Investire nel clima, 5 lezioni dal passato per un futuro più green

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I primi 15 anni di finanza sostenibile hanno portato con sé esperienza, ma la strada per un futuro più green è ancora da perfezionare. Ecco 5 considerazioni sul tema dagli esperti di Goldman Sachs Asset Management

Più sofisticata in termini di idee e approcci, con parametri adatti allo scopo e maggiori strumenti di implementazione a disposizione. Sono queste, secondo gli esperti di Goldman Sachs Asset Management, alcune caratteristiche della versione 2.0 degli investimenti legati al clima, le cui soluzioni si sono sviluppate e affinate a tal punto da non avere più solo la necessità di essere comprese, ma di essere debitamente implementate. L’esperienza accumulata nei primi 15 anni di finanza sostenibile non deve tuttavia essere dimenticata, anzi: alcuni degli errori che gli investitori hanno sinora compiuto possono contribuire a dare il “la” a una nuova era. In un recente articolo, John Goldstein, Global head of sustainability and impact solutions, Client solutions group e Letitia Webster, Global head of sustainability for private investing, hanno condiviso le loro opinioni su questo mercato in rapida evoluzione con un particolare focus sul perché i mercati private possono rappresentare un alleato nella transizione a un’economia sempre più green. Dalle riflessioni  degli esperti emergono 5 considerazioni chiave.

Investire nel clima, 5 lezioni dal passato per un futuro più green

1. Trovare un approccio poliedrico all’analisi dei dati societari

“I diversi approcci ai dati all’inizio [nell’ambito degli investimenti climatici] riguardavano principalmente la classificazione, il che equivaleva praticamente a un’esternalizzazione dell’analisi”, puntualizza Goldstein. Non avendo a disposizione dati in tempo reale o la capacità di produrre simulazioni prospettiche di crescita futura, le società di rating hanno basato le proprie analisi su dati retrospettivi, dimenticandosi chegran parte del valore di una società risiede nelle sue prospettive di crescita”. Per ovviare a tale problema, “abbiamo lavorato duramente per sviluppare modi poliedrici di esaminare i dati riferiti al passato, al presente e al futuro, che consentano di acquisire informazioni più complete per i clienti e di prendere decisioni d’investimento migliori”. 

2. Non perdere di vista l’economia reale 

“All’inizio, le strategie di investimento climatico tendevano a essere per lo più monodimensionali. C’erano obiettivi prestabiliti, dati e parametri, ma molte di queste puntavano a ottenere un’etichetta, che fosse ‘green’ o ‘Esg’, senza essere necessariamente allineate con l’idea di avere un impatto reale e un portafoglio ben bilanciato” spiega Goldstein. Preferendo questo tipo di soluzioni, gli investitori hanno orientato i propri portafogli verso i settori a minore intensità di carbonio perché considerati più favorevoli per l’ambiente. Tale comportamento ha tuttavia dato origine a due conseguenze (più o meno consapevoli): l’aver sottopesato l’economia reale e l’aver sovraesposto i propri investimenti al comparto growth. Da un lato, allontanandosi dai settori dalle emissioni più elevate e più difficilmente riducibili, gli investitori hanno tralasciato le società ‘grigie’ concentrandosi solo su quelle ‘verdi’, dimenticandosi che “se si vuole decarbonizzare l’economia reale, è lì che deve affluire il capitale”. Dall’altro, pensando di orientarsi verso soluzioni favorevoli al clima, gli investitori hanno sovraesposto i propri portafogli ai titoli growth, salvo accorgersi dopo tempo che questo approccio “potrebbe non avere molto senso dal punto di vista finanziario, perché fare scommesse inconsapevolmente a livello di stile e di settore non è generalmente una buona pratica”. Nel futuro, quindi, gli investitori dovranno essere consapevoli che spesso le opportunità interessanti risiedono anche nelle aziende industriali di vecchia concezione in settori ad alta intensità di capitale, e che è nella transizione da ‘grigio’ a ‘verde’ che si potrebbe sbloccare il vero potenziale

3. Rispettare le regole di costruzione del portafoglio e di gestione del rischio

Collegandosi al punto precedente, Goldstein ricorda che “il clima come tema d’investimento non significa che le regole di costruzione del portafoglio e di gestione del rischio vengano messe da parte; anzi, probabilmente diventano più importanti che mai”. Gli investitori non dovrebbero quindi dimenticarsi che anche nell’ambito degli investimenti legati al clima è buona prassi mantenere un’esposizione in generale tra mercati e settori, adottando un approccio multi-asset e scegliendo gli strumenti più adeguati a ottenere i risultati desiderati.

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4. Ricordarsi che le opportunità sono presenti laddove c’è impegno

Negli ultimi anni, gli investitori alla ricerca di opportunità di diversificazione del portafoglio si sono orientati sempre più ai mercati privati, composti in larga misura da aziende che forniscono i propri servizi e/o prodotti alle grandi società. Queste ultime, tuttavia, stanno aumentando e inasprendo le proprie politiche di trasparenza e tracciabilità climatica anche nei confronti dei fornitori. Per continuare a rientrare tra gli stakeholder dei principali attori sul mercato, le aziende private dovranno quindi considerare i propri obiettivi climatici, sottoporre i dati, valutare l’impatto necessario per supportare gli obiettivi di sostenibilità aziendali e rivedere gli standard di reportistica. I gestori patrimoniali esposti ai mercati privati avranno un ruolo chiave in questo contesto, incoraggiando anche le società meno all’avanguardia a sviluppare le loro ambizioni climatiche. “Il nostro ruolo nei mercati privati è supportare le aziende dotate di strumenti, risorse e competenze in modo che possano migliorare le loro pratiche sostenibili per soddisfare queste opportunità di mercato” precisa invece Webster. Così facendo, si andrebbe a innescare un effetto cascata: se i consumatori maggiormente orientati ai valori di sostenibilità iniziassero a preferire tali aziende, queste potrebbero vedere aumentare la domanda di loro prodotti e/o servizi, con una potenziale crescita delle valutazioni che favorirebbe gli investitori in fase di chiusura della posizione. Da non tralasciare poi i vantaggi competitivi derivanti dal saper reclutare e fidelizzare i migliori talenti all’interno della propria forza lavoro, considerato che le generazioni più giovani dimostrano di preferire le aziende più orientare alla sostenibilità, che fanno parte della ‘soluzione’ e non del ‘problema’. 

5. Assicurarsi che le aziende si impegnino davvero

Come supportare le aziende che manifestano volontà di impegno a favore della transizione climatica, specie nei mercati privati? Non basta più selezionare le aziende apparentemente più virtuose, ma assicurarsi che il cambiamento avvenga davvero. Questo è possibile attraverso l’engagement, ovvero il dialogo attivo tra gestori e team manageriale, che per Webster si instaura già in fase di valutazione antecedente all’eventuale investimento. Si inizia con la dovuta due diligence volta a conoscere le differenti sfide ambientali e climatiche all’interno di un settore specifico e le nuove tecnologie a sostegno della transizione, oltre che l’impatto di eventuali rischi fisici o di transizione causati dal cambiamento climatico. “Durante il periodo di detenzione, puntiamo a collaborare con le aziende per lavorare sul loro modello di business, sulle loro operazioni e sui loro prodotti, per supportarle nella creazione e nella crescita di un’attività sostenibile e resiliente che gestisca le risorse ambientali e di capitale umano in modo responsabile. Ove applicabile, dedichiamo molto tempo a comprendere i vantaggi funzionali, la differenziazione del mercato del prodotto e l’impatto che avrà nel sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio”.

In conclusione

“La volatilità del mercato degli ultimi anni, che ha colpito molte strategie d’investimento green che in precedenza avevano avuto successo, ha ribadito che la transizione sarà un processo complesso e a lungo termine. Riteniamo che il successo in questo mercato in fase di maturazione richiederà un approccio che esamini le varie asset class per trovare investimenti promettenti in linea con i principali obiettivi di portafoglio degli investitori, dalla gestione del rischio all’individuazione delle opportunità” concludono gli esperti.

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