Che cosa fa più paura di una nuova pandemia, della crisi del debito e dei conflitti geopolitici? Secondo i recenti dati del Global Risk Report 2022 del World Economic Forum, si tratta della perdita di biodiversità. Questa rappresenta infatti il nuovo cambiamento climatico: se nel 2019 non rientrava neppure nella top five dei rischi globali più gravi, ora invece sta scalando le classifiche delle sfide che il nostro pianeta sta affrontando.
Scopri di più sull’impegno di Pictet AM per la biodiversità
Non è più una questione di quando agire, ma di come farlo. E il mondo dell’asset management ha, proprio per questo, iniziato a svolgere un ruolo attivo, sviluppando e lanciando sul mercato alcune strategie per proteggere l’ecosistema naturale.
Così, dal 2020 il patrimonio gestito in questo ambito è più che raddoppiato: partendo da soli 525 milioni di dollari è ora arrivato a toccare gli 1,3 miliardi. E, secondo la Food and Land coalition, si tratta di un comparto che potrebbe raggiungere un valore di 4,5mila miliardi di dollari entro il 2030. Non solo nuovi prodotti, tuttavia, ma anche impegno a livello aziendale: oggi sono più di 100 le istituzioni finanziarie che si impegnano a proteggere e ripristinare la biodiversità attraverso la loro attività e investimenti.
Ma come mai la biodiversità è diventato un tema sempre più importante? “La prosperità umana è cresciuta più negli ultimi 30 anni che in tutti i secoli passati messi assieme” spiega Laurent Ramsey, Managing partner di Pictet Asset Manager. “Tuttavia, questo progresso ha avuto un costo elevato: mentre gli esseri umani prosperavano, la natura ha continuato a soffrire”. Il rapporto tra uomo e natura è, al momento, insostenibile. È quindi necessario sviluppare una comprensione più approfondita dell’impatto che la perdita di biodiversità ha sul benessere umano e sulla crescita economica.
Un impegno, quello nei confronti della biodiversità, che Pictet AM ha preso diventando partner fondatore di un nuovo programma di ricerca globale, “Finance to revive biodiversity”, supervisionato dallo Stockholm Resilience Centre dell’Università di Stoccolma. Il fine è quello di “trasformare le pratiche attuali (che premiano la crescita a scapito della biodiversità) in nuovi modelli, in grado di analizzare e attribuire un valore economico alle caratteristiche di un’azienda, in relazione con la natura” spiega Ramsey.
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