Bond e azioni nel portafoglio 2024, ma senza Btp. Ecco perché

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Il nuovo anno vedrà ancora una grande incertezza accompagnata però da opportunità, soprattutto nel reddito fisso. Ecco cosa indica l’outlook per il 2024 di T. Rowe Price

Il 2024 sarà ancora un anno di forte incertezza, nel quale permarranno le incognite relative all’andamento dell’inflazione nei paesi sviluppati, al manifestarsi della recessione e all’evolversi delle tensioni geopolitiche in diverse aree del mondo. Il tutto, arricchito dal grande punto di domanda relativo alle presidenziali statunitensi del prossimo novembre. Sono queste le proiezioni contenute nel Market Outlook 2024 di T. Rowe Price. Con Yoram Lustig, Head of Multi-Asset Solutions EMEA & Latam della casa di gestione di Baltimora, analizziamo i trend e le idee di investimento più interessanti per il prossimo anno.

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Recessione USA, ancora incerte le dinamiche

Mentre l’Europa probabilmente è già in una fase recessiva o si accinge a entrarvi, secondo Lustig occorre maggiore cautela nell’analizzare le previsioni relative all’andamento venturo dell’economia statunitense, dal momento che le possibilità di “hard”, “soft” o addirittura di un “no landing”, sono ancora tutte sul tavolo. Al di là dell’Atlantico, infatti, l’economia continua a mostrarsi resiliente, come evidenziato dal basso tasso di disoccupazione (3,9% a ottobre) e dalla crescita del PIL (+5,2% annualizzato nel terzo trimestre). La stretta correlazione tra disoccupazione e recessione rende quindi cruciale tenere gli occhi puntati del mercato del lavoro per rilevare eventuali segnali di rallentamento economico negli Stati Uniti. Le presidenziali del 2024, in aggiunta, rappresentano un’altra fonte di incertezza non solo a Washington, ma per l’intero scenario statunitense. “Le elezioni potrebbero mettere sotto pressione alcuni esponenti della Federal Reserve affinché provino ad evitare una recessione nell’anno delle elezioni – osserva Lustig – dal momento che gli Usa sono già alle prese con il downgrade del debito e con un deficit in forte crescita”.

Inflazione, non è ancora il momento di abbassare la guardia

Anche l’andamento dell’inflazione continuerà ad essere un osservato speciale secondo T.Rowe Price, che ne conferma il potenziale di rischio per il 2024. Mentre negli Usa tanto l’inflazione headline che quella core sono calate in maniera apprezzabile, in Europa la discesa dei prezzi è stata più lenta e meno incisiva, soprattutto per via della componente dei servizi. “Per questi motivi teniamo sott’occhio i prezzi del petrolio che continuano a influenzare l’indice del prezzo al consumo direttamente e indirettamente, perché rientrano nei costi di produzione e di viaggio, per esempio” aggiunge Lustig. “I prezzi dell’energia, più in generale, potrebbero risalire nel caso di un inverno particolarmente freddo o dell’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente”.

Il difficile compito delle banche centrali

In un tale contesto, l’atteso primo taglio dei tassi da parte delle banche centrali potrebbe non giungere così presto come invece i mercati si attendono. “Le banche centrali – osserva infatti Lustig – hanno una credibilità da difendere e non possono correre il rischio di dichiarare vinta la battaglia contro l’inflazione e ridurre i tassi di interesse troppo presto”. Un mancato taglio e un clima di tassi più elevati più a lungo sarebbero di detrimento per l’economia e il passaggio dal quantitative easing al quantitative tightening potrebbe ulteriormente complicare lo scenario.
T. Rowe Price ritiene che la Federal Reserve interverrà prima della Bce sui tassi anche in virtù della discesa più rapida dell’inflazione negli USA, con un possibile impatto sul dollaro, che la società sottopesa e al quale tende a preferire lo yen.

Occhi puntati sul fixed income

Per il 2024, parallelamente alla riduzione del sovrappeso in liquidità, T. Rowe Price assume una posizione neutrale sulle principali asset class, riflettendo l’alta incertezza del contesto attuale. Secondo le analisi dell’asset manager di Baltimora, l‘azionario soffrirà nel breve periodo la concorrenza del reddito fisso, in particolare dai titoli governativi come i Btp italiani, attualmente a sconto e con un rendimento medio del 4-4,5%. Tuttavia, l’evoluzione delle valutazioni potrebbe determinare un momento favorevole per aumentare l’esposizione alle borse.
Attualmente, secondo T. Rowe Price è quindi l’ora di dare spazio al reddito fisso e, in particolare, ai bond governativi, senza però tralasciare il ruolo importante che può giocare l’abbinamento bond-equity nel portafoglio. Non va sottovalutato che nei momenti di stress non tutti i bond danno uguale copertura. “Ad esempio – spiega Lustig – il Btp italiano, non è l’ideale per diversificare il rischio azionario perché i governativi italiani soffrono come le borse quando c’è un momento di mercato risk-off. Altri mercati governativi, come quelli di Stati Uniti e Germania, possono avere una correlazione negativa con le Borse in momenti di stress, quando la diversificazione è più importante”.

Azionario, guardare a USA e Giappone

Per quanto riguarda la diversificazione geografica, secondo le analisi della casa di gestione di Baltimora le borse europee si presentano meno interessanti, a causa della potenziale recessione e della sfida che la Bce si troverà dinnanzi nell’individuare una politica dei tassi univoca per gli stati di un Eurozona dalle economie tra loro molto eterogenee. Inoltre, le valutazioni poco attraenti rendono le piazze europee meno competitive rispetto a quelle di altri mercati, in primis quello statunitense e quello giapponese.
Per questo motivo, gli analisti dell’asset manager statunitense suggeriscono di non trascurare le opportunità di investimento internazionale, specialmente nel paese del Sol Levante, dove è atteso un cambiamento nella politica monetaria che potrebbe favorire lo yen senza impattare negativamente sulla piazza di Tokyo. Per quanto riguarda gli Usa, T. Rowe Price ritiene che il segmento delle small cap presenti condizioni favorevoli, con valutazioni particolarmente attraenti dopo un anno passato in sordina. Ma c’è spazio anche per i titoli growth a grande capitalizzazione, che risultano più promettenti rispetto alle controparti value. Sulla Cina, l’azienda mantiene una posizione neutrale, alla luce della crescita post-pandemia deludente e della persistenza di problemi nel settore immobiliare.

L’ora dell’High Yield

Cambio di spartito per quanto riguarda l’obbligazionario high yield. Nel comparto del reddito fisso, infatti, il Vecchio continente ritorna ad essere protagonista, con sovrappesi su emissioni societarie investment grade e un’attenzione speciale all’high yield globale, senza dimenticare i titoli di stato dei paesi emergenti, sia in valuta forte che locale. “Se, come ci aspettiamo, non finiremo in una recessione profonda, i tassi di default non dovrebbero salire in maniera significativa e quindi l’high yield è una asset class molto interessante che offre rendimenti elevati con un rischio inferiore rispetto a quello dei mercati azionari”, conclude Lustig.

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