ha da poco concordato una nuova serie di regole note come European Green Bonds Standard (EUGBS). Il regolamento dovrebbe entrare in vigore verso la fine di quest’anno ed è una pietra miliare per gli investimenti sostenibili in quanto è il primo tentativo di regolamentare il mercato dei green bond con l’obiettivo è di fornire uno standard minimo per le future emissioni.

In BNP Paribas Asset Management, l’obiettivo resta quello di avere un impatto positivo nel mondo reale in termini di sostenibilità senza rinunciare a risultati finanziari attraenti. Sostenere la transizione verso un’economia più sostenibile è un obiettivo fondamentale all’interno della nostra strategia e nelle relazioni con i clienti e con le aziende in cui investiamo.

Integrare i fattori Esg nel nostro processo di investimento è stato un fattore chiave per la trasformazione sostenibile della nostra gamma di prodotti e ci ha consentito di avere più fondi classificati ai sensi dell’articolo 9 della SFDR, come il BNP Paribas Funds Euro Corporate Green Bond.

Il Fondo appena menzionato è prevalentemente investito in Corporate Green Bonds, ci può dire di più relativamente a questo mercato?

In primo luogo, queste obbligazioni sono utilizzate per finanziare progetti che contribuiscono alla transizione ecologica, sono quindi un veicolo essenziale per finanziare la transizione verso un’economia più sostenibile.

Negli ultimi anni, il mercato è cresciuto rapidamente, le emissioni di corporate green bond sono ammontate a 230 miliardi di dollari nel 2023, seguendo i 226 miliardi del 2022 e i 270 miliardi del 2021. Dato interessante è che, secondo Barclays Life, in Europa circa il 12% di tutte le nuove emissioni obbligazionarie è stato green.

Per quanto riguarda gli emittenti, ce ne sono stati sia di nuovi che altri che già godevano di una parte del proprio debito green. Questo per evidenziare che la crescita e la diversificazione del mercato osservano un trend costante.

BNP Paribas Asset Management investe in corporate green bond da ormai un decennio, ma solo nell’ ottobre 2022 abbiamo concordato che l’universo d’investimento, al netto delle restrizioni Esg interne, era sufficientemente diversificato da lanciare un fondo 100% corporate green bond. Per dare numeri concreti relativi alla diversificazione, il Fondo è attualmente composto da 250 obbligazioni emesse da più di 100 aziende operanti in molteplici settori.

Oltre al rendimento che a livello di indice non si discosta troppo da quello di un classico indice Euro Investment Grade, l’analisi sostenibile a livello di singolo green bond è fondamentale così BNPP AM ha sviluppato una metodologia d’analisi proprietaria, ce la può descrivere?

Riteniamo che il fatto che un’obbligazione sia classificata come verde all’emissione non sia sufficiente, infatti non tutti i green bond sono creati con le stesse caratteristiche, di conseguenza crediamo nella necessità di essere selettivi. La premessa principale è quella di identificare e investire esclusivamente in green bond autentici.

In particolare, riteniamo che, affinché un’obbligazione verde sia credibile, essa debba rispettare tre concetti:

  • Primo tra tutti il concetto di “Green-ness“, inteso come la valutazione dell’effettivo beneficio ambientale che l’uso dei proventi comporta;
  • Secondo, il concetto di «integrità», cioè la coerenza dei processi di gestione dei proventi, l’attenzione ad attenuare i potenziali rischi negativi associati ai progetti e, infine l’integrità nel misurare e comunicare l’evoluzione dei progetti. Internamente, per esempio, consideriamo di ‘scarsa integrità’ i green bond emessi da emittenti che non comunicano in modo trasparente durante la vita dell’obbligazione;
  • L’ultimo concetto è l’«ambizione» di un emittente di rendere la propria attività più sostenibile visto che, a nostro avviso, le società senza la sostenibilità tra i propri obiettivi strategici hanno scarsa credibilità nell’esecuzione dei progetti ambientali.

In concreto, attraverso l’analisi sia a livello di emittente che di emissione, prima e dopo l’emissione stessa, assegniamo un punteggio a ogni green bond e definiamo il nostro universo di investimento. Va da sé che la valutazione sulla sostenibilità, così come quella sui fondamentali di bilancio, è costantemente rivista.

Andiamo nel dettaglio, ha degli esempi pratici di progetti finanziati con l’emissione di green bonds?

I green bond sono strettamente allineati alla tassonomia Europea e ai suoi sei obiettivi ambientali: mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, uso sostenibile dell’acqua e delle risorse marine, economia circolare, controllo dell’inquinamento e tutela della biodiversità.

In termini di esempi concreti, il settore industriale può utilizzare il provento per finanziare progetti volti a ridurre l’uso di energia ed emissioni di anidride carbonica nei processi produttivi. Le banche possono emettere obbligazioni verdi per finanziare prestiti che contribuiscono alla mitigazione del clima attraverso edifici verdi o energie rinnovabili. Il settore utility è incentrato sullo sviluppo di soluzioni sostenibili per sostenere la crescente elettrificazione dell’economia globale attraverso un’energia più pulita.

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