Famiglie Private ai raggi X: su cosa vogliono investire

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Una ricerca del Centro Einaudi, presentata al Forum Aipb, ha mostrato i tratti distintivi del segmento più rilevante per il Private Banking

Le famiglie private italiane hanno un orizzonte di investimento più votato al lungo periodo rispetto alla media e una propensione al rischio maggiore; lo ha evidenziato una nuova ricerca del Centro Einaudi, presentata al XVII Forum del Private Banking Aipb

L’associazione prevede che gli asset in gestione nel private banking arriveranno a 1.021 miliardi di euro, con una crescita del 9,5% rispetto al 2020 e una netta revisione al rialzo alle stime (978 miliardi) effettuate a inizio anno.

Prudenza elevata, conoscenze limitate: stando alle periodiche indagini sull’istruzione finanziaria tricolore, sono sempre questi gli elementi caratteristici del risparmiatore italiano.

La fotografia generale, però, non riesce a mettere a fuoco gli orientamenti delle famiglie più abbienti: è vero, sono una minoranza della popolazione, ma la loro rilevanza in termini finanziari è di gran lunga più elevata di quella demografica. Le famiglie italiane che detengono un patrimonio superiore ai 500mila euro, infatti, detengono il 35,9% della ricchezza, pur essendo solo il 2,6% del totale.

Il Centro Einaudi ha scandagliato a fondo il rapporto che questa fetta della popolazione italiana ha con la ricchezza e gli investimenti, presentando in anteprima i risultati al XVII Forum del Private Banking organizzato da Aipb e svoltosi mercoledì 24 novembre. Si scopre così che gli investitori private italiani (osservati attraverso un campione di 723 famiglie, di cui 401 clienti di una banca private) sono nettamente più orientati ai rendimenti di lungo termine rispetto alla media generale (18% contro l’8%), pur condividendo l’assoluta priorità della protezione del capitale da perdite elevate.

“Il risparmiatore medio tende a ripetere scelte del passato e a non cambiare ciò che ha funzionato, non mette in discussione il suo portafoglio”, ha dichiarato il direttore del Centro Einaudi, Giuseppe Russo. “La clientela private, quando entra in contatto con il suo banker pone, invece, una varietà di domande”, ha proseguito Russo, “le prime tre: l’andamento portafoglio nel passato, gli scenari di mercato, perché vuole sapere quali sono tendenze in corso prima di parlare dei singoli strumenti; infine, vuole sapere cosa offre di nuovo il mercato”.

Ed è proprio il sondaggio sulla propensione ai diversi investimenti alternativi ad offrire uno degli spunti più interessanti della ricerca. In particolare, i green bond e i fondi etici raccolgono l’interesse del 46 e del 45% del campione private, con una domanda potenziale stimata fra il 25 e il 30% per queste due categorie di prodotti. Fra gli investimenti alternativi attualmente più diffusi emergono i metalli preziosi, che attirano l’interesse del 37% del campione, anche se la nuova domanda potenziale è ridotta al 5%, dal momento che risulta già significativa la percentuale di investitori che li ha già in portafoglio. Notevole anche l’interesse per le criptovalute, che è condiviso dal 17% degli intervistati, una quota più elevata rispetto a quella del private equity (16%), dell’investimento automatizzato(15%) o del direct lending (10%).

Come in parte prevedibile, il più elevato patrimonio della clientela private si accompagna a tutta una serie di altre caratteristiche distintive, che per l’industria del private banking è importante tenere a mente. Il 76% delle famiglie private dichiara una capacità di risparmio superiore al 5% del reddito disponibile contro il 42% delle altre famiglie; c’è una maggiore propensione ad investire la ricchezza finanziaria dell’85%, contro il 54% alla quale corrisponde una maggiore tolleranza ai rischi finanziari, dichiarata dal 36%, contro l’8% della media nazionale.

Solitamente la clientela private viene identificata solo attraverso il patrimonio più elevato di cui sono in possesso, ha commentato Paolo Federici, vicepresidente dell’Aipb, “questa ricerca ha dimostrato che la clientela private rappresenta un cluster di investitori, un’avanguardia chiaramente identificabile per background e comportamenti rispetto agli altri risparmiatori, che può avere un ruolo fondamentale nel mobilitare risorse verso la crescita della nostra economia”.

Inoltre, “si registra una crescente consapevolezza da parte della clientela” verso le tematiche Esg, “e questo tocca tutti noi come cittadini prima ancora che come investitori”. ha dichiarato Saverio Perissinotto, vicepresidente dell’Aipb e ad di Eurizon.

Grazie alla ripresa economica superiore alle aspettative, il Forum del Private Banking ha scelto la parola “rinascimento” per definire la fase attuale del Paese. Il risparmio del segmento private è da sempre considerato un elemento che potrebbe dare un contributo positivo sugli investimenti delle imprese e quindi all’economia reale. “Sapere quanto è cresciuto lo stock di ricchezza investibile non basta: dobbiamo anche conoscere gli orientamenti di chi lo possiede”, ha dichiarato Paolo Langé, presidente dell’Aipb, nel suo discorso introduttivo dei lavori, “servirà impegno a creare le condizioni perché il rinascimento non sia una fioritura di pochi mesi, ma una costante di lungo termine”.

L’associazione prevede che gli asset in gestione nel private banking arriveranno a 1.021 miliardi di euro entro fine anno, con una crescita del 9,5% rispetto al 2020 e una netta revisione al rialzo alle stime (978 miliardi) effettuate a inizio anno.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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